Rubrica
La crisi e i buchi della sanità in Sicilia
L'altra faccia della stretta finanziaria e dell'azione di risanamento economico che ha riportato un numero sempre più grande di aziende sanitarie con i conti in pareggio o comunque con un deficit non superiore al 5%, è rappresentata da una diminuzione della offerta di sanità, da un aggravio del sistema dei tickets che pesa fino a 900 euro l'anno sui bilanci delle famiglie, da una crescente differenziazione della qualità dei servizi, che ha condotto alla constatazione che le condizioni di salute nel Mezzogiorno sono mediamente peggiori che nel resto del paeseL’aeroporto Pio la Torre a Comiso per la pace e lo sviluppo

Anche la mafia si allontana dalla politica
In Sicilia ha vinto il popolo dell'astensione. Il voto clientelare certamente è stato mobilitato. Ma ha riguardato, a quanto pare, gruppi sempre più ridotti di elettori. I governanti locali vengono ritenuti sempre più inaffidabili quali garanti degli scambi che stanno alla base di tale tipo di consenso. Pure agli occhi dei boss il ceto politico appare spesso scarsamente credibile come interlocutore capace di mantenere le promesse che eventualmente fa.Antonio La Spina
La crisi della politica genera mostri europei
Nei ventotto paesi aderenti si è fortemente incrinato il rapporto tra gli elettorati e le istituzioni dell'Unione viste come lontane, ostili per la pervicace riproposizione delle politiche di austerità, non democraticamente legittimate. Segnali di nuova intesa arrivano dall’Italia e dalla Sicilia ma non si può più sbagliareFranco Garufi
Antimafia retorica e antimafia dei fatti
Sulla gestione dei beni confiscati ai clan si gioca la credibilità dello Stato e della sua volontà quotidiana di dimostrare che non solo esso è più forte di ogni potere occulto, ma anche più efficiente. La velocità di destinazione dei beni confiscati al riuso sociale è il termometro di questa volontà.Vito Lo Monaco
L’Europa rilanci gli investimenti per il lavoro
Va affrontato il dramma della disoccupazione, lasciandosi finalmente alle spalle le politiche di austerità. Per raggiungere tali obiettivi, essenziali per evitare che il continente riprecipiti in un passato fatto di contrapposizioni tra gli stati nazionali, abbiamo bisogno non di meno Europa e tanto meno di uscire dall'euro, ma di istituzioni europee più vicine ai cittadini, capaci di dare risposte alle angosce ed alle domande di senso che attraversano tutti e ciascuno i 28 paesi che compongono l'UnioneI ritardi italiani nella lotta alla mafia
Prima di iniziare a presiedere il semestre europeo, il governo recepisca le decisioni quadro del 2003 sull'esecuzione nell’Ue dei provvedimenti di blocco dei beni o di sequestro probatorio emessi da un’autorità di uno Stato membro e del 2006 sul principio del reciproco riconoscimento della confisca dei beni mafiosiSequestro, confisca e gestione dei patrimoni mafiosi, i nodi irrisolti
Con due lettere di accompagnamento dello scorso 10 aprile, indirizzate al presidente del Senato della Repubblica Pietro Grasso e alla presidente della Camera dei Deputati Laura Boldrini, Rosy Bindi, presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta sul fenomeno mafioso, ha inviato al Parlamento la sua prima relazione “sulle prospettive di riforma del sistema di gestione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata”, approvata il giorno prima dai 25 deputati e 25 che compongono la stessa Commissione Antimafia.Gemma Contin
ASud'Europa diventa cooperativa editoriale
La cooperativa, emanazione del Centro studi, sarà legata alle sue iniziative e battaglie, ispirate da sempre a uno spirito laico democratico, non partitico, ma di sinistraIl potere dei giovani contro la mafia

Vito Lo Monaco
Il codice penale dei “galantuomini”
Le vicende giudiziarie di Silvio Berlusconi consentono l’ipotesi che nel nostro sistema penale coesistano due distinti codici. Uno per i "galantuomini" (cioè le persone che appaiono, in base al censo o alla collocazione politico-sociale, per bene a prescindere...);- l’altro per cittadini “comuni”Gian Carlo Caselli
Pio La Torre e l’antimafia dei fatti
Il 30 aprile sono 32 anni dal giorno in cui furono assassinati il leader comunista e Rosario Di Salvo. Uccisi dalle cosche per la concretezza della loro azione antimafiosa. Pio e Rosario, come tutti i martiri, non fecero carriera con l’antimafia, hanno perso la vita per tenere fede al loro impegno sociale e politico.