Le trappole del web che i giovani devono evitare
Di Trocchio Benedetta Gemma
IV A BA
Martedì 21 febbraio 2023 presso la sede del Centro Studi Pio La Torre a Palermo, si è tenuta la conferenza del Progetto Educativo Antimafia promosso dal Centro Pio La Torre. Argomento centrale della conferenza è stato il cybercrime e le nuove frontiere della criminalità organizzata, aventi come relatori Antonio Balsamo, presidente del Tribunale di Palermo e Vittoria Pellerito, componente del comitato scientifico Centro Studi Pio La Torre. Da quando c’è stato l'avvento di Internet, all'incirca negli anni 90, ci si è resi conto di quanto le nuove tecnologie potessero rappresentare una nuova opportunità di profitto per la criminalità organizzata.
Le moderne tecnologie hanno infatti assunto una notevole importanza nella vita quotidiana della maggior parte degli individui, caratterizzando l’attuale società in tutti suoi aspetti. Ciò ha di conseguenza comportato un esponenziale aumento dei reati connessi all’uso di dispositivi informatici e anche le organizzazioni criminali, sempre pronte a sfruttare le occasioni di guadagno e gli strumenti utili all’agevolazione dei loro traffici illeciti, hanno adoperato le nuove tecnologie per modernizzare le modalità di esecuzione delle loro attività. La criminalità organizzata tradizionale sfrutta i servizi online per ottenere enormi somme di denaro provenienti da attività illecite, stando all’estrema facilità con cui è possibile movimentare questi capitali, anche in maniera totalmente anonima che ne garantiscono la sicurezza. Il fenomeno della globalizzazione ha implicato che ogni singolo individuo veda affiancata alla propria identità personale, un’identità “digitale”, ossia l’insieme di informazioni di carattere personale, professionale e finanziario contenute nella rete internet. L’internet e il cyberspazio rappresentano un settore molto redditizio e poco rischioso per far denaro, che in determinate circostanze può far girare più denaro del traffico di cocaina, eroina e marijuana. In questo modo, le mafie si stanno evolvendo, hanno sviluppato le proprie competenze e, cominciano a operare e a far transitare soldi attraverso i soli sistemi informatici, il più delle volte per rubare specifiche informazioni o progetti, in altri casi per distruggere o danneggiare sistemi informatici altrui. La possibilità di agire con un minore rischio di identificazione, in un brevissimo lasso temporale con una pluralità di soggetti e/o beni giuridici siti anche in luoghi distanti tra loro, ha offerto l’opportunità ai criminali di aumentare il compimento di attività illecite. La rivoluzione delle tecnologie della comunicazione nelle società moderne, se da un lato ha contribuito a migliorare le prestazioni dei sistemi economici e civili, dall’altro ha esposto fonti di guadagno alla criminalità relativamente nuova. Considerando che il cybercrime si è ramificato e il web contiene oramai tantissime informazioni e dati sensibili riguardanti la vita, le abitudini e le preferenze di ciascuno di noi, In particolare, è necessario far comprendere a tutti i cittadini quali sono i pericoli insiti all’utilizzo della moderna tecnologia informatica e, soprattutto che, anche quando pensano di poter utilizzare il web a fini distorti o illeciti rischiano di divenire vittima di gravi reati, collegati anche ad organizzazioni criminali caratterizzate da particolare pericolosità.
Kinza Iman Samad classe V B Lsa
Nella conferenza del progetto antimafia di Pio La Torre tenutasi il 21 febbraio 2023 si è discusso del cybercrime e delle varie iniziative dell’ONU per combattere il crimine informatico. Il cybercrime è un tema nato in seguito alla diffusione degli hacker, persone con grande competenza in ambito informatico e capaci di violare e rubare i dati personali di un utente, ma se ne parla poco, eccetto per rari casi. Esso si è sviluppato a partire dagli anni ‘90 quando vi è stata la diffusione della rete internet e uno dei crimini informatici maggiormente noti è il cyberbullismo, fenomeno nel quale si diffondono contenuti privati con lo scopo di offendere l’altra persona, causando enormi problemi psicologici e fisici alla vittima. Un altro esempio è il traffico di esseri umani che principalmente nasce dalla volontà di un gruppo di persone che, pur di abbandonare il proprio paese, farebbe di tutto e decide di affidarsi a vie illegali. Molte volte però le persone a cui si rivolgono sono dei criminali che ne approfittano per guadagnarci; quindi, vendono esseri umani o richiedono riscatti alle famiglie e ciò accade con l’uso di internet. Questo crimine può collegarsi anche alla pedopornografia che si divide in grooming e chat room. Nel primo caso si tratta di un adescamento online che avviene con un adulto che finge di essere un adolescente e contatta la persona che gli interessa e gli chiede di incontrarsi per poi rapirla, venderla o stuprarla; nel secondo caso vi sono queste chat room nella quale si condividono foto o video di bambini. Il cybercrime è usato anche dalla mafia e da altre organizzazioni criminali per il traffico di droga, di esseri umani o reclutamento di terroristi. Ogni organizzazione criminale ha un hacker a disposizione per poter effettuare crimini informatici, frodi bancarie, nascondere transazioni di alte cifre e persino per rubare informazioni allo Stato, ai suoi esponenti e alle sedi di polizia locale e federale. Internet è sicuramente un ottimo aiuto nella crescita economica e delle interazioni sociali, ma la navigazione in rete non è anonima poiché ogni dispositivo o sito web che si usa o si visita ha un indirizzo IP rintracciabile. Nonostante tutti i provvedimenti che sono stati messi in atto, il crimine continua ad esistere poiché esso dipende dal comportamento e dal volere dell’uomo. L’uomo è artefice del proprio destino e si adegua alle situazioni e ai luoghi in cui si trova spesso assumendo una maschera o semplicemente un comportamento diverso, anche per questo il crimine non si può facilmente fermare. Finché l’uomo stesso non deciderà di smettere di ferire le persone o di farsi aiutare dai malavitosi, nulla cambierà. Si dovrebbe porre fine alla corruzione, ai ricatti e si dovrebbero fermare i crimini prima che avvengano, bisogna avere il coraggio di parlare, denunciare soprattutto noi giovani possiamo fare molto studiando il fenomeno mafioso e combattendolo tutti uniti.
