Il fenomeno Trump, l’immagine al potere
Società | 21 luglio 2025

L’immaginazione al potere, era questo il vessillo del filosofo Herbert Marcuse, il sogno rivoluzionario del Sessantotto. Dopo mezzo secolo, l’angosciante contemporaneità ci restituisce uno spaventoso autoinganno linguistico: “L’immagine al potere”. Questo il senso del libro “Pictorial Trump. Il ruolo politico delle nuove immagini” di Andrea Rabbito (Mimesis edizioni, pag. 180, euro 14.00, collana Eterotopie diretta da Salvo Vaccaro e Pierre Dalla Vigna). Andrea Rabbito è professore ordinario di Cinema, fotografia e televisione presso l’Università degli studi Kore di Enna. Autore di una tetralogia sull’illusione e i rapporti tra il cinema e l’arte della modernità. Dirige con Ruggero Eugeni la rivista “VCS. Visual Culture Studies”.
Nell’introduzione al libro, Ruggero Eugeni scrive: “Questo libro parla di Trump nello stesso modo in cui la Fenomenologia di Mike Bongiorno di Umberto Eco parla del noto presentatore: riferendosi cioè non alla persona ma alla sua immagine”. Operando il dovuto distinguo, le pagine di Rabbito assumono la stessa drammatica intensità dell’analisi semiologica del buon Eco. In quel lontano 1961, l’allarme era rivolto gli effetti sociologici che la televisione del boom economico avrebbe prodotto. In questo nuovo saggio va in scena il compiuto appiattimento mentale degli eredi di quella massa di telespettatori. Neo telestupefatti digitali, ormai prodotto inconsapevole di quella sottocultura catodica. Le stesse orde di ocoparlanti-elettori che hanno condotto al potere Donald Trump e i suoi epigoni sparsi nel pianeta. Questo libro sembra sottolineare che gli americani hanno forse eletto l’immagine cartonata del tycoon Commander in Chief.
La scelta del titolo del libro non è casuale. Pictorial Trump richiama, volutamente, il pictorial turn dell’accademico statunitense William John Thomas Mitchell. Dal vocabolo picture, deriva l’aggettivo pictorial, semplice sintesi linguistica di un fenomeno di enorme rilievo: la ricomparsa di Trump e la radicalizzazione delle sue pratiche politiche. Le pagine di questo saggio assumono dunque la connotazione di una analisi logica dei simboli del trumpismo. Un resoconto che assume, a tratti, la spietatezza di un algido referto autoptico. Il cadavere scandagliato è quello in cui rischia di ridursi la democrazia del più grande Paese del mondo.
“Se pensi di poterlo avere, l’avrai”, questo il motto di Donald Trump. Alzare continuamente l’asticella del proprio operato. Una lunga e sistematica progressione, scandita a suon di slogan, come un’ipnotica marcia militare, come d’uso per ogni totalitarismo. Come l’ormai abusato: “Let’s Make America Great Again”. Lo slogan usato da Ronald Reagan. Trump lo ha ripreso a partire dal 2012 e usato per le sue tre campagne elettorali, avendo cura di registrare la catch phrase nel 2015 e farne il motto di vittoria nel suo acronimo MAGA.
Trump e la sua lunga cavalcata trionfale affondano le radici nella melma di un porto delle nebbie. Scorrendo le pagine del volume, come in ogni racconto popolare, entra in scena una figura mefistofelica incarnata dall’avvocato Roy Cohn: “Dietro il successo del giovane tycoon si cela, infatti, la strategia e il cinismo dello spietato avvocato appartenente al jet set newyorkese, celebre per i suoi metodi ben poco ortodossi (…) Cohn farà assimilare a Trump la sua lezione di vita, una lezione che si basa essenzialmente su quello che possiamo definire il principio del versus e che si concretizza attraverso le “tre regole”, diventate celebri grazie al film The Apprentice di Ali Abbasi. Regola n.1: Attacca, attacca, attacca. Regola n.2: Non ammettere niente, nega tutto. Regola n.3: Qualsiasi cosa succeda, rivendica la vittoria e non ammettere mai la sconfitta”.
