All’Europa serve il dialogo con il Sud del Mondo

Società | 1 ottobre 2025
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Il termine “Sud del Mondo” si riferisce a un gruppo consistente di paesi in Africa, America Latina, Asia e Caraibi che condividono alcune sfide socio-economiche e politiche. Secondo le stime più recenti, il Pil combinato dei paesi del Global South può variare, ma si stima che contribuisca a circa il 40-45% del Pil mondiale. Per quanto riguarda la popolazione, il Global South comprende circa 6,5 miliardi di persone, che rappresentano oltre l’80% della popolazione globale.
Si tratta certamente di un’aggregazione eterogenea, con differenti sistemi politici ed economici. Un ruolo di primo piano è svolto, per il suo peso politico ed economico, dalla Cina, ma l’India, l’altro gigante asiatico, a partire dal Summit del Global South organizzato nel gennaio del 2023, si propone anch’essa come altro paese leader e come bridge tra Global South e paesi europei e occidentali. Altri paesi come Brasile, Messico, Sud Africa ambiscono ugualmente ad un ruolo trainante in particolare nelle regioni di appartenenza.
Gli interessi condivisi in tale raggruppamento riguardano gli obiettivi dello sviluppo sostenibile, l’accesso alla finanza internazionale, la sostenibilità degli impegni sul cambiamento climatico e la crescita economica dei paesi meno sviluppati, la riduzione della povertà, una riforma del multilateralismo che promuova maggiore inclusività nelle organizzazioni internazionali.
L’Europa, che attraversa una fase di tensioni e criticità nel rapporto con gli Usa, anche a seguito delle recenti posizioni del presidente Trump sia nel campo della difesa che in materia tariffaria, se vuole ambire a svolgere un ruolo più autonomo sulla scena globale non può non porsi il tema di un nuovo partenariato strategico con molti attori del Global South, a cominciare proprio dall’India con la quale sono in corso negoziati avanzati per la firma di un accordo di libero scambio e di protezione degli investimenti.
Con l’India in particolare l’Unione Europea dovrebbe innalzare il livello di ambizioni. Da un partenariato commerciale, che potrebbe notevolmente rafforzarsi con la conclusione dell’accordo di libero scambio, ad una partnership strategica che coinvolga i settori della difesa, del cyber, dello spazio, della ricerca nei settori più innovativi dall’intelligenza artificiale alle tecnologie per le energie rinnovabili, alle applicazioni delle “Life Science” e alla “Smart agriculture”.
In particolare in questa fase caratterizzata da tensioni nel rapporto tra India e Usa derivanti dalle misure tariffarie adottate dal presidente Trump nei confronti delle esportazioni indiane, si apre un’ulteriore finestra di opportunità per sviluppare un ambizioso partenariato di lungo periodo tra Europa e India.
Sarà in tale prospettiva determinante assicurare un impulso politico al più alto livello, con la convocazione di un summit tra Europa e India entro la fine dell’anno in modo da imprimere un’accelerazione per la conclusione degli accordi commerciali e per gli investimenti.
La conclusione del Fta con l’India, a seguito della firma dell’accordo con il Mercosur e di una auspicabile ripresa del dialogo con la Cina, troppo timidamente avviato con la recente visita della presidente della Commissione Europea a Pechino, potrebbe riaprire una prospettiva di maggior protagonismo dell’Europa anche per l’agenda riguardante la riforma e il rilancio del multilateralismo divenuta sempre più urgente nell’attuale disordine internazionale.
All’iniziativa con gli attori più rilevanti economicamente del Global South l’Unione Europea dovrebbe affiancare un nuovo slancio nei rapporti con i paesi meno sviluppati in particolare in Africa. Il Global Gateway, lo strumento finanziario europeo per i programmi di sviluppo nel mondo, finora ha avuto un’efficacia molto limitata ed una gestione tecnicistica che ha fortemente ridimensionato il suo impatto. Occorre muoversi dalla logica tradizionale degli aiuti tra paesi donatori e paesi beneficiari ad un approccio di partnership tra pari che, con concretezza e nel pieno rispetto della ownership dei paesi destinatari di finanziamenti, affermi un nuovo paradigma nelle politiche di sviluppo.
In conclusione, l’Europa non avrà un ruolo da protagonista se non sarà in grado di promuovere dialogo politico e partnership economica con il Global South su riforma e rilancio del multilateralismo, prevenzione dei conflitti, commercio equo e sostenibile, salute e ambiente. E sarà più credibile nel contribuire all’agenda globale su tali temi e ad affermare il rispetto del diritto internazionale se, superando ogni “Double standard” nelle relazioni internazionali, sarà in grado di impegnarsi con i paesi interessati ad un nuovo più equilibrato e sostenibile ordine internazionale. E l’Europa oggi, forte della sua storia del secondo dopoguerra di coesione sociale, di democrazia e di rispetto del diritto internazionale, potrebbe proporsi come agente per un nuovo modello di sviluppo globale che punti a superare gli attuali squilibri economici e far fronte alle altre sfide globali dell’ambiente e della salute.
Proprio in Europa d’altra parte sono nate le prime analisi e iniziative sul tema del Sud del mondo. Il rapporto Nord-Sud, presentato dall’allora Cancelliere tedesco Willy Brandt, nel 1980, affrontava in modo organico le disuguaglianze economiche e sociali tra paesi sviluppati e paesi in via di sviluppo, sottolineando l’importanza di una cooperazione globale per ridurre i divari di sviluppo, con lo scopo di rendere più eque e sostenibili le relazioni internazionali. Oggi l’Europa è chiamata ad un nuovo impulso per contribuire ad un nuovo ordine mondiale multilaterale e inclusivo e l’India, insieme ad altri paesi del Global South possono essere partner strategici in tale prospettiva.

* L'autore è ex ambasciatore italiano in India

 di Vincenzo De Luca

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