Immigrazione, un dramma che deve interessare la politica
Ormai il degrado sociale e istituzionale del nostro Paese sembra non possa arrestarsi, soprattutto perché questa infinita fase di transizione politica non riesce ad evolvere in una condizione di normalità, come si è potuto verificare nei giorni scorsi con la solita, tragicomica piroetta di Berlusconi – insieme simbolo e tra gli artefici fondamentali di questo degrado – nella vicenda dell’annunciato, e poi sconfessato, ritiro della fiducia al Governo di Enrico Letta.
Ma, intanto, l’intera vita pubblica italiana - comunque e al di là della recente ricomposizione del quadro politico nazionale nella conferma delle cosiddette larghe intese - rimane ostaggio dell’inadeguatezza complessiva della classe politica.
Infatti, dalla parte del centro-destra ormai si dimostra l’insostenibilità dell’appiattimento sugli interessi personali di un tanto insensato quanto pericoloso satrapo come Berlusconi, con gravi rischi di pericoloso trasformismo, mentre dalla parte del centro-sinistra, invece, non si riesce a costituire un polo di aggregazione tale da consentire all’intera area progressista del Paese di rappresentare una possibilità di svolta che, comunque si giudichi l’esperienza delle larghe intese, non è più rinviabile in un Paese che ormai si avvia a divenire una polveriera pronta a deflagrare irrimediabilmente.
In tutto questo, tra i tanti problemi che ruggiscono dentro la nostra società, c’è ormai da un tempo insostenibile quello rappresentato dal dramma dell’immigrazione che ormai non ci sono più parole per definirne le tragedie immani che si susseguono.
L’ennesima tragedia – forse quella con il maggiore numero di vittime accertate - consumatasi davanti alle coste di Lampedusa lo scorso 3 ottobre, dopo quella del ragusano di pochi giorni prima, è un nuovo capitolo di un massacro da tempo insostenibile.
Per questo non è più accettabile il rinvio di un cambio di passo urgentissimo sulle politiche dell’immigrazione, su scala europea, ma all’interno del quale, se l’Italia vuole avere le cosiddette carte in regola, deve partire dal superamento della nostra legge nazionale sull’immigrazione - la famigerata Bossi – Fini - che, innegabilmente, ha ingigantito il problema della clandestinità, con conseguenze drammatiche, ampiamente previste.
Sul piano interno si conferma l’insipienza dell’azione dei governi centrali e già il precedente Presidente del Consiglio Monti aveva annunciato il passaggio dall’emergenza ad un sistema ordinario di accoglienza con l’istituzione di tavoli regionali, presenti gli Enti Locali, che avrebbero dovuto razionalizzare le risorse destinate e attuare il monitoraggio degli immigrati presenti e dei percorsi di inserimento a loro dedicati.
Questi tavoli regionali, praticamente sono rimasti sulla carta e tutto il dispositivo di accoglienza è stato messo nelle mani dei singoli Prefetti e Questori che, oltre a non avere realizzato alcun coordinamento, hanno accentuato l’idea prevalentemente sicuritaria e militarizzata dell’accoglienza che già tanti danni ha fatto.
Ormai, sono frequentissime le denunce circostanziate delle associazioni umanitarie e di quelle che più specificatamente si occupano di immigrazione come l’Asgi Sicilia (Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione) di mancanza di requisiti minimi di trattamento umanitario nei vari centri di raccolta dalle denominazioni impronunciabili come Cara (Centri di accoglienza richiedenti asilo), Cie (Centri d’identificazione e di espulsione), Sprar (Sistema di protezione per richiedenti asilo), ma che ormai vedono spesso annullate le loro specificità da una continua emergenza che, nessuno vuole affrontare, anche risultando inadempienti rispetto a precisi obblighi imposti da Direttive europee.
Si continua a lanciare appelli all’Europa, ma senza preoccuparsi di fare quanto di propria competenza, non solo in termini di pronto intervento umanitario, ma anche di informazione ed assistenza legale.
