Israele muore a Gaza

Società | 29 maggio 2025
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Lo stato di Israele sta morendo nella Striscia di Gaza. Muore nella considerazione dell’intero consesso mondiale. Muore nel cuore di tutti coloro che non hanno rinunciato al più elementare concetto di umanità. Israele che affama è se possibile ancora più esecrabile di Israele che bombarda e rade al suolo.
Nemesi della storia: il popolo-emblema del genocidio nazista nella Seconda guerra mondiale diventa a sua volta nazista se non nella forma certamente nella sostanza, nei comportamenti. In fatto di disumanità raggiunta nelle inenarrabili sofferenze inflitte alla popolazione di Gaza – massacrata, affamata, assetata, sballottata da un angolo all’altro di un fazzoletto di terra dove non esiste né essenziale per sopravvivere né riparo – Israele sta facendo a gara con il genocidio patito dai padri ad opera di Hitler e dei suoi scherani. E in certi picchi e stragi lo sta persino superando quanto ad infamia indelebile.
Non ci vengano ad accusare – come fanno ad arte di consueto – che se critichiamo questa efferata vendetta senza precedenti siamo “antisemiti”. Non lo siamo. Da una vita intera siamo dalla parte di Israele, anche quando militando nell’area di centrosinistra questa difesa senza se e senza ma del diritto di Israele ad esistere lì dove è non sempre si è rivelato esercizio facile o compreso. Ma è appunto per questo essere dalla parte di Israele che le nostre parole non temono etichettature, strumentalizzazioni, non temono di essere additate come antisemite o antiebraiche. Non lo sono. Quando si oltrepassa ogni misura, quando si trasforma una reazione ad un massacro (ci riferiamo naturalmente al “pogrom” perpetrato da Hamas il 7 ottobre 2023 con i suoi 1.194 israeliani uccisi e circa 250 rapiti) in un massacro 45 volte più letale i distinguo e le sottigliezze da dibattito televisivo non hanno più senso. Torneremo sui numeri perché è importante.

Rappresaglia in nome della “sicurezza”

Prima però soffermiamoci su di un punto: potremmo discutere a lungo se si tratti a Gaza di genocidio o meno. Tecnicamente a nostro avviso non lo è: genocidio significa sterminio programmato di un intero popolo, di una intera nazione, di milioni di uomini e donne. Come avvenuto per i bisnonni e nonni dei macellai di Gaza in Europa nel 1939-1945 ad opera dei tedeschi. E come avvenuto per gli armeni ad opera dei turchi nel 1915. Tecnicamente a Gaza va in scena piuttosto la cosiddetta “pulizia etnica”. Avallata da quel bambinone che siede alla Casa Bianca a Washington che intenderebbe realizzare nella Striscia di Gaza una “riviera” mediterranea, una sorta di Costa Azzurra o Costa Smeralda del futuro. Spostando altrove (in Libia? in altri paesi mediorientali? in Africa centrale e meridionale?) milioni di profughi di Gaza come fossero figurine del gioco del monopoli.
Israele ha raso al suolo un’intera regione, ha autodistrutto la sua dignità e ridotto in briciole l’altrui considerazione come stato ma non ha raggiunto alcun obiettivo. Non ha vinto né la sua guerra contro Hamas né la sua rappresaglia, non ha riportato a casa che una piccola parte degli ostaggi del 7 ottobre 2023 sopravvissuti a ferite, torture, prevedibili stupri e bombardamenti da fuoco amico. Sì, rappresaglia. Chiamiamo le cose con il loro nome. Ancora una volta un confronto con l’infamia storica dei nazisti: 10 partigiani uccisi per ogni soldato tedesco ucciso. A Gaza ora i numeri dicono: 54.000 morti. Ossia 45 palestinesi dilaniati da tonnellate di bombe per ogni israeliano ucciso il 7 ottobre 2023 dai tagliagole di Hamas. Ma Hamas era ed è una cricca mafiosa e criminale di fanatici terroristi. Israele è uno stato finora democratico, con le sue leggi, i suoi ordinamenti, le sue regole, la sua morale pubblica. Uno stato non può abbassarsi ad agire come una milizia di terroristi armati dall’Iran. Così alla fine la popolazione di Gaza è divenuta ostaggio sia di Hamas (che ha provocato Israele per stanarlo e collassarlo, consapevole della reazione che avrebbe avuto, sebbene attesa non così atroce e definitiva) sia del pugno di ferro senza dignità di Israele, senza distinzione tra miliziani e popolazione civile. Risultato: non cercate l’inferno in chissà quale descrizione dantesca. L’inferno esiste non dove ci hanno insegnato ma sulla terra, a Gaza. Così come in tutte le altre parti del mondo dove si infierisce contro la popolazione civile inerme. I sedicimila o diciannovemila bambini (secondo le fonti) morti di Gaza resteranno come macchia incancellabile sulla storia e sulla coscienza del popolo ebraico e della religione ebraica nei secoli dei secoli. L’avere affamato oltre due milioni di persone nella Striscia di Gaza resterà una macchia indelebile nella storia e sulla coscienza del popolo ebraico e della religione ebraica nei secoli dei secoli. E non servirà davvero ad accampare attenuanti nessuna giustificazione nel nome della “sicurezza” o della “sopravvivenza” di Israele. Non basteranno dieci, cento generazioni per scalfire l’abisso di odio tra israeliani e palestinesi.
Chiediamo ai piloti dei caccia-bombardieri con la stella di Davide che martellano Gaza con i loro raid da oltre seicento giorni: vi sentite a posto con la vostra coscienza, con i vostri principi morali? non vi sentite dei vermi? come potete guardare negli occhi i vostri figli, se ne avete, quando tornate a casa dalle vostre missioni di morte che altro non sono se non assassinii di donne, vecchi, bambini indifesi? come potete dormire la notte se per uccidere un “terrorista” di Hamas sterminate cinquanta persone di tutte le età e le definite solo “danni collaterali”? che piloti e militari siete a duellare non contro caccia-bombardieri nemici ma a fare il tiro a bersaglio su migliaia di vittime indifese e inermi?