Daniele Di Ciollo III B Lsa
Nella videoconferenza tenutasi martedì 21 febbraio 2023, il Centro Studi ha deciso di trattare un argomento su cui ancora ci sono parecchi interrogativi, quello del cybercrime e di come la società mafiosa si stia spostando sulle nuove frontiere del digitale. I relatori che sono intervenuti e hanno affrontato ampiamente l’argomento sono stati Antonio Balsamo ( presidente del Tribunale di Palermo) e Vittoria Pellerito (componente del comitato scientifico del Centro Studi). A moderare la videoconferenza è stata Loredana Introini. Il primo a prendere la parola è stato il dottor Balsamo, che ha descritto il fenomeno e ha riflettuto sul fatto che quello che comunemente intendevamo come cybercrime ha cambiato purtroppo definizione. Se all’inizio si pensava al cybercrime come solo e soltanto un’attività degli hacker, che si appropriavano di dati personali e immettevano dei virus in determinati programmi, ora dobbiamo intendere il cybercrime come una nuova frontiera su cui agiscono organizzazioni criminali per compiere reati che prima avvenivano in maniera diversa, come purtroppo la tratta di esseri umani ma anche il traffico di sostanze stupefacenti. La comunicazione tra il venditore e l’acquirente avviene soprattutto tramite mezzi informatici, mezzi utilizzati anche per reclutamento delle persone che purtroppo poi diventano terroristi. Il dottor Balsamo poi, ha riflettuto sul fenomeno del cyberbullismo e di come è molto presente nella nostra società. Purtroppo molti ragazzi sono vittime di questo fenomeno e non riescono ad uscirne, commettendo atti di autolesionismo terribili. L’unica arma che abbiamo è quella di internet dove ogni cosa è tracciabile, grazie alla rete sta nascendo una nuova convenzione ONU alla quale sta partecipando la dottoressa Pellerito. Infine, prima di passare la parola alla dottoressa, il presidente Balsamo ha dato dei consigli a noi giovani e soprattutto ha invitato a denunciare chi compie atti di cyberbullismo, per ottenere nel nostro piccolo un cambiamento. La parola è poi stata presa dalla dottoressa Pellerito, che ha parlato del suo impegno nella convenzione dell’ONU e delle azioni che sta facendo l’organizzazione per arrivare ad una normativa definitiva per il cybercrime, molto complicata perché come sappiamo le tecnologie si evolvono giorno dopo giorno e disciplinare questo fenomeno può essere possibile ma non farlo in maniera completa per la continua evoluzione di internet. Dopo la convenzione di Budapest del 2001, l’UE si è attivata fortemente riguardo il fenomeno ed ha appunto attivato un processo di difesa, cosa che ora sta interessando l’ONU che ha creato un vero e proprio comitato per rafforzare il contrasto alle nuove attività illecite su internet. Per fare questo però, bisogna portare tutti gli stati membri allo stesso livello, così da essere in grado di fronteggiare un attacco informatico sia per prevenirlo e per mitigarne gli effetti. La dottoressa Pellerito ha poi parlato di un canale molto usato per il commercio illecito, che può essere di armi e soprattutto di sostanze stupefacenti, cioè il Dark web, la parte più oscura di internet. Bisogna però precisare che il Dark web non è illegale, ma le attività commesse su di esso lo sono. La mafia sembra molto più silente rispetto alla fase stragista, perché si è appunto spostata sul cyberspace, ma questo suo spostamento non bisogna pensarlo come un indebolimento ma come in vero e proprio rafforzamento. Terminato l’intervento della dottoressa, la moderatrice Introini prima di salutare le scuole collegate, ha posto le domande alla Pellerito e poi ha invitato alle vittime di cyberbullismo di denunciare gli abusi alle polizia postale. Io per fortuna non sono a conoscenza di persone che subiscono abusi online, ma tramite questa videoconferenza ho capito a cosa possono portare e purtroppo le conseguenze sono veramente distruttive. Infatti, purtroppo i continui abusi vanno pian piano ad annullare chi li subisce e portano ad atti estremi di autolesionismo che vanno a sfociare nel suicidio. Tutto questo si può evitare. Si, si può evitare trovando il coraggio e denunciando chi, dietro ad uno schermo, si sente forte.
Lorenzo Ferraro III B Lsa
Il 21 febbraio 2023 si è tenuta una videoconferenza del centro studi Pio La Torre dove si è discusso un tema a mio parere molto importante e vicino anche a noi giovani: il cybercrime. A parlarne sono stati Antonio Balsamo, il presidente del Tribunale di Palermo, e Vittoria Pellerito, un componente del comitato scientifico del Centro Studi Pio La Torre. In primo luogo abbiamo discusso di come la tecnologia oggi abbia concesso alla criminalità organizzata nuovi modi di espandersi oltre ai metodi tradizionali. Infatti la comunicazione ai giorni d’oggi avviene sempre più spesso utilizzando strumenti informatici e questo vale non solo per noi, ma anche per le associazioni mafiose che negli ultimi anni si sono proprio evolute sotto questo aspetto. Infatti, il reclutamento da parte di attività criminali oggi avviene quasi esclusivamente sul piano informatico; ma non solo questo, anche diversi traffici illegali oggi avvengono in rete, come ad esempio traffici di sostanze stupefacenti oppure traffici di armi o addirittura di esseri umani. Inoltre bisogna anche specificare che il cybercrime non è un reato come tutti gli altri. Infatti l’assenza di confini geografici fa sì che questo reato lo si possa commettere ovunque. Oggi per contrastare il cybercrime c’è bisogno di un impegno internazionale, che riesca a contrastare la globalizzazione delle attività criminali ed è proprio l’ONU che si sta impegnando per combattere queste organizzazioni. L’Italia poi potrebbe, come già successo con la legge “Rognoni-La Torre”, diventare un importante tassello per cercare di combattere la criminalità organizzata anche in rete e, di conseguenza, anche una fonte di ispirazione per gli altri paesi.
Il tema di questa conferenza è stato quello che forse più mi ha colpito, perché si è visto come uno strumento così essenziale ai giorni nostri, come appunto è il web, se utilizzato per scopi illegali può creare molti problemi. Infatti contrastare il cybercrime è ancora molto complicato, nonostante l’ONU si impegni giornalmente per trovare una soluzione a questo problema.
STEFANO BRIZZI III B LSA
Al giorno d'oggi l'informatica è una parte fondamentale delle nostre vite: capace di modificare le nostre abitudini, facilitarci il lavoro, condizionare le nostre decisioni e soddisfare i nostri bisogni, nel corso del tempo si è sviluppata fino a diventare indispensabile per l'uomo.
Grazie alla capacità da parte della tecnologia di risolvere problemi in tempi infinitesimali, se confrontati a quelli umani, in essa è riposta una fiducia smisurata, e le grandi aziende, i governi e le principali istituzioni mondiali propongono progetti a lungo termine al fine di migliorare, grazie all'informatica, la qualità della vita di tutti.
