Il ricordo di Pio e Rosario: “La legge antimafia va difesa e potenziata”

Società | 30 aprile 2025
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Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ricorda Pio La Torre e Rosario Di Salvo, impegnati nella “costruzione di una società libera dal giogo mafioso e in cui a prevalere sia la legalità”. Il messaggio del capo dello Stato apre il quarantatreesimo anniversario del delitto che, dopo la commemorazione in via Li Muli davanti alla targa che ricorda l’agguato, ha vissuto il suo momento centrale e pieno di emozioni all’istituto tecnico Vittorio Emanuele III con il coordinamento di Lidia Tilotta, giornalista della Rai. Nell’aula magna della scuola c’erano gli studenti ma anche tanti rappresentanti delle istituzioni – dal sindaco Roberto Lagalla al prefetto Massimo Mariani – e poi testimoni, magistrati, amici e compagni di La Torre. E c’erano anche i ragazzi della scuola Ragusa Moleti che hanno messo in scena un brano teatrale molto applaudito, “Il tempo dei giusti e degli onesti”. La recita ha ricostruito in modo coinvolgente e suggestivo le tappe più significative della vita e dell’impegno politico del deputato del Pci a cui si deve la legge antimafia che introduce il reato di associazione mafiosa e aggredisce i patrimoni di cosa nostra.
Ma oggi, è la denuncia di Franco La Torre figlio di Pio, la mafia non è in cima all’agenda politica. “Non lo è mai stata, tranne in quei momenti – ha detto – che hanno insanguinato la storia di questo paese. Dopo le stragi del 92 e 93 la mafia si è immersa nuovamente, lavora sotto traccia, sperando nell’indifferenza e nelle difficoltà a comprenderne le caratteristiche. Ed è quello che sta avvenendo da un po' di tempo”. Sulla stessa linea l’intervento di Tiziana Di Salvo, la figlia di Rosario che nella vita è astrofisica.
Il valore delle norme volute da La Torre è stato al centro delle testimonianze, tra gli altri, di Pietro Grasso, del presidente della commissione regionale antimafia, Antonello Cracolici, del presidente emerito del centro studi Vito Lo Monaco e del presidente attuale Emilio Miceli. Da loro è venuta una riflessione sui tre temi predominanti della battaglia politica di Pio: le lotte contadine per la terra, la pace, l'antimafia. Grasso, prima di essere stato presidente del Senato, è stato giudice del maxiprocesso concluso con la condanna del ghota di cosa nostra. E senza quelle norme volute da La Torre, ha sottolineato Miceli, quel processo e quelle condanne non ci sarebbero stati. Per questo, è la conclusione di Cracolici, vanno difese e anzi potenziate. Anche per coerenza con la visione strategica di La Torre che “ha trasformato la conoscenza in strumento di contrasto alla mafia”. Ci vorrebbero tanti La Torre, secondo Cracolici. Oggi ci sono invece disegni di legge, depositati in Parlamento, che “attendono di essere votati per cancellare la strumentazione che La Torre ha messo in campo”. Ma attenzione a guardare alla mafia come un fenomeno del passato: "Cosa nostra è tornata a essere attrattiva con una cultura improntata all'uso disinvolto delle armi, alla sopraffazione e alla violenza".


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