Il record truffaldino della Sicilia in Europa

21 febbraio 2014
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La Relazione annuale al Parlamento della sezione di controllo della Corte dei Conti per gli affari comunitari ed internazionali ha attirato l'attenzione dei media soprattutto per i dati relativi alla diffusione delle truffe ai danni dell'Unione. Essa contiene invece informazioni sullo stato dei rapporti finanziari tra Italia ed Unione rilevanti anche rispetto alla discussione in corso sull'utilizzo dei fondi europei. Perciò costituisce un documento di indubbia utilità anche nella prospettiva del nuovo ciclo di programmazione 2014-2020 per il quale è in corso di definizione l'accordo di partenariato, cioè lo strumento deputato a delineare la strategia di programmazione e dovranno essere approvati i programmi operativi nazionale e regionali. Se ne discute a volte a sproposito, perché grande resta l'ignoranza dei regolamenti europei e la politica tende a parlarne solo in relazione all'acquisizione di risorse da distribuire a territori e clientele piuttosto che come occasione di programmazione dello sviluppo. Mi ha colpito positivamente che dalla Conferenza Episcopale siciliana sia giunto un monito sul silenzio che circonda la costruzione del programma operativo regionale che avrebbe invece dovuto rappresentare l'occasione di un partenariato sociale ed economico largo e consapevole La Relazione ha tra i suoi aspetti più interessanti l'analisi puntuale dei complessi meccanismi di regolazione finanziaria tra Bruxelles e gli stati membri. L'importo delle spese UE nell'esercizio 2012 ammonta a 138.633 milioni di euro, impegnati per il 34% per l'agricoltura cui va aggiunto l'11,5% per sviluppo rurale ambiente pesca e salute, per il 31% nelle politica regionale energia e trasporti, per il 9.1% nella ricerca , per il 9% in occupazione e affari sociali, per il 4,8% per le relazioni esterne e gli aiuti all'allargamento. L'Italia è contribuente netto, cioè versa all'Europa più di quanto riceva. Nel 2012 l'Italia ha versato 16,4 miliardi di risorse proprie, un importo che rappresenta il massimo storico nel settennio 2006-2012. Gli accrediti ricevuti dall'Italia hanno raggiunto la somma complessiva di 10,7 miliardi, un dato positivo in quanto rappresenta un aumento del 14,7% rispetto all'esercizio precedente. Ciò non ostante gli importi dei versamenti italiani a favore del bilancio comunitario, a titolo di risorse proprie, continuano a superare in modo significativo le quote di finanziamenti assegnate al nostro paese, con un saldo negativo per l'Italia pari a 5,7 miliardi di euro. Nei primi tre trimestri del 2013 l'Unione ha accreditato all'Italia un totale di 9.318 milioni di euro così suddivisi: il 44,8% al FEAGA (agricoltura), il 32,1% al FESR (sviluppo regionale), Il 10% al FSE ( tutela occupazione), il 10,6% Al FEASR (sviluppo rurale), lo 0,7% allo strumento per le politiche della pesca e l'1,8% per altre risorse. Per il nostro paese, quindi, la grande maggioranza delle risorse europee si distribuisce tra le politiche agricole e di sviluppo rurale e le politiche di coesione, mentre scarsa è la presenza di altre voci, ad esempio quella relativa alla ricerca. Nel secondo capitolo della Relazione, dedicato alla politica di coesione socio-economica, sono presenti riflessioni di significativo interesse. Innanzitutto la conferma del ritardo nell'utilizzo dei fondi, particolarmente accentuato nelle aree dell'obiettivo convergenza: al 30 giugno 2013 l'attuazione finanziaria del FESR per le regioni meno sviluppate era pari al 35%, a fronte del 49,8% del FSE. In termini assoluti il confronto tra il dato del 31 dicembre 2012 e quello del 30 giugno 2013 registrava un progresso di appena 1,7 miliardi di euro, frutto in gran parte dell'accelerazione consentita dal piano azione coesione. In realtà i dati della Corte vanno aggiornati alla luce del monitoraggio del ministro della coesione da cui risulta la spesa certificata al 31 dicembre scorso. Rimando al sito per la tabella complessiva, mentre mi pare utile riportare nella tabella che segue i dati per la Sicilia.

