Il ricordo del professionista
che non chinava il capo
Società | 28 settembre 2024
“Sono Angelo Meli, disturbo?“. Esordiva sempre così, con garbo e cortesia d’antan. Angelo Meli, giornalista impareggiabile, è uscito di scena già da un anno. A rendergli omaggio è la città di Racalmuto, luogo simbolico e fondante per la sua formazione. Un tributo che vede protagonisti il Centro studi “Pio La Torre”, l’associazione “Casa Sciascia” e il Comune di Racalmuto.
Angelo Meli è stato un autentico intellettuale sciasciano. “È bravo ma è troppo rigido“. Era questa la frase mormorata dietro le quinte. La sua competenza era riconosciuta da tutti. Era quella congiunzione avversativa che non andava giù a molti. Quel “ma” si trasformò, qualche volta, in un ostacolo professionale. Angelo Meli è stato un vero maestro di giornalismo. Lo testimoniano i tanti ragazzi e ragazze che devono a lui l’esordio nel mondo della professione.
Dopo la sua scomparsa tutti hanno sottolineato il suo valore, senza avversative. Era privo di diplomazie linguistiche, non operava sconti a nessuno. È stato, per tutta la vita, un intellettuale gramscianamente non indifferente. Non esercitava diplomazie linguistiche, non operava concessioni, non salvaguardava potentati, non blandiva accademie.
I suoi interventi potevano irritare, non essere condivisi, ma erano sempre onesti, coraggiosi, puntuali. Come ogni intellettuale contro, ha pagato questo continuo dettato esplicito, ha scontato duramente la sua perenne sottrazione, la disobbedienza. Ma non ha mai abbassato la testa. Questa congiunzione avversativa, questa volta, gli rende onore. Non ha mai chinato il capo, mai. Come amava ripetere il giornalista Antonio Ortoleva: “Siamo stati tutti Angelo Meli. Ma solo lui lo è stato fino in fondo”.
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