Perché tace la comunità ebraica italiana?

Chiediamo alla influente e radicata comunità ebraica italiana: alcune settimane fa la comunità ebraica britannica ha firmato un rovente documento inviato al primo ministro dalle mani insanguinate – sotto processo per corruzioni varie – che governa Israele manifestando sofferenza e disagio e chiedendogli di porre fine a questo aberrante massacro. Perché la comunità ebraica italiana tace e non fa altrettanto? Se si è passata ogni misura – e da tempo – non è più tempo di tacere. Tacere significa condividere o, quanto meno, lasciare fare. O essere indifferenti. Dove è finita la vostra coscienza civile, la vostra umanità, la vostra rettitudine di israeliti e di italiani?
Il dato di fatto è purtroppo quello che nessuno di noi avrebbe voluto: sta vincendo Hamas (a cui nulla importava della vita di decine o centinaia di migliaia di palestinesi di Gaza utilizzati come scudi umani) che ha pianificato a tavolino e provocato la reazione di Israele con la convinzione che quella reazione lo avrebbe condannato nel mondo e nel giudizio di tutte le popolazioni del globo, del nord e del sud, dell’oriente e dell’occidente. Ogni capo di stato con che spirito stringerà più la mano grondante sangue di innocenti di Netanyahu? Netanyahu si sta rivelando il più tragico nemico di Israele. Nel mondo – dai bambini, agli adulti, agli anziani – che opinione si avrà nei decenni a venire persino dell’ebreo più pacifico e ostile a Netanyahu? Si farà di tutte le erbe un fascio. Si passerà dalla secolare accusa di deicidio ad un’altra secolare accusa di infanticidio. Per colpa del criminale di guerra Bibi Netanyahu e dei suoi pretoriani assassini continuerà la secolare maledizione nel mondo di cui sono vittime gli ebrei. È proprio vero ed è terribile ammetterlo: ha vinto Hamas. Decapitata. Falcidiata nei suoi ranghi. Ma ha vinto Hamas. Israele – potente, tecnologicamente super-avanzato, super-armato – distrugge tutto ed avanza con i suoi tank. Ma si sta solo autodistruggendo.
 di Pino Scorciapino

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