Recentemente ha alzato la sua voce contro l’Italia anche l’ONU che, soprattutto a proposito di tratta e sfruttamento degli immigrati, per bocca della relatrice speciale sul traffico degli esseri umani, Joy Ngozi Ezeilo, ha censurato le inadempienze italiane davanti a Istituzioni locali e Organizzazioni non governative in diverse città del Paese, compreso il Capoluogo siciliano, Palermo.
Ma qual’é la situazione in una regione come la Sicilia dove l’evidente esposizione geografica ai fenomeni di immigrazione – richiederebbe un impegno straordinario da parte di tutte le istituzioni, compresa la Specialissima Regione Siciliana, amministrata da una compagine che dovrebbe mostrare particolare sensibilità su questi temi umanitari?
Intanto, va detto che, nonostante le dichiarazioni solitamente roboanti del Governatore Crocetta, la Regione Siciliana non si è ancora dotata di una Legge regionale sull’immigrazione e, in buona compagnia con Lombardia ed altre Regioni di tutte le aree del Paese, risulta assente da quella fase di transizione, illustrata prima, dall’emergenza alla gestione ordinaria del fenomeno dell’immigrazione, nelle varie fattispecie.
Anche in Sicilia, infatti, il tavolo regionale previsto è praticamente inesistente e quindi, in assenza di un coordinamento interistituzionale, vige un sistema emergenziale, nella sostanza affidato ai Prefetti e senza la possibilità di affrontare alcuni dei nodi strutturali su temi particolarmente scottanti come quello dei minori stranieri non accompagnati e dei rifugiati richiedenti asilo per ragioni umanitarie.
In questa cornice non ci si può certo sorprendere se le strutture vivono nel caos con l’Umberto I di Siracusa che non si sa cos’è, mentre proliferano sinistramente dei cosiddetti Centri informali di prima accoglienza - all’interno del mercato ittico di Porto Palo di Capo Passero, dentro l’area portuale di Porto Empedocle e a Catania, prima nell’ex scuola Andrea Doria e poi in un Palazzetto dello Sport – dove spesso le norme e le procedure non sono nemmeno considerate.
Su questi Centri informali le associazioni per i diritti degli immigrati, tra queste l’Asgi , denunciano che sono strutture che, oltre a rappresentare il disinteresse istituzionale ad un sistema razionale di accoglienza, diventano sempre più luoghi in cui i diritti e le libertà personali degli immigrati possono essere ristretti gravemente in base a semplici criteri di discrezionalità della Polizia, in sostanziale assenza di un controllo democratico e competente di organismi di garanzia, sia istituzionali che di natura associativa e umanitaria.
Sulla mega -struttura del Cara di Mineo, presentata tempo fa come una soluzione importante per l’accoglienza siciliana, le associazioni dicono, senza mezzi termini, che va chiusa perché ormai ingovernabile.
Insomma, un quadro desolante fatto di incuria e indisponibilità ad affrontare seriamente e razionalmente il tema dell’emergenza immigrazione, tanto cara a settori influenti delle forze politiche e sociali del Paese.
In questo senso e a proposito dell’impegno dovuto del Governo della Regione Siciliana, lascia più che perplessi apprendere dall’Asgi Sicilia che un pacchetto di proposte presentate al Presidente Crocetta all’inizio dell’estate è stato totalmente ignorato.
Eppure si chiedano provvedimenti importanti come l’approvazione di una Legge regionale sull’immigrazione, con adeguate previsioni di bilancio, l’istituzioni del tavolo regionale di coordinamento interistituzionale per affrontare tutte le questioni legate alle strutture di accoglienza e alla dovuta garanzia dei diritti politici dei migranti.
Purtroppo, ancora una volta da parte del Governo regionale, oltre agli annunci roboanti e alle iniziative sterilmente mediatiche del suo Presidente, seguono silenzi ambigui e scarico di responsabilità, talvolta, oltre che infondate, abbastanza spregiudicate.
Insomma, per No Muos come per l’Emergenza immigrati Crocetta docet, ma non fa e, soprattutto, alza polveroni per allontanare verso altri ogni responsabilità, come ogni vero “unto del Signore”, qualunque sia la sua collocazione politica.
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