La necessaria politica dell’accoglienza

Il voto di fiducia al Governo Letta si era concluso da poco, quando è scoppiata la tragedia di Lampedusa. Essa sconvolge la coscienza di ognuno di noi e urla al mondo l’urgenza che i conflitti civili, le guerre, gli effetti della crisi economica globale siano affrontate, dopo la commozione, con misure concrete.
Governi nazionali, Ue, Onu, le grandi potenze del G20 hanno l’obbligo morale e politico di porre fine ai conflitti e di garantire uno sviluppo planetario equilibrato e rispettoso dei diritti dei singoli, dei popoli e delle risorse ambientali.
Il Presidente Letta, che nel suo forte discorso alle Camere, ha rivendicato, come fondamento ineludibile per un buon governo del Paese, il rispetto della legalità, in tutte le sue declinazioni, ora avrà l’occasione di intervenire subito per rimuovere ostacoli amministrativi e vincoli giuridici di competenza nazionale diventate concause delle inefficienti politiche di accoglienza dei migranti.
Potrà battersi per una politica europea di accoglienza e d’intervento attivo con una politica estera mirata a spegnere ogni focolaio di guerra e di conflitto civile.
Su tutta l’area del Mediterraneo, dall’Africa al Medio Oriente, dalla Siria all’Egitto, dal Maghreb e all’Africa sub sahariana, le guerre, l’instabilità politica, governi dispotici e gli effetti della crisi globale, più catastrofici che in Europa, hanno causato la trasmigrazione dei poveri e delle infelici vittime che tentano di sfuggire agli orrori e alla fame.
Un paese di antica civiltà tollerante, come l’Italia, che ha vissuto il dramma dell’emigrazione della sua gente non può continuare a considerare la migrazione un reato penale, non può mantenere in vita l’indecente legge Bossi-Fini che incrimina i clandestini sopravvissuti al naufragio e coloro che li soccorrono in mare.
Per una legalità civile e democratica il Governo Letta abroghi quest’infame legge frutto della xenofobia della peggiore destra italiana. Ponga in essere tutti gli sforzi per politiche estere europee finalizzate a contrastare ed eliminare i semi della violenza e dei conflitti nei paesi d’origine dei disperati che ci commuovono soltanto quando la loro tragedia arriva davanti ai nostri occhi.
Ci chiediamo se dietro questo ignobile traffico di esseri umani ci siano organizzazioni nazionali e internazionali, se il loro controllo del mercato del lavoro nero vi sia collegato, se l’Italia paga anche per i ritardi politici e culturali della sua classe dirigente impegnata a discutere più di Berlusconi che dei problemi di tutti gli altri cittadini.
Auspichiamo, inoltre, alla luce del voto di fiducia e delle emergenze umanitarie e di quelle economiche, che il Governo proponga, e il Parlamento approvi, la nuova legge elettorale che superi il Porcellum e restituisca ai cittadini la possibilità di scegliersi gli eletti e ai partiti la loro funzione costituzionale di strumenti democratici e trasparenti della rappresentanza popolare. Presenti una legge di stabilità che sposti il peso fiscale dal lavoro e dall’impresa alle rendite e alla ricchezza. Governo e Parlamento insediano finalmente la Commissione Antimafia senza alcun membro accusato o punito per reati penali o civili, con un presidente autorevole e competente che non pensi alla Commissione come un trampolino mediatico. Quest’ultima scelta ci sembra quanto mai urgente sia per le emergenze criminali sia per rispondere indirettamente alla questione della tratta umana. Scoprire le reti di complicità criminali e politiche non può essere un compito delegato solo alle forze di polizia e della giustizia. Occorre una conoscenza politica del fenomeno che produca misure conseguenti per il contrasto alle reti criminali. Ci sono organizzazioni mafiose che s’interessano alla tratta umana? Da qualche indagine giudiziaria sembrano emergere indizi che portano in tale direzione, vorremmo saperne di più. Infatti, sono note, da diverso tempo, le reti mafiose del lavoro nero in agricoltura e nell’edilizia, meno nel controllo dei flussi migratori transnazionali. I profughi siriani che arrivano in Europa passando dalla Turchia sono intercettati dalla mafia turca? O quelli provenienti dalla Libia o dall’Africa dalle organizzazioni jadiste? Affrontare tali problemi in una prossima Commissione Antimafia autorevole e competente, assieme all’abrogazione del reato d’immigrazione clandestina e alle politiche estere di pace, darebbe un contributo non secondario al cambiamento rivendicato dal Paese e promesso dal Governo Letta.
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