È grazie alla tecnologia che riusciamo ad avere i nostri confort, lo svago, l'informazione e, soprattutto, la ricerca scientifica che si sviluppa sempre di più ma, come ogni scoperta di così immensa portata, se affidata all'uomo può diventare tanto positiva quanto negativa: per ogni aspetto favorevole c’è sempre un pericoloso rovescio della medaglia.
Infatti, se da un lato l'informatica ha migliorato la vita delle persone, da un altro ha favorito lo sviluppo delle organizzazioni criminali (Cybercrime), migliorandone i tempi e la qualità delle comunicazioni, le possibilità di manovra e anche l'utenza, rendendole sempre più ricche e potenti.
Per quanto riguarda i traffici illegali, se prima la comunicazione tra le varie organizzazioni avveniva in tempi più dilatati, lasciando maggior possibilità di intervento da parte delle autorità, ora c'è la possibilità di comunicare da due opposte parti del mondo in maniera velocissima, tutelati dal fatto che messaggi, posta e chiamate sono criptate e si ha sempre una grande difficoltà quando bisogna rintracciare materiale di scambio illegale avvenuto tramite l'utilizzo dei sistemi informatici.
Inoltre i metodi di passaggio di informazioni illecite avviene tramite le comuni applicazioni che tutti noi utilizziamo quotidianamente (WhatsApp, posta elettronica...); un esempio che riporta Antonio Balsamo (Presidente Tribunale di Palermo) riguarda un recente caso di traffico di stupefacenti avvenuto tra l'Italia e un paese del Sud America, in cui le informazioni necessarie riguardanti le consegne di droga venivano scambiate tramite l'utilizzo comune della cartella "bozze" di un indirizzo di posta elettronica, a cui le persone coinvolte nello scambio potevano accedere.
Un altro esempio di come le organizzazioni criminali siano favorite dallo sviluppo informatico riguarda il reclutamento di persone da parte dei gruppi terroristici, che avviene tramite il web (spesso nel Dark Web); purtroppo le opere di contrasto non sono sufficienti ad arginare e a controllare del tutto questi traffici perché con il passare del tempo le vie di utilizzo illecito diventano sempre più numerose, e per le autorità il lavoro aumenta sempre più di difficoltà. Infatti, mentre la criminalità ha sviluppato una configurazione molto più internazionale e organizzata, le istituzioni non hanno avuto questa capacità cooperativa volta al contrasto; tuttavia l'ONU sta elaborando ultimamente una convenzione che ha come obiettivo quello di opporsi il più possibile alla progressiva espansione del Cybercrime.
In particolare, la peculiarità e la pericolosità di questo nuovo tipo di criminalità, come sottolinea Vittoria Pellerito (componente comitato scientifico centro studi Pio La Torre), sta proprio nel fatto che, con la progressiva modernizzazione dei metodi criminali, le organizzazioni non hanno più quella "fisicità" che permetteva loro di mantenere il potere: sono passati sostanzialmente ad un livello superiore, in cui i danni che vanno a causare spesso non hanno una vera e propria materialità; infatti, molti dei vantaggi che acquisiscono le organizzazioni riguardano l'apparato finanziario, con, ad esempio, la possibilità di causare danni ai conti correnti, o riciclare denaro sporco tramite l'utilizzo delle Criptovalute.
Questa mancanza di "concretezza" nelle azioni illecite delle organizzazioni rende di conseguenza il lavoro degli organi di giustizia molto più complesso; Balsamo pone l'attenzione sul ruolo che potrebbe avere il nostro Paese nella lotta contro il Cybercrime: infatti, sul modello della legge Rognoni-La Torre, che ha costituito una delle opere di contrasto alla mafia più importanti ed emblematiche, ai nostri giorni l'Italia potrebbe costituire un modello di ispirazione per tutti gli Stati che operano per combattere le organizzazioni criminali.
Infine, sempre in riferimento a quanto detto da Balsamo, il ruolo delle nuove generazioni potrebbe essere decisivo poiché, essendo noi nativi digitali, potremmo, con una buona opera di sensibilizzazione, essere i futuri oppositori di quelle organizzazioni che, modernizzandosi e senza farsi alcuno scrupolo, investono immense quantità di denaro su qualsiasi cosa possa garantire loro lucro illecito.
Federico Di Cunto III B Lsa
Tema centrale della conferenza del progetto antimafia “Pio La Torre” del 21/02/2023 è stato il cybercrime che negli anni ha subito una profonda evoluzione.
Un tempo per cybercrime si intendeva solamente quello che era l’attacco Hacker, quindi il tentativo di violare il sistema informatico di un'altra persona, come ci spiega il dottor Balsamo, ma oggi la situazione è cambiata e il significato che gli viene attribuito è quello di un fenomeno criminale che utilizza l’informatica nel tentativo di commettere dei crimini anche più gravi che prima correvano su strade diverse.
Il dottore ci propone vari esempi di quello che possiamo intendere per cyber-crime, come la tratta degli esseri umani o il traffico di sostanze stupefacenti, ma anche le truffe online; tutti questi esempi sono accomunati dal fatto che hanno portato ad uno sviluppo della criminalità informatica anche relativamente a quei reati che prima erano commessi esclusivamente “di persona”; ne deriva che anche la repressione di questi crimini deve adeguarsi tecnologicamente.
L’esempio che maggiormente ci colpisce, in quanto ci viene proposto sin dall’infanzia, è quello del cyber bullismo o il bullismo digitale. Ormai questo fenomeno è amplificato dall’informatica che ci circonda e dalla lontananza effettiva che ci può essere tra vittima e aggressore, così come dalla percezione che ha l’aggressore di rimanere sempre anonimo a causa dell’assenza di limiti spazio-temporali.
A questo fenomeno seguono lo stalking, che oggi è appunto diventato "cyber-stalking" e lo sfruttamento sessuale di minori che avviene attraverso il “grooming”, cioè l’adescamento da parte di adulti che si fingono ragazzi, e la pedopornografia diffusione di immagini intime e/o pornografiche di minori che poi possono essere ricattati e che spesso sono poi portati ad atti di autolesionismo.
Dunque internet rappresenta una grande opportunità per chi commette reati perché non è possibile identificarli immediatamente; ma è, allo stesso tempo, un “tallone di Achille” perché il web lascia sempre una traccia.
C’è però un grosso ostacolo per la repressione del cyber-crime, ed è la mancanza di internazionalizzazione della cooperazione degli Stati sull’argomento.
A questo proposito è di notevole importanza l'argomento trattato dalla seconda relatrice, Dott.ssa Pellerito, e cioè il lavoro che si sta svolgendo relativo ad una Convenzione che unisca tutti o quasi i Paesi del mondo e che cerchi di modernizzare gli strumenti utilizzati per la repressione del crimine informatico.
