La mafia è presente, lo Stato non sempre
Parafrasando Cicerone potremmo dire: “Usque tandem expetare”? Fino a quando dobbiamo attendere per vedere ricostituita e insediata la Commissione Parlamentare Antimafia nazionale, visto l’incalzare delle mafie? È la domanda che rivolgiamo direttamente al Presidente del Consiglio, ai Presidenti delle Camere e dei gruppi parlamentari.
Persino le istituzioni europee, dal Parlamento europeo all’Europol, si sono posti la necessità di analizzare la mutazione delle organizzazioni mafiose, nell’era della finanza globalizzata, capaci di condizionare la vita democratica e influenzare le scelte politiche ed economiche dei governi. Per la prima volta il rapporto 2013 dell’Europol è dedicato a questo argomento ritenuto, a ragione, lesivo dell’economia di libero scambio e della convivenza civile. Dal narcotraffico all’ecomafie, dalla corruzione allo stretto rapporto tra ambienti politici, mafiosi e affaristici, corre un filo nero che lega il potere delle mafie a componenti, non insignificanti, della finanza, dell’economia e della politica.
Studiare, con i poteri di inchiesta dei quali potrà disporre la futura Commissione, le trasformazioni e le estensioni dei fenomeni corruttivi e mafiosi significa predisporre le contromisure democratiche. Parlare di mafie non è parlare di altro, esse sono un aspetto della crisi del Paese e della finanziarizzazione del capitalismo. La stessa diffusione dei dati delle precedenti Commissioni parlamentari creerebbe un supporto conoscitivo per i media, gli studiosi e la stessa opinione pubblica e favorirebbe il ripudio delle mafie. È per tale motivo che ci siamo permessi, senza ancora ottenere risposta, di sollecitare gli attuali presidenti della Camera e del Senato ad autorizzare gli uffici della Commissione Antimafia a rendere disponibile sul Portale Pio La Torre, inaugurato l’anno scorso alla presenza del Capo dello Stato e gestito dall’Archivio Storico della Camera in accordo con le presidenze delle Camere e dal Centro Studi La Torre, tutti gli atti pubblici delle Commissioni d’inchiesta antimafia per consentire la reale fruizione di una banca dati unica al mondo e accessibile a tutti.
Nel frattempo attendiamo anche la nomina del nuovo Procuratore nazionale antimafia, sollecitata recentemente dal Presidente della Repubblica, preoccupati di un’ulteriore vacatio.
Infine abbiamo, con grande stupore, registrato le diverse ostruzionistiche proposte per rallentare la modifica dell’art. 416 ter per rendere punibile il reato di scambio sollecitata anche dai più recenti scandali di corruzione politico-mafiosa che hanno portato ad arresti e condanne di rappresentanti politici e scioglimenti di assemblee elettive. Accogliamo quindi con piacere il risultato esitato dalla Commissione giustizia, che ora vedremo in aula. Se a tutto ciò aggiungiamo le proposte inevase di modifica del Codice delle misure di prevenzione personali e patrimoniale e della legge anticorruzione elaborate dal fronte antimafia abbiano un quadro certamente non confortante di impegno antimafia dell’attuale classe dirigente politica. Comprendiamo bene che le complessità della crisi economica e sociale, le difficoltà implicite del quadro politico attuale attraggono maggiore attenzione, ma crisi economica, crisi istituzionale e aggressione ai sistemi delle lobby segrete, dei poteri forti e delle mafie non sono scindibili. Per essere risolte occorre una visione d’insieme sul cambiamento e sul futuro di un’Europa libera da ogni mafia.
È urgente che Governo e Parlamento definiscano nell’agenda politica i tempi e gli iter legislativi e amministrativi perché la crisi globale si trascina l’internazionalizzazione delle mafie e la loro rinnovata prosperità. Risolvere la prima significa colpire la seconda espropriandola sia delle ricchezze accumulate che del loro potere antidemocratico. In tal caso occorre adeguare la legislazione italiana, ma anche quella europea e istituzionale. Nell’Unione Europea pervenire in tempi brevi a definizioni legislative univoche del reato di mafia, di corruzione, di riciclaggio e auto riciclaggio e all’istituzione di una Procura antimafia europea indicherebbe una concreta scelta verso l’impegno anticorruttivo e antimafioso e il rafforzamento della democrazia.
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