Lo schema che Rabbito svela è spaventosamente semplice: insolenza, arroganza, spavalderia, slealtà continuavano ad arricchire l’immagine che si farà potere dominate. Un disegno che si sintetizza in quella che l’autore chiama pictorial spiral: picture, potere, guadagno. Leggendo queste pagine sorge spontaneo un dubbio. Come è stato possibile incorrere nella stessa colpevole trascuratezza del monito di Eco? Come è stato possibile, dopo aver perso la battaglia contro la stupidità di massa inferta dalla televisione, aver consegnato il destino della democrazia americana all’inganno ripetuto, alla menzogna sistematica di cagliostri elettronici?
Una sezione del libro svela la tragica semplicità di quanto è avvenuto. La concretizzazione plastica della regola numero tre dello schema trumpiano. Quando la cronaca sfiora la tragedia con l’irruzione violenta all’interno del Campidoglio. Una sommossa surreale e mediatica capitanata da un invasato a petto nudo, i colori della bandiera americana dipinti sul volto e le corna di bisonte sul capo. Quella espressione di violenza rimanda all’immagine che Trump ha scelto per il profilo di Truth, il suo social personale. La marcia trionfale che ha condotto Trump alla Casa Bianca è scandita dunque da precise tappe. Scegliendo di scagliarsi, di volta in volta, contro i diritti delle minoranze, i valori della cultura woke, i principi della green economy e dell’ambientalismo, i dettami della scienza, le regole etiche e morali.
Nulla è lasciato al caso. A partire dall’entrata in scena di una figura chiave, Elon Musk. Le sortite del tecnocrate hanno presto assunto la connotazione di un paradigma. A partire dal giorno dell’insediamento di Trump, quando Musk ha regalato a favore delle telecamere di tutto il mondo il saluto romano. Dando vita alla perfetta picture che racchiude, la strategia del versus che Trump ha congegnato. Due volte il saluto romano, due volte offerto in due angolazioni diverse, per ribadire l’intenzionalità, marcare la provocazione, rendendolo dunque inequivocabile. Senza tralasciare il suo esplicito sostegno alla candidata tedesca dell’Afd, partito di estrema destra con connotazioni naziste, Alice Weidel.
Tutto codificato dunque. Una regia che non lascia nulla di intentato. Il saggio di Rabbito ha anche questo merito, restituire chiaramente la diabolica sequenza trumpiana e la sua tremenda efficacia. Come nel capitolo che illustra un altro aspetto della strategia del tycoon e del suo staff. Prima l’attacco, poi la ritrazione. Caratteristica che è facile scambiare come una caratterizzazione emozionale. Rivelandosi piuttosto una tecnica infallibile. La distorsione del reale sottende a un altro elemento tipico della strategia trumpiana: il vittimismo. La colpa è sempre dell’altro. Sono gli altri che interpetrano male. La sintesi di queste tecniche è sempre visiva. Il risultato è sempre un’immagine. Immagini che finiranno in Rete, nutrimento per il grande circo digitale. Come è accaduto per lo scatto realizzato a febbraio del 2025. Nello Studio Ovale una fotografia sanciva la nascita del White House Faith Office. Un organo governativo che si pone l’obiettivo di supportare gli enti religiosi e i luoghi di culto. Ente consegnato alla telepredicatrice Paula White, una figura bizzarra e controversa, tacciata dal mondo cattolico di essere irriguardosa nei confronti della religione cristiana e caratterizzata da stravaganze alquanto discutibili. In questa picture, Trump trasmette conforto e speranza. Appare come il medium per una comunicazione con il trascendente. È lui il tramite. Dio sta parlando per mezzo di Trump. Il tycoon è espressione di comunione tra realtà sensibile e trascendenza. La presenza all’interno della foto di predicatori evangelisti (Jonathan Shuttlesworth, Rachel Joy Knight), pastori protestanti (Guillermo Maldonado), pastori battisti (Jack Graham), pastori presbiteriani (Travis Johnson) e figure del mondo delle associazioni cristiane quali American Association of Christian Counselors (Tim Clinton), è una esplicita dichiarazione di inclusione delle ramificazioni del cristianesimo, accompagnata da un’altrettanta chiara manifestazione di esclusione di tutte le altre religioni. Una chiara dichiarazione rivolta agli ultraconservatori.