Tabella 1
Ministro della coesione Spesa certificata
Esecuzione del bilancio comunitario - Programmazione 2007/2013
Risultato al 31 dicembre 2013 del Por Sicilia


Risorse
programmate
Importo
cumulato
scadenza
di cui UE % Spesa
certificata
%
FESR 4.359,7 1.405,6 1.054,2 32,2 1.229,9 37,6
FES 1.632,3 1.405,6 1.054,2 32,2 1.229,9 37,6

Anche la nostra Regione ha partecipato al generale miglioramento della capacità di spesa dei fondi strutturali che è stata consentita soprattutto dall'abbattimento della quota di cofinanziamento nazionale e dalla destinazione a nuove scelte di investimento in funzione anticiclica delle risorse così sottratte alle rigide regole della programmazione comunitaria; con l'ulteriore risultato, essendosi determinata una riduzione della dimensione dei programmi, di una notevole diminuzione del rischio di disimpegno di risorse comunitarie. Per quanto riguarda il dato nazionale, la maggior mobilitazione di risorse che la Corte dei Conti quantifica allo scorso giugno a 1,7 miliardi, supera i due miliardi alla fine dell'anno secondo i dati ministeriali. L'altro elemento da notare è che l'attuazione finanziaria del FSE appare più avanzata di quella del FESR e ha subito riduzioni per disimpegni (cioè restituzione a Bruxelles di risorse non spese) minori di quelle riscontrate per il fondo di sviluppo regionale. A mio avviso, tale miglior risultato è prodotto da un lato dalla maggiore presenza e capacità di spesa soprattutto nel FSE delle regioni competitività (79,5% il rapporto tra impegni e pagamenti al 31/12/2012), dall'altro dal miglioramento del tasso di utilizzo nelle regioni di convergenza, come è riscontrabile anche per la Sicilia dalla tabella qui sopra. Vengo, infine, al capitolo IV, che si occupa delle frodi a danno del bilancio dell'Unione, per sottolineare che i programmi maggiormente interessati da irregolarità sono quelli regionali. Tra di essi il 94,2% si riscontra nelle regioni meridionali. In Sicilia la spesa irregolare ammonta a ben 148,5 milioni di euro, in special modo concentrata sul FESR con 147,3 milioni. Nettamente inferiore sono le irregolarità nell'utilizzo del FSE che in Sicilia ammonta tuttavia ad un milione di euro, dato superato solo dal Veneto. La Sicilia è la regione che ha la percentuale assolutamente maggiore di irregolarità, pari a circa il 90%, se si fa mente al totale del Sud che ammonta a 182, 786 milioni di euro.

Tabella 2
Irregolarità e frodi in Sicilia per fondo
Comunicazioni 2012
Spesa irregolare

FESR FSE FEAOG-O SFOP FEP FEAGA
FEASR
TOTALE
147320625 1021751 232119 - - - 148574495

Ridurre il tasso abnorme di irregolarità e concentrare attorno a progetti significativi per la crescita economica e sociale i circa 10 miliardi di cui la Sicilia disporrà per il 2014-2020: questa è la scommessa per uscire dalla crisi che sta distruggendo il tessuto economico ed impoverendo le famiglie della nostra isola. L'argomento ha una dimensione centrale per il futuro della Sicilia ma Assemblea Regionale e Governo non sembrano coglierne pienamente l'importanza. Avremo modo di occuparcene di nuovo, perché si tratta delle uniche risorse che la Sicilia avrà disponibili per i prossimi anni: sprecarle sarebbe un delitto.

Franco Garufi



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