Raia, primo delitto
politico-mafioso
del dopoguerra

Società | 5 agosto 2025
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Nella notte del 5 agosto 1944, con metà Italia ancora in guerra contro il nazifascismo, la mafia di Casteldaccia uccide Andrea Raia, prima vittima politico-mafiosa del secondo dopoguerra. Egli era un dirigente locale comunista, segretario della Camera del lavoro, componente della Commissione dell’ammasso obbligatorio del grano deciso dal primo governo di unità nazionale antifascista per far fronte alla fame della gente causata dalla guerra in corso. In Commissione ammasso Raia si scontra con gli agrari che preferiscono il più vantaggioso contrabbando, d’intesa con il mugnaio locale disponibile e colluso, scaricando sui contadini tutto l’onere della consegna del grano programmato dal Governo nazionale.
La mafia sostiene apertamente il mugnaio e gli agrari essendo il braccio armato della classe dirigente. Raia non è un contadino, ma li difende in nome della giustizia sociale, della libertà e della democrazia. È uno scalpellino qualificato, un apprezzato pirotecnico, un cerusico che si prende cura gratuitamente di chi ne ha bisogno. Coloro che l’hanno ucciso, benché individuati, sono riusciti a non farsi processare, nonostante la denuncia della madre che ha inseguito i killer fino alla casa del mafioso che li aveva ospitati. La stessa sorte è toccata al processo per l’uccisione, nel dicembre 1921, del prete del paese Ignazio Modica ultima vittima di mafia prima del fascismo.
Gli autori, mandanti e killer dei due delitti (prima del fascismo e dopo la sua caduta) sono gli stessi che domineranno la scena sociale, economica, politica e amministrativa del comune fino alla seconda guerra di mafia degli anni Ottanta. I Corleonesi iniziano la guerra interna con l’uccisione del capo mafia pro-tempore di Casteldaccia nella primavera del 1981 e con tanti delitti anche d’innocenti da far definire Triangolo della morte - Altavilla, Bagheria, Casteldaccia.
I delitti Modica e Raia, inoltre, sono stati coperti da una coltre di silenzio rotta solo dalla crescita della coscienza popolare antimafiosa. Quella su Andrea Raia è stata sollevata nel 1963 con l’apertura della prima sezione del Pci a Casteldaccia intitolata a lui. Impegnata sul fronte antimafia, durante la seconda guerra di mafia degli anni Ottanta generò il primo Comitato popolare di lotta contro la mafia e la prima marcia antimafia Bagheria-Casteldaccia del febbraio 1983 con l’adesione delle chiese locali, delle scuole, dei comuni, del movimento studentesco di Palermo, delle associazioni antimafia, delle forze sociali trasformando, su proposta degli alunni delle primarie, il Triangolo della morte in Triangolo della vita. Una rivolta popolare che ha sostenuto l’azione repressiva delle forze dell’ordine e della giustizia.
Tutto ciò ha contribuito alla sconfitta della mafia stragista, ma non a cancellarla dalla società italiana e internazionale. La mafia esisterà fino a quando avrà il sostegno della politica compromessa e collusa che oggi tenta di cancellare o indebolire la legislazione antimafia generata dalla legge Rognoni-La Torre del 1982. Lo dobbiamo alle vittime e alla difesa del sistema democratico parlamentare, alle nuove generazioni per dare loro un futuro di libertà, di sviluppo, di democrazia.

Da Repubblica / Palermo del 5 agosto 2025

 di Vito Lo Monaco

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