In realtà ci sono già delle leggi che tendono al contrasto del crimine informatico ma manca una normativa che unisca tutti i Paesi e che rappresenti una forma di collaborazione vera per evitare, in futuro, ciò che è avvenuto in passato e cioè che, di fronte ad un crimine informatico, ci siano società estere che neghino la trasmissione di dati e informazioni indispensabile per perseguire penalmente il crimine stesso.
Giulia Trani III C LSA
Il cybercrime rappresenta uno dei fenomeni criminali più complessi e insidiosi dell'era digitale. Con l'esplosione di internet e delle tecnologie informatiche negli anni 90’, il nostro modo di comunicare e di essere componenti di una società è cambiato radicalmente.
Questo cambiamento che ha investito la società e le comunicazioni si è chiaramente riflesso in maniera molto forte sulle azioni criminali; si parla pertanto di cybercrime.
In passato per cybercrime si intendeva la criminalità che colpiva i computer e i programmi informatici; adesso invece, il cybercrime è potenzialmente qualcosa di onnicomprensivo che abbraccia tutta una serie di attività criminali che precedentemente si svolgevano in maniera diversa e che stanno subendo una grossa espansione grazie all’uso di tecnologie per scopi illeciti. I dati ci dicono che il cybercrime è un fenomeno in ascesa, ma perché internet è diventato il mezzo favorito dalla criminalità? Innanzitutto, dall’apparente anonimato scaturisce un indebolimento dei freni, e c’è anche un’assenza di limiti spaziali e temporali che rende il raggio d’azione delle attività criminali più vasto.
Tuttavia, è importante sapere che internet da un lato è una grossa opportunità per le persone che commettono reati e per le organizzazioni criminali, dall’altro può rivelarsi il loro tallone d’Achille. Infatti, su internet nulla è realmente anonimo: ogni comunicazione e ogni attività su internet può essere monitorata e può essere soggetta ad una reazione da parte delle forze dell’ordine e della magistratura.
Non soltanto ribellarsi a questi comportamenti violenti e illegali è un dovere, ma è anche un’attività che può essere assolutamente fruttuosa perché molte delle attività illecite che si svolgono su internet possono essere facilmente smascherate dalla polizia e dalle forze dell’ordine, proprio perché su internet tutto lascia una traccia. Il problema, chiaramente, è quello di intervenire tempestivamente. Da questo punto di vista c’è un ostacolo grosso dato dal fatto che all’internazionalizzazione di internet non corrisponde un’internazionalizzazione della cooperazione degli Stati per il contrasto al cybercrime.
Di fatto il cybercrime è un tipo di criminalità che si sviluppa in un territorio che è senza confini, pertanto nessuno è immune perché tutti apparteniamo al cyberspace. Il cyberspace non fa distinzioni di territori ma è unitario; per questo motivo è necessario attuare una collaborazione internazionale affinché l’attività di contrasto sia unica.
La prima vera e propria normativa relativa alla criminalità informatica risale al 2001 con la convenzione di Budapest, redatta dal Consiglio d’Europa e firmata da circa sessantasei Paesi del mondo, sia membri del Consiglio d’Europa, sia membri al di fuori.
Questo primo tentativo di convenzione sulla criminalità informatica ha cercato di armonizzare, per quanto possibile, le legislazioni sui crimini informatici che avvengono nei diversi Paesi, quindi ha cercato di creare una disciplina più unitaria e confacente alle diverse esigenze di ogni Stato.
Tuttavia la convenzione di Budapest è stata abbastanza generica come disciplina, in quanto è intervenuta sui crimini informatici più noti.
Il contributo maggiore che ha dato è stato quello di fondare una base per la cooperazione tra gli Stati; infatti, vi è stata una vera e propria collaborazione nel creare delle operazioni congiunte.
L’Unione Europea è stata fortemente influenzata dalla convenzione di Budapest. Proprio per questo motivo, nel 2004 è stata costituita l’ENISA che è un organo proprio dell’Unione Europea dedito allo scambio di informazioni ai fine della sicurezza.
Dalla costituzione dell’ENISA, l’Unione Europea si è attivata fortemente rispetto a questa problematica, così come le altre organizzazioni nel mondo.
I governi di tutto il mondo sono costantemente impegnati nella prevenzione degli attacchi informatici mirati a interrompere i servizi pubblici o a rubare informazioni sensibili.
Questo perché il cybercrime rappresenta una minaccia per la sicurezza nazionale.
Gli attacchi informatici a infrastrutture critiche come centrali nucleari, impianti idrici e reti di distribuzione di energia rappresentano una minaccia concreta per la sicurezza dei cittadini e per la stabilità delle nazioni. Per non parlare del traffico illecito di sostanze stupefacenti, beni culturali e medicinali contraffatti.
Il problema di fondo è che il quadro mondiale è piuttosto frammentato perché ci sono diverse normative vigenti, ma tutte sono limitate rispetto ai singoli Stati membri. Quindi, anche se le normative sul Cybercrime ci sono, sono pur sempre delle normative limitate, e dunque non hanno un’efficacia piena.
Proprio per questo motivo è sorta l’esigenza di una convenzione che operi a livello internazionale per sopperire la poca incisività delle normative locali.
Nel 2019, tramite la risoluzione 74-247, l’Assemblea delle Nazioni Unite ha istituito un comitato per l’elaborazione di una convenzione a livello internazionale sull’uso delle tecnologie.
Il progetto dell’ONU è un progetto molto ambizioso, che si pone l’obbiettivo di contrastare una minaccia crescente per la società moderna. Il fenomeno richiede una risposta immediata da parte delle autorità e delle organizzazioni, attraverso una maggiore attenzione alla sicurezza informatica, la promozione di una cultura della sicurezza digitale, l'utilizzo di tecnologie avanzate per la protezione dei dati e la cooperazione internazionale per la lotta contro il cybercrime. Solo attraverso una risposta globale e coordinata sarà possibile contrastare efficacemente questa minaccia e proteggere la sicurezza e la privacy dei cittadini.
