La crisi del Mercato di Vittoria e il freno all’agricoltura siciliana
Da alcuni giorni un gruppo di serricoltori di Vittoria del “Comitato produttori in rivolta”, guidato da Ciccio Aiello, ha ripreso la protesta contro l’attuale funzionamento del Mercato alla produzione della città. L’iniziativa, al di là delle polemiche locali, mette in luce un grande problema, quello del ruolo di quel Mercato che può essere considerato un paradigma dello sviluppo, non solo agricolo, della Sicilia.
L’area serricola regionale, distribuita nelle provincie di Rg, Sr, Cl, Ag, Tp, è ancora una delle più estese e importanti dell’Italia con circa 8000 ha di superficie e 382 mila tn di prodotti, pur dopo il ridimensionamento subito a causa della crisi economica del sistema Italia. È diminuito soprattutto il numero delle aziende medie disastrate dall’aumento dei costi dei fattori della produzione, dal calo dei prezzi di vendita all’origine e dei consumi delle famiglie italiane che hanno ridotto la spesa per frutta e verdura fresca per le note difficoltà di bilancio e per l’aumento dei prezzi al consumo nonostante il loro calo all’origine.
A Vittoria e nella provincia di Rg negli anni cinquanta è nata la moderna serricoltura per merito di un gruppo di contadini pionieri che sono riusciti a mettere in produzione la piana e le dune della fascia costiera (con qualche danno ambientale irreversibile) creando lavoro e ricchezza per loro stessi e tanti altri, trasformando la società e l’economia di un’intera zona liberandole dalla sottomissione alla vecchia proprietà agraria nella quale essi erano stati braccianti o compartecipanti. Quella trasformazione agraria per opera dei contadini, mentre falliva la Riforma agraria nel resto della Sicilia, ha segnato l’emancipazione sociale e politica di quell’area diventando esempio per tutta l’isola. Il processo sul piano politico fu guidato dal Pci e dal Sindacato che fecero delle lotte dei serricoltori la bandiera di un modernizzazione democratica dell’isola e del Meridione alternativa alla logica delle cattedrali nel deserto dello sviluppo industriale calato dall’alto e oggi seppellite definitivamente dalla crisi globale del capitalismo finanziario.
Oggi l’area serricola siciliana e meridionale, alle prese con la globalizzazione del mercato e col dominio della Grande Distribuzione Organizzata (GDO), stanno subendo una rapida trasformazione con un rafforzamento del ruolo delle grandi aziende capitalistiche moderne direttamente collegate alla GDO e capaci di assorbire quelle aziende medie cedute dai titolari che sono tornati, come i loro nonni, a fare i braccianti o i compartecipanti. Tra le piccole aziende, hanno saputo resistere, innovarsi e crescere quelle che hanno utilizzato solo il lavoro familiare per produzioni di qualità e di nicchia. A Rg, dove insiste il 26% di tutte le aziende con colture protette, è allocato il maggior numero di aziende agricole che hanno computer e altre attrezzature informatiche ( una media del 6% rispetto al 3,5% a livello nazionale).
Allora dove stanno i nodi?
Nell’attuale struttura di commercializzazione, nella debolezza di ricerca pubblica per l’innovazione di prodotto e di filiera( solo l’0,9 del PIL), nell’assenza di una visione strategica di un nuovo sviluppo della Sicilia e del Meridione ecocompatibile e autosostenibile inserito nella logica geoeconomica euromediterranea.
In questo quadro, tratteggiato sommariamente, si colloca la questione del Mercato di Vittoria, uno dei grandi mercati alla produzione del Paese. Oggi il Comune ha affidato il compito di rilanciarlo a una società privata, rinunciando così alla gestione diretta; i concessionari che dovrebbero mediare tra produttori e Gdo sono essi stessi commercianti in collegamento con la stessa; l’attuale funzionamento non riesce a tutelare la tracciabilità dell’origine del prodotto che tranquillamente può essere mescolato con quello proveniente da altre aree, anche extraeuropee; l’informatizzazione del mercato è sottoutilizzata, i pannelli luminosi che dovrebbero dare conto dei prezzi all’origine in tempi reali sono spenti; le medie mercuriali sono formulate in base al prezzo prevalente e non alla media dei prezzi reali, cioè escludendo i prezzi più alti a danno dei produttori. Questi ultimi che non hanno più aiuti diretti dall’Ue, scontano l’aumento dei costi di produzione (solo la plastica è è aumentata di 3/4 volte, le piantine da 0,10 a 0,50 l’una sino a1 euro per quelle innestate).
