Lo scippo conseguente del Pac alla Sicilia
La polemica che anima in questi giorni il ceto politico siciliano sullo “scippo” contenuto nella legge di stabilità ai danni della Sicilia, necessita di qualche chiarimento. Innanzitutto, nella stesura finale approvata dalla Camera dei deputati, l’intero disegno di legge è stato riarticolato in tre articoli: la decontribuzione (ex art. 12) è ora prevista nei commi 91 e 92 del primo articolo. Di che si tratta? Per finanziare per gli anni dal 2015 al 2018 la decontribuzione per i nuovi assunti si utilizzano le risorse PAC (piano azione e coesione) non utilizzate entro il 31 settembre 2014.
La cosa inaccettabile della norma è che sono risorse derivanti dall’abbattimento del cofinanziamento dei fondi strutturali 2007-2013. Dalle tre riprogrammazioni effettuate tra il 2011 e il 2013 si ricavarono poco meno di 12 miliardi di euro, destinati a programmi riservati alle amministrazioni nazionali ed alle regioni che scelsero di aderire (Calabria, Campania, Sardegna, Sicilia e Valle d’Aosta). Le risorse sono state utilizzate in modo assai differenziato tra le varie amministrazioni, come è ricavabile dalla tavola 14bis ricavata dall’ultimo monitoraggio che risale al dicembre 2013 (disponibile sul sito DPS). La Sicilia aveva a disposizione 1.984.868.364 milioni di euro di cui ha attivato solo 202.0521 milioni pari al 10,18% (tavola 13 fonte citata).
Ancora una volta, perciò l’isola è causa dei suoi mali e per questo farebbe bene a riflettere su come accelerare la spesa invece di ricorrere alla vecchia ed abusata polemica contro il “nemico esterno”. Nessuno di quanti stanno intervenendo in questi giorni, sembra cogliere il vero problema che risiede nel fatto che si utilizzano risorse destinate allo sviluppo e che avevano per legge una destinazione vincolata per finanziare uno strumento come la decontribuzione che non è scontato produca effetti positivi in una crisi di domanda nella quale le imprese non hanno stimoli ad assumere,dal momento che il mercato si presenta estremamente debole.
E’ un altro tassello della scelta scellerata, iniziata dal governo Monti, continuata da Letta e portata a livelli insopportabili da Renzi, , di utilizzare le risorse destinate allo sviluppo per operazioni di spesa ordinaria. Tra l’altro, per le ragioni che prima esponevo, è tutt’altro che scontato che la misura produca nuova occupazione e, come fece notare inascoltato l’onorevole Francesco Boccia, è il derelitto Sud che sta facendo solidarietà verso il resto del paese. Ciò che conferma l’assoluta incapacità del governo Renzi di comprendere che solo rimettendo il Mezzogiorno al centro di politiche industriali e di crescita innovative sarà un’uscita dalla crisi che eviti che la società italiana divenga più povera e più diseguale.
E’ questa una tra le principali rivendicazioni contenute nella piattaforma dello sciopero generale di Cgil e Uil indetto per il 12 dicembre. Mi permetto, infine, di consigliare che si eviti di confondere le acque chiamando in causa argomenti impropri. Il programma per i servizi di cura per anziani ed infanzia non è messo a rischio dalla legge di stabilità: è uno dei pochi del PAC che sta funzionando. Il problema, semmai, risiede nella difficoltà che i comuni stanno riscontrando nel formulare progetti finanziabili. Se alcune delle regole proposte dall’Autorità di gestione creano difficoltà, su di esse si intervenga , aprendo un confronto, anche attraverso il Comitato di indirizzo sorveglianza del programma, nel quale sono presenti tutti i soggetti interessati.
Il modo migliore di difendere le risorse PAC delle nostra regione è che la Sicilia, si metta con le carte in regola e ponga al governo nazionale non petizioni di principio, ma progetti cantierabili ed efficienza amministrativa. Ognuno dà i suoi numeri: alcune cifre sembrano prese dai numeri del lotto, altre hanno maggior riferimento alla realtà. Credo di fare cosa utile alla trasparenza della discussione pubblicando (è materiale reperibile su Internet) le due tabelle sull’avanzamento della spesa e sul ritardo delle amministrazioni. Proviamo a partire da questi dati della realtà, invece di alzare il vecchio insopportabile muro del pianto?
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