Samuele Lauretti 3 C LSA
Nella conferenza svoltasi dal Centro Studi Pio La Torre il giorno 21 febbraio si è parlato del tema di cybercrime ovvero delle nuove frontiere della criminalità organizzata. La conferenza si è divisa in due parti dopo una breve introduzione della presidente del Centro studi Pio La Torre Loredana Introini. Dopo questa breve introduzione sono intervenuti prima il presidente del tribunale di Palermo Antonio Balsamo e successivamente Vittoria Pellerito componente del comitato scientifico. Nell’intervento del dottor Balsamo si è parlato di come la criminalità informatica vada a colpire perlopiù i ragazzi ed i bambini. La criminalità informatica si è sviluppata esattamente di pari passo allo sviluppo delle nuove tecnologie. Il dottor Balsamo ha infatti spiegato che il termine cybercrime all’inizio indicava solamente la criminalità che colpiva i computer e i programmi informatici, mentre ora è qualcosa che comprende tutto, poiché si sono sviluppate attività criminali che precedentemente si svolgevano in modo diverso e che si stanno diffondendo grazie all’uso delle nuove tecnologie per scopi illeciti. Il dottor Balsamo ha illustrato anche una serie di esempi in cui i dispositivi tecnologici e internet sono stati molto utili per scopi illeciti, come l’utilizzo di una stessa cartella su uno stesso indirizzo di posta elettronica, oppure per casi ancor più gravi come per il terrorismo in cui le persone vengono reclutate per fare attacchi contro la gente comune tramite il web. Il nostro modo di vivere con le invenzioni di queste tecnologie è radicalmente cambiato, infatti il tempo in cui comunichiamo con questi dispositivi è quasi maggiore di quello impiegato dal vivo per comunicare con le altre persone.
Da questo tema si è passati ad affrontare il cyberbullismo. Esso è un fenomeno che va a ledere la condizione psicologica di un ragazzo attraverso una particolare violenza sui social media; è molto diverso dal bullismo poichè il bullo e la vittima non si incontrano fisicamente e molte volte possono essere molto distanti tra loro. Inoltre il bullo molte volte crede di essere anonimo non ponendosi alcun limite, in realtà anche senza un’identità e proprio grazie allo sviluppo delle tecnologie la maggior parte delle volte si riesce a risalire a colui che ha compiuto il fatto. Nella seconda parte della conferenza è intervenuta Vittoria Pellerito che ci ha descritto il progetto dell’ONU di cercare di combattere il cybercrime nonostante sia in continua evoluzione. La prima normativa contro la criminalità organizzata è stata redatta a Budapest nel 2001 dal consiglio, poiché molti Stati si sono resi conto della necessità a causa dello sviluppo che stava avvenendo nelle tecnologie. Proprio perché le tecnologie sono in continua evoluzione, nel corso del tempo si è cercato di fare nuove normative che accordassero gran parte delle nazioni contro la criminalità informatica, ma non si è riusciti mai a fare una normativa universale. È questo ciò che vuole provare a fare l’ONU con il progetto che ha avviato nel 2022.
I mezzi di comunicazione, le tecnologie e il web sono strumenti fondamentali per la comunicazione attuale e per il nostro modo di vivere. Oggi senza essi faremmo difficoltà a vivere per quanto incidono nella nostra vita. Ovviamente c’è anche il lato oscuro di esse poiché sono strumenti con i quali si può comunicare anche in maniera illecita e quindi per attività criminali, ma possono essere anche mezzi di violenza come il cyberbullismo. Esso è una forma di violenza molto simile al bullismo in cui però, l’azione del bullo viene compiuta attraverso il web. Il fatto che molti ancora non riconoscono che il web o in generale i dispositivi tecnologici di comunicazione come dei mezzi potenzialmente pericolosi che potrebbero essere usati per finalità illecite oppure per violenza psicologica, ma anche fisica viste le tante vittime di violenza sui social che hanno tentato il suicidio. Proprio il perché essi sono dei mezzi potenzialmente pericolosi, bisogna attuare delle leggi per cercare di limitarne l’uso deviato. Poiché i mezzi sono sempre in evoluzione bisognerebbe creare una serie di normative e cercare di aggiornarle, ma bisogna che esse siano condivise da tutti i paesi, ma sappiamo bene che il mondo di internet è immenso e proprio per questo il progetto dell’ONU è molto difficile da attuare.
LUCREZIA VELLETRI III C LSA
Nella conferenza del Centro Studi Pio La Torre è stato trattato il tema del cybercrime, un argomento vicino a tutti, specialmente al mondo giovanile, il quale è il perfetto rappresentante delle vittime più comuni di questo fenomeno.
Il cybercrime rispecchia perfettamente l’evoluzione che si è verificata nel mondo delle comunicazioni.
All’inizio con cybercrime si intendeva esclusivamente quella categoria di reati riferiti all’attacco ai computer; esempio ne sono gli hacker che si appropriano dei dati personali o i virus che vanno a bloccare i programmi sul dispositivo. Adesso il termine comprende tutti gli atti che comportano l’uso di tecnologie per scopi illeciti; azioni che precedentemente si svolgevano in modo differente ma che ora grazie allo sviluppo dell’informatica, si stanno rapidamente espandendo. Ne fanno sicuramente parte la tratta di essere umani che sfrutta la tecnologia dell’intercettazione durante i riscatti; il traffico illecito di sostanza stupefacenti, come gli scambi di droga avvenuti qualche anno fa tra l’Italia e un paese del Sud America. In quest’episodio la comunicazione veniva effettuata tra due persone, ognuna sul corrispettivo territorio, che utilizzavano la stessa cartella bozze di un indirizzo di posta elettronica di cui entrambi gli operatori ne possedevano password e username. Altro fenomeno influenzato dalla tecnologia è il terrorismo che fin da sempre spaventa innocenti vite umane. Negli ultimi anni si è diffusa una nuova metodologia di reclutamento dove le persone adatte al compimento di atti gravi vengono cercate e scelte sul web. Nel commercio sono frequenti le truffe via internet dove, attraverso specifiche piattaforme, vengono vendute cose inesistenti o con un valore diverso; diffusa è anche la continua richiesta di dover sborsare una determinata cifra, nascondendosi dietro l’ipotesi che il pagamento necessario non sia mai stato pervenuto. Attualmente le organizzazioni criminali sono riuscite a sviluppare in rete un vero e proprio mercato dei dati, prendendoli da persone completamente inconsapevoli per poterli utilizzare come schermo alle loro attività illecite e ridurre le possibilità di essere scoperti.
Un’ ulteriore problematica sviluppatosi nella nostra società è l’aumento di tempo passato utilizzando i dispositivi tecnologi che sta comportando una notevole diminuzione di rapporti umani andando a creare un mondo in cui non si sente più bisogno di contatto fisico. Ciò ha determinato la nascita di nuove problematiche come ad esempio il cyberbullismo, un fenomeno estremamente grave principalmente diffuso tra i più giovani. È una vera e propria forma di bullismo, che però a causa della diminuzione di rapporti fisici, sviluppa violenze e attacchi alla persona di tipo virtuale. A differenza del bullismo classico in cui il molestatore è spesso immediatamente identificabile, nel cyberbullismo si realizza una forma più subdola di persecuzione, in cui il molestatore appare anonimo e ciò genera spesso in lui un’assenza di limiti e ad essere più violento, mentre la persona offesa, non riuscendo effettivamente a ribellarsi, può essere indotta ad atti di autolesionismo.
