La figlia oscura di Elena Ferrante al cinema

Cultura | 12 aprile 2022
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Si resta piuttosto perplessi (ed anche un po' sconcertati) di fronte al tema dell’abbandono (per quanto non definitivo) dei figli da parte della madre, divenuti incaglio alla libertà d’amare (che si traduce nel tradimento del proprio coniuge, da cui si separerà) e alla carriera. E’ il tema portante de “La figlia oscura” dal romanzo omonimo di Elena Ferrante - regia dell’esordiente Maggie Gyllenhaal, nota attrice statunitense - che ne rivendica la legittimità e il coraggio della scelta “snaturata”, sottraendo alla maternità il felice ruolo naturale (o tale da sempre creduto), rappresentandola viceversa come groviglio doloroso di responsabilità castranti, rinunce, dolori…, da cui fuggire per realizzare se stessi. Lo fa la protagonista del film, la matura Leda, docente universitaria di anglistica - lodevole interpretazione di Olivia Colman e Jessie Buckley (Leda giovane) - lasciando marito e figlie, salvo poi tornare dopo tre anni, perché la raggiunta realizzazione professionale non è bastata a colmare il senso della sua vita. La donna rivive (molti anni dopo, durante una vacanza in un’isoletta greca) - a causa d’un incontro fortuito con una giovane madre (che si scoprirà anch’ella fedifraga e insoddisfatta) e la sua figlioletta - il passato tra oscuri sensi di colpa e consapevolezza di una temeraria scelta “contro natura”. Torna il tema dell’abbandono (prediletto dalla Ferrante), insieme a quello del rifiuto (momentaneo) della maternità in un film minimalista, introspettivo, conflittuale, a tratti disturbante e oscuro come il titolo, chiuso dall’ apotropaica sequenza finale in cui la donna, finalmente liberata, interloquisce al telefono con una delle figlie lontane con la gioia d’una madre che ha cancellato dal suo vissuto ogni residuale senso di colpa. Esagerata messe di candidature (soprattutto come miglior sceneggiatura non originale e miglior regista rivelazione) ai sovrabbondanti premi cinematografici sparsi nell’intero globo, qualcuno conquistato, come il Premio Osella alla Mostra Internazionale del Cinema di Venezia 2021.
 di Franco La Magna

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