Tutto ciò meriterebbe una maggiore attenzione economica e politica considerato che le colture orticole della Sicilia sono il 13% di quelle nazionali e rappresentano il 23% di tutta la plv regionale. Peso rilevante, dunque, sul piano economico e sociale, senza valutare quello dell’economia criminale nei trasporti, nel traffico delle pedane, degli imballaggi, nel controllo del lavoro nero soprattutto degli immigrati. Quest’ultimi, moderni schiavi, tendono a emanciparsi cercando di gestire in proprio piccole aziende che rilevano facendo i compartecipanti come hanno fatto i braccianti vittoriesi negli anni cinquanta, ma essendo in nero vendono in nero alimentando un circuito gestito da centri di condizionamento poco scrupolosi e disponibili all’illegalità che danneggiano i produttori e il settore.
Eppure il settore potrà essere ancora una volta un volano e un campione positivo di sviluppo auto sostenuto.
Tra i tanti esempi positivi voglio citare il progetto della Cooperativa Agroverde di Gela che sta realizzando un Polo serricolo agro energetico su una superficie di 230 ha di terreno incolto con 120ha di serre che con impianti di cogenerazione e fotovoltaico produrranno da fonti rinnovabili 80MW di energia elettrica nonché energia termica e CO2 destinata alle serre per produrre tutto l’anno con il doppio delle attuali rese per mq. I sistema produttivo misto energetico e agricolo previsto renderà competitiva la produzione orticola sul mercato globale migliorando gli standard qualitativi e accrescerà il potere contrattuale verso la GDO potendo disporre una programmazione produttiva per dodici mesi.
Un dibattito politico, non tecnico, su queste nuove prospettive di sviluppo non arricchirebbe anche il dibattito interno ai partiti compreso il Pd perché consentirebbe loro di definire programmi ma anche identità senza attendere l’esplosione dei movimenti spontanei? La domanda retorica naturalmente va rivolta anche alle organizzazioni professionali e sociali senza il cui impegno sarà difficile tracciare una strategia.
Infine, molti giovani sono subentrati nella gestione delle aziende dei loro vecchi grazie alla prospettiva dell’incentivo europeo all’imprenditoria giovanile, ma si sono subito trovati di fronte all’indisponibilità delle banche ad anticipare i capitali per gli investimenti,ai fornitori di plastica, piantine, concimi che vogliono essere pagati alla consegna temendo la cattiva fine della campagna agraria, cosicché solo chi dispone di capitali iniziali può investire nel settore, gli altri rimarranno prigionieri dell’attuale gabbia dove pesa la frantumazione delle aziende e la subordinazione ai poteri forti del mercato. Le associazioni dei produttori vendono appena il 23% della produzione, il 56 % è ceduto dai produttori alle imprese commerciali.
Il Mercato di Vittoria dovrebbe diventare la piattaforma della produzione della zona cioè essere in grado di condizionare il prodotto locale per cederlo alla GDO del mercato globale. Oggi il consumatore siciliano compra il ciliegino prodotto a Pachino condizionato nelle piattaforme del centro nord, risultato 0.10 al produttore 1,50/ 2 euro al consumatore. Polo chimico di Gela o SR o Fiat di Termini o Milazzo o Cantieri navali di Palermo, Mercato di Vittoria sono i nodi da sciogliere con politiche industriali e agroalimentari nuove da realizzare e non da annunciare a ogni campagna elettorale cioè con governi che fanno una buona politica.
Ultimi articoli
Carnevale stritolato dall’abbraccio mortale tra la mafia e la Dc
La libertà di stampa arretra in Italia
Un canto per la libertà delle donne afghane
Sicilia 1943, guerra
e desiderio di paceLe ragioni dell’antimafia presidio delle norme volute da Pio La Torre
Mattarella: cercavano la libertà dalla mafia
Progetto politico eversivo dietro al delitto
Il ricordo di Pio e Rosario: “La legge antimafia va difesa e potenziata”
I miti oscuri e il branco tra valori intossicati
Il Centro Pio La Torre in una nuova sede “L’impegno continua”