In una società circondata da tecnologie, in cui il bullismo è diventato cyberbullismo e lo stalking si trasforma in cyberstalking, contemporaneamente nascono il grooming e la pornografia via web. Questi ultimi due aspetti costituiscono davvero una minaccia per i più giovani particolarmente assuefatti dal mondo tecnologico, infatti, nel primo caso ci troviamo di fronte ad un atto volto a carpire la fiducia del minore attraverso artifici, lusinghe o minacce posti in essere anche mediante l'utilizzo della rete internet o di altre reti o mezzi di comunicazione. Nel secondo caso invece il termine indica la diffusione non volontaria di immagini non appropriate di minori.
Sfortunatamente non esiste ancora una normativa unitaria, e ciò rende difficile contrastare in maniera efficace il cybercrime che si evolve con la stessa velocità dello sviluppo tecnologico. Una delle principali problematiche di questo fenomeno rimane la presenza del cybercrime in ogni parte del mondo ma esposta in modalità pressoché diverse. Nel 2021, però, il Consiglio d’Europa ha redatto la Convenzione di Budapest, firmata da circa 66 paesi del mondo, che rappresenta il primo tentativo di normativa sulla criminalità informatica che ha come scopo quello di armonizzare il più possibile le legislazioni sui crimini informatici che avvengono nei diversi paesi. In questo modo il Consiglio d’Europa, cercando di creare una disciplina più unitaria che abbracciasse le diverse esigenze di ogni stato, ha individuato le problematiche più comuni e note quali gli attacchi hacker, l’intercettazione e il danneggiamento di dati. Una delle soluzioni più accettate è il riuscire a portare gli stati meno sviluppati allo stesso livello di quelli sviluppati affinché possano avere tutti la possibilità di difendersi da questo nemico comune che non fa nessun tipo di distinzione e che dunque può danneggiare chiunque. Le offese possono essere diverse, infatti quando tramite delle tecnologie vengono compromesse altre forme tecnologiche ci si trova difronte ad un cybercrime dipendent crime. Se invece si opera offline, ma ci si avvale comunque di dispositivi elettronici per ampliare la lesione ed andare ad espandere gli effetti del reato ci troviamo di fronte ad un enabling crime, ciò a conferma del reale pericolo che il complesso delle azioni illecite che vanno sotto il nome di cybercrime costituisce a livello sociale.
Anche l’ONU con la “Convenzione per il contrasto dell’uso delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione per scopi criminali” ha avviato un’iniziativa finalizzata all’abbattimento di un problema di carattere universale che unisce tutti, o quasi tutti, i paesi del mondo, impegnandosi nell’opera di modernizzazione di tutti gli strumenti di contrasto alla criminalità che opera con mezzi tecnologici, adeguandoli ai cambiamenti del mondo delle comunicazioni. Un ostacolo a tutto ciò rimane non solo la difficoltà di organizzazione di Stati, in cui il fenomeno si sviluppa sotto forme diverse, ma anche evitare di invadere con un eccessivo controllo la vita privata dei singoli individui e dunque mantenere un principio di proporzione tra lo scopo che si vuole raggiungere e il mezzo usato. Una soluzione potrebbe essere andare a investigare solo l’elemento specifico costituente il reato informatico ed evitare così un pesante controllo della vita privata e una consistente lesione della privacy individuale.
Resta fondamentale adottare nei confronti del cybercrime lo stesso atteggiamento che ha segnato un cambiamento nella lotta alla mafia ovvero restare affianco alle persone che subiscono questo tipo di violenze, così come Pio la Torre, che attraverso marce e manifestazioni è riuscito a far diventare tutte quelle persone che si sentivano sole, unite in un impegno comune. Pertanto è essenziale convincere le vittime a rivolgersi immediatamente alle forze dell’ordine con la convinzione di trovare qualcuno che li ascolterà e che cercherà in tutti i modi di aiutarlo.
Elisa Saccoccio III C LSA
Nel corso degli anni con lo sviluppo di dispositivi interattivi, World Wide Web e smartphone, si è assistito alla moltiplicazione dei canali d'accesso all'informazione, che hanno cambiato radicalmente il modo di vivere delle persone incidendo sul lato culturale, politico e soprattutto comunicativo.
Da uno studio apportato da Datareportal, risulta che passiamo ogni giorno circa 6 ore e 58 minuti collegati a Internet, cioè oltre il 40% del tempo che stiamo svegli, questo tempo online è continuato a crescere per tutto il 2021 di circa 4 minuti al giorno. Dunque la “vita online” ha iniziato quasi a distaccarsi da quella che passiamo al di fuori del cyberspazio e ha portato a un grande cambiamento sociale ed economico.
Infatti, rispetto agli anni scorsi, in particolare a partire dal 2016, ognuno è in grado di usare Internet per fare qualunque tipo di cosa e quindi riuscire a vivere con facilità ogni tipo di azione da quelle quotidiane (come effettuare un pagamento) a quelle superflue (come interagire sui social network). Ma chiaramente questo continuo svilupparsi dell’universo tecnologico ha garantito nel mentre anche la continua evoluzione di bande criminali, che stanno via via sempre di più organizzando le loro attività malevoli utilizzando i mezzi forniti da Internet stesso. Possiamo quindi parlare di veri e propri crimini informatici.
Per Cybercrime (o crimine informatico) si intende una minaccia invisibile e si fa riferimento dunque a una attività criminosa caratterizzata dall'abuso di componenti tecnologiche informatiche, sia hardware che software, nata con la nascita di Internet negli anni 90’ e sviluppata negli anni con lo sviluppo di quest’ultimo.
Ma se all’inizio per Cybercrime si intendevano soltanto attacchi hacker, con il passare del tempo, questo termine ha iniziato a ricoprire una realtà più estesa comprendente crimini che non avvengono necessariamente online ma che si organizzano lì (come lo spaccio di droga).
C’è dunque un “cybercriminale” che agisce al di fuori o all’interno di un’azienda (come ha definito una Ricerca dell’Osservatorio Information Security & Privacy) che effettua questi attacchi informatici tramite il web. Ma le cause e i mezzi ci permettono di distinguere diversi tipi di questo fenomeno. I principali casi di Cybercrime sono quelli che consistono nel traffico di opere d’arte rubate, la vendita di farmaci illeciti e il riciclo di denaro sporco; ma questo fenomeno è riconducibile anche agli eventi di cyber bullismo in cui il cybercriminale (per la maggior parte delle volte) che agisce da remoto si mostra anonimo o quasi mai con la sua vera identità e che può persino provocare degli eventi di terrorismo psicologico e autolesionismo.