I capitoli del libro elencano una lunga sequela di episodi. Come quelli riconducibili alla mai velata misoginia trumpiana. Le accuse di molestie sessuali da parte di alcune donne. La condanna per aggressione sessuale e diffamazione nei confronti della scrittrice Elizabeth Jean Carroll emessa alla fine del 2024, con l’obbligo di risarcimento di 83 milioni di dollari. L’accusa di stupro da parte della sua ex moglie Ivana. Per passare all’ormai tristemente noto agguato alla Casa Bianca, dopo aver aggredito, ha poi negato di aver definito Zelensky un dittatore, dichiarando, con un sorriso: “Ho detto questo? Non posso credere di averlo detto. Prossima domanda?”. Senza dimenticare il rimando all’ideologia di QAnon. Nell’immagine del meme, compare sulla giacca di Trump una spilla che indica la lettera Q, ovvero il nome dell’utente della piattaforma 4chan che diede inizio al movimento pubblicando teorie complottiste. L’immaginario dei seguaci di QAnon è sintetizzato proprio da un’immagine. Quella della tempesta, un rimando all’Antico Testamento, al diluvio universale della Genesi. Come la tempesta biblica, anche quella che Trump vuole punire i peccati, le storture, le ingiustizie. Come il Dio del Vecchio Testamento, Trump intende far sorgere una terra purificata dal male, rigogliosa, florida per una vita di benessere e felicità, governata da un nuovo ordine, l’inizio di una nuova era.
In chiusura di questa illuminante pubblicazione l’imperdibile postfazione di Roberto Revello che reca un titolo brechtiano: “Resistibile e irresistibile Trump”. Come spiega l’autore: “Si tratta di un titolo di un’opera teatrale – forse considerata minore – di Bertold Brecht: La resistibile ascesa di Arturo Ui (1941). È una satira amara e grottesca sulla conquista del potere da parte di Adolf Hitler, trasposta in un immaginario (e non troppo) ambiente gangsteristico di Chicago. Arturo Ui, un violento criminale, si impone nel mercato della vendita di cavolfiori attraverso corruzione, intimidazione e omicidi. Ma anche attraverso la comunicazione e la pulizia della propria immagine. Monito contro l’indifferenza e la complicità collettiva, la vicenda mostra come l’opportunismo, la paura e il degrado morale della società rendano possibile l’ascesa di un tiranno. Brecht evidenzia che questa scalata al potere sarebbe stata evitabile, resistibile”.
Riposto sulla scrivania il libro di Andrea Rabbito, non si può non cedere alla tentazione di cercare il testo del buon Eco. Per constatare amaramente che nel 1961 sapevamo già come sarebbe andata: “Mike Bongiorno convince dunque il pubblico, con un esempio vivente e trionfante, del valore della mediocrità. Non provoca complessi di inferiorità pur offrendosi come idolo, e il pubblico lo ripaga, grato, amandolo. Egli rappresenta un ideale che nessuno deve sforzarsi di raggiungere perché chiunque si trova già al suo livello. Nessuna religione è mai stata così indulgente coi suoi fedeli. In lui si annulla la tensione tra essere e dover essere. Egli dice ai suoi adoratori: voi siete Dio, restate immoti”.
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