Si sono persino verificati casi di sfruttamento sessuale di minori, attraverso l’adescamento online tramite chat mascherando la realtà e quindi l’identità dell’interlocutore (Grooming), o attraverso minacce di condivisione di foto di minori nel caso in cui non si paghi un riscatto in denaro (Pedopornografia).
Così come ha esplicitato il presidente del tribunale di Palermo il Dott. Balsamo, ovviamente anche le organizzazioni criminali in generale e di stampo mafioso hanno approfittato dell’annessione di Internet nella nostra vita, si sono adeguati ai cambiamenti che ne sono derivati (assumendo una funzione omnicomprensiva) e hanno iniziato a usufruirne per le loro attività; hanno iniziato ad adoperare i social per organizzarsi per la prelevazione del riscatto della tratta degli esseri umani o per organizzare nuove leve di terrorismo, hanno iniziato a usufruire delle chat di giochi , online per l’appunto, per controllare il traffico di stupefacenti e hanno iniziato a simulare dei pagamenti o della propaganda falsi per rubare denaro.
Fin dai primi anni si è provato a osteggiare questa nuova criminalità organizzata attraverso delle normative per lo più persuasive ma la grande necessità era quella di averne una a livello internazionale vista l’entità sovranazionale del fenomeno del Cybercrime. Il primo grande passo in questo senso è stata la convenzione di Budapest del 2001 redatta dal consiglio d’Europa e firmata da 66 Stati .
Venne presto seguita da l’ENISA (European Union Agency for Cybersecurity), la convenzione di Lisbona (2007), e di Merida fino alla convenzione di Palermo e molte altre anche in nazioni come Africa e Asia. Ma molte di queste normative risultavano contrastanti o si mostravano arretrate e quindi non più corrispondenti al crimine commesso in continua mutazione ; per questo motivo l’ONU(Organizzazione Nazioni Unite) riconobbe la necessità di creare una guida che avesse una valenza internazionale, che armonizzasse le altre leggi trattanti la stessa materia, che rispondesse alle esigenze attuali e che tenesse conto della privacy personale di ciascuno. Di fatto, tutto ciò che avviene sul web è rintracciabile se fatto in tempi brevi, quindi era prettamente necessario che questa nuova legislazione si adattasse a una giusta proporzionalità tra scopo e invasione, dunque venne dichiarata l’esigenza dell’elezione di un giudice che controllasse l’attività degli indagatori. Così, nel 2019 l’assemblea generale dell’ONU ha instituito un comitato ad hoc (composto da un gruppo di esperti degli Stati membri, i rappresentanti di altri enti interni o non governativi e dai privati come delle aziende) proprio per l’elaborazione di una convenzione unitaria riguardante l’uso delle tecnologie di informazione e comunicazione. Sono state individuate due categorie di cybercrime: il cyber dependent crime e il cyber enabled crime. Nel primo, anche chiamato attacco sintattico diretto, i criminali operano totalmente nel mondo virtuale e gli effetti delle loro azioni si manifestano soltanto online; mentre nel secondo caso, anche conosciuto come attacco indiretto o semantico, i criminali sono soliti usare la rete come mezzo per i loro scopi, ma gli effetti si presentano nel mondo al di fuori di essa, usano cioè Internet solo come mezzo di organizzazione e programmazione dell’atto delinquenziale vero e proprio. Questo comitato si è riunito finora per quattro sessioni nelle quali si è cercato di unire le legislazioni dei paesi firmatari, di individuare la fattispecie dei crimini informatici, i metodi per contrastarli e i metodi di cooperazione tra gli Stati membri; si è inoltre stabilito che ad avere il diritto d’azione è lo Stato in cui il soggetto ha subito il danno derivato da un attacco informatico.
Vorrei concludere con una frase pronunciata durante la prima riunione di questo comitato : “Tutti facciamo parte del cyberspazio e tutti siamo possibili soggetti del cybercrime…” che ci fa comprendere che la lotta al cybercrime è una dura lotta che coinvolge tutta la società perciò tutti dovremmo impegnarci per contrastarlo; dovremmo dunque prendere esempio da Pio La Torre che attraverso le sue campagne di sensibilizzazione ha deciso di rischiare la sua stessa vita per incentivare le masse a prendere coscienza della presenza della mafia pur di affrontarla. Infatti, sebbene la lotta alle organizzazioni criminali di stampo mafioso sembrava impossibile all’inizio, con il contributo della società si è riusciti a contrastarla e a diminuire il suo potere. Lo stesso dovrebbe avvenire con il cybercrime.
Giuseppe Di Cristo, 3A LSA
Il crimine informatico è diventato una minaccia sempre più diffusa e insidiosa nella nostra società, con crimini che possono avere un impatto significativo sull'economia e sulla sicurezza delle persone. In particolare uno degli aspetti più interessanti riguarda la sofisticazione delle tecniche di attacco utilizzate dai criminali informatici. Grazie all'accesso alle tecnologie avanzate, questi ultimi sono in grado di attaccare sistemi informatici a livello globale, compromettendo la sicurezza e la privacy dei dati delle organizzazioni e dei privati cittadini. Ci sono numerose tecniche utilizzate dai criminali informatici per attaccare le organizzazioni, ad esempio phishing, ransomware, malware (progettato per danneggiare, controllare o rubare informazioni dal computer o da altri dispositivi senza il permesso dell’utente), attacchi DDoS (Distributed Denial of Service) e backdoor (dall’inglese, porta sul retro, viene creata in modo che il malintenzionato possa avere accesso a quel dispositivo ogni volta che gli va).
Queste tecniche richiedono un'esperienza tecnica significativa e l'utilizzo di strumenti avanzati. la diffusione di tecniche di attacco sofisticato sta diventando sempre più comune. Ad esempio, il ransomware ha avuto un aumento significativo negli ultimi anni e colpisce non solo le organizzazioni, ma anche i privati cittadini. La gravità di questi attacchi non riguarda solo l'aspetto economico, ma anche quello umano e sociale, poiché spesso colpiscono strutture vitali come ospedali e infrastrutture critiche, e le conseguenze vanno dal ritardo nelle operazioni ospedaliere, fino ad un vero e proprio attacco terroristico, compromettendo il funzionamento dei sistemi di gestione delle attrezzature mediche, impedendo al fornitura di cure ai pazienti causando gravi danni alla salute e alla sicurezza pubblica. Ovviamente questa grande forma di potere viene utilizzata anche dalla mafia: attraverso il dark web ( parte illegale del web, traffico di droga, vendita di vite umane, contrabbando di armi, vendita di droga, noleggio di sicari, diffusione di video pedopornografici) espande i suoi guadagni in questo modo, in quanto è molto sicuro per le transazioni e le comunicazioni che permettono di rimanere nell’oscurità. Lo Stato italiano ( come anche altri paesi del mondo ) per combattere il fenomeno mafioso utilizza dei trojan. Più precisamente nel 2004 venne attivata l’operazione “Aemilia”, condotta dalle autorità italiane, creando un software chiamato “Pc-Parlante”, che venne utilizzato per tracciare le comunicazioni della ‘ndrangheta: 117 furono gli arrestati. Alla fine di queste operazioni ci fu uno scandalo in quanto i sostenitori della privacy non ritenevano giusta questa operazione. Solo successivamente venne approvata una legge che permise un attività illegale dal punto di vista informatico. In questo contesto è fondamentale che i governi, le organizzazioni e i singoli individui comprendano l'importanza della sicurezza informatica e agiscano per prevenire questi attacchi. Le organizzazioni devono implementare protocolli di sicurezza (firewall per controllare il traffico di rete, Crittografia dei dati di navigazione utilizzando un TLS, Transport Layer Security, una VPN, Virtual Private Network, Kerberos, usasto anche nelle scuole per l’autenticazione di utenti e servizi su una rete, autenticazione a 2 fattori e la gestione delle patch), al fine di ridurre i crimini informatici. I governi, invece, devono promuovere una maggiore consapevolezza e offrire una formazione specifica sulla sicurezza informatica al fine di ridurre le minacce ai crimini informatici e proteggere i cittadini dalle minacce alla loro sicurezza. Infine, anche i singoli individui devono adottare comportamenti sicuri, ad esempio attraverso l'utilizzo di password complesse, l'installazione di software antivirus e l'evitare di condividere informazioni personali online. In conclusione, la sofisticazione delle tecniche di attacco utilizzate dai criminali informatici richiede una risposta globale e coordinata, che coinvolga sia le organizzazioni pubbliche che quelle private, ma anche i singoli individui. Solo attraverso la consapevolezza si potrebbe assicurare un’ottima protezione quando si naviga sul web.
Luisa Santospirito, 3A LSA
Nella nostra era il telefono è parte integrante della nostra vita; tutto ormai si può fare online, tanto da arrivare a creare una vera e propria realtà virtuale. In questo mondo sempre più globalizzato, connesso e interconnesso, nessuno può sentirsi realmente al sicuro.La minaccia fisicamente invisibile che sta cambiando e deteriorando il mondo è il cybercrime.
Il cybercriminale svolge, singolarmente o tramite una vera e propria associazione, attività criminali mediante l'uso di internet. La mafia diventa così come una sorta di virus che dilaga in qualsiasi settore; infatti con l'avanzare del progresso tecnologico, ha esteso il suo lavoro criminale anche nel settore telematico e informatico. Internet è diventato un nuovo mezzo, differente rispetto a quelli utilizzati in precedenza ma non meno pericoloso, per salvaguardare e incrementare i suoi interessi.
Le principali attività mafiose diffuse nel Web sono la frode, il traffico di armi, di droga, di organi umani, le transizioni economiche illegali e le estorsioni.
Esse vengono svolte sul Dark Web che comprende tutto ciò che non è accessibile tramite un browser standard come Chrome.
In questo modo le mafie sono diventate meno rintracciabili, maggiormente impalpabili e quindi più difficili da combattere in quanto il nemico non risulta più concreto: l'uomo armato dall'aria minacciosa è ormai diventato astratto. Basti pensare alla nuova funzionalità che in questo periodo sta spopolando, ossia l'autodistruzione delle chat, che permette di cancellare i messaggi senza che rimanga traccia di essi.
Inoltre, la mafia riesce a raggiungere estensioni planetarie, in quanto sulla rete non ci sono confini. Come si può impedire che lo sviluppo tecnologico diventi un'arma in mano ai mafiosi ? Consapevolezza, informazione e formazione sono i tre step da seguire affinché la realtà mafiosa venga attaccata in maniera significativa. Occorre promuovere l'educazione digitale, evitando che persone , in particolare gli adolescenti, utilizzino Internet senza pensare ai rischi che sono legati ad esso, per poi essere coinvolti in attività illecite.
Dunque il progressivo sviluppo della società del ventunesimo secolo ha colpito anche l'organizzazione mafiosa, che si è adattata ad esso e ha trovato nuovi metodi per svolgere le sue attività in maniera più redditizia.
Combattere la mafia è ancora possibile, ma c'è bisogno che ognuno faccia la sua parte navigando su internet con cautela e contribuendo ad evitare la disinformazione riguardo questa problematica.
Ludovica Ercole 3 A LSA
Il Cybercrime è un reato attuato tramite l’utilizzo di un sistema informatico o telematico che, essendo su larga scala, non impone alcun limite al reo.
Partendo appunto da questo presupposto, la mafia, organizzazione fortemente radicata, basata su violenza e intimidazione, trova nella tecnologia il perfetto sbocco per la riuscita delle proprie attività illegali. La mafia “vecchio stampo”, infatti, è sempre stata ostacolata dai confini geografici che le impedivano o almeno rendevano difficoltosa la costruzione di un’associazione capace di creare terrore anche “solo” in un intero Stato.
Con la comparsa di Internet ogni tipo di rapporto interpersonale è diventato estremamente immediato; questa apparente risorsa, frutto dello studio di menti brillanti come Tim Berners-Lee, è stata del tutto deturpata dalle menti criminali che l’hanno tramutata in una piattaforma di scambio, commercio e traffico illecito. Pertanto, emblematico è il cambiamento di utilizzo del Dark web, Esso in origine nacque per fornire a coloro che navigavano su internet la possibilità di poter utilizzare un Web anonimo, libero; oggi invece è una parte del World Wide Web “adibita” a portali per la vendita di armi, droghe e di dati sottratti a banche o attività.
L’esistenza di una così vasta attività che “lavora” contro le priorità della collettività e tutela la potenza del singolo, crea un’aria di costante paura. Il terrore della società mondiale parte dalla famosa espressione “l’elefante nella stanza”, o meglio conosciuto “tutti sanno ma nessuno parla”; l’incontrollabilità e al contempo l’immensità di questo fenomeno porta difatti, al perenne stato di angoscia psicologica. Purtroppo in questo la mafia supera di gran lunga l’antimafia che non riesce né fisicamente, né tecnologicamente a destituirlo.
Alla luce di quanto detto, è davvero impossibile sradicare le attività illegali? Ci sarebbe bisogno di controllo, limitazioni e soprattutto di grande volontà e unanimità. Non è impossibile ma ad oggi con le attuali attività anti mafiose possiamo definirla un’impresa tale. La mafia non è solo morte e stragi, la mafia è ormai anche in ciò che non vediamo o che forse vogliamo non vedere.
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