Qualità della vita, Sicilia sempre più giù

Società | 9 dicembre 2025
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Siracusa è al posto numero 106. Caltanissetta al 103. Palermo, Catania e Agrigento, una dopo l’altra, al 97, al 96 e al 95. Trapani, Messina ed Enna rispettivamente al posto 93, 91 e 87. Ragusa si ritrova alla posizione 82. La classifica è quella dell’indagine de Il Sole 24 Ore che fotografa il livello di benessere tra le 107 province italiane esaminate. Tutti i capoluoghi siciliani occupano le ultime posizioni insieme ad altre città del Mezzogiorno. Alcuni addirittura indietreggiano rispetto all’indagine del 2024. È il caso di Catania (-13), Trapani (-8), Caltanissetta (-5), Siracusa (-2). Permane, così, quella spaccatura tra il Nord e il Sud del Paese emersa sin dalla prima edizione dell’indagine “Qualità della vita” (1990), nonostante i punti di forza del Mezzogiorno nella demografia, nel clima, nel costo della vita decisamente più accessibile, e i fondi (inclusi quelli del Pnrr) che negli anni hanno contribuito a dare una spinta alle imprese e al Pil di questi territori.
La classifica vede trionfare il Nord e soprattutto il Nord-Est. Sul podio Trento, Bolzano e Udine. Roma e Genova avanzano rispettivamente di tredici e undici posizioni rispetto all’edizione 2024 raggiungendo, in ordine, il 46esimo e il 43esimo posto. Torino sale di una posizione (57). Firenze è stabile al 36esimo posto.
Per garantire la piena rappresentazione del poliedrico concetto di qualità della vita, sono stati utilizzati ben 90 indicatori statistici provenienti da fonti certificate (Istat, Banca d’Italia, Istituto Tagliacarne, Infocamere, ecc.), espressi su base provinciale e rapportati alla popolazione residente, e raggruppati in sei categorie: ricchezza e consumi; affari e lavoro; ambiente e servizi; demografia, salute e società; giustizia e sicurezza; cultura e tempo libero. Così Milano vince in ricchezza e consumi e mantiene la sua leadership in affari e lavoro; Brescia continua ad avere un ruolo egemone in ambiente e servizi; Bologna è leader in demografia, salute e società; Oristano guida la classifica di giustizia e sicurezza; Trieste si conferma la migliore per cultura e tempo libero.
I dati degli ultimi due anni dell’indagine de Il Sole 24 Ore raccontano di un Paese che ha saputo superare la fase di stallo del post covid, in virtù dei miglioramenti in materia di retribuzioni, occupazione, sostenibilità. Le retribuzioni medie dei lavoratori dipendenti sono salite in media di 703 euro, mentre è calato il numero delle famiglie più povere (-7,5% quelle con Isee entro i 7mila euro). Tuttavia, gli indicatori industriali ed economici non sono rassicuranti: pur a fronte di un lieve aumento dell’occupazione (poi si tratta di vedere di quale occupazione si tratta), le ore di cassa integrazione autorizzata sono salite del 22,8% rispetto a quanto rilevato un anno prima ed è calato leggermente il numero delle start up innovative (-0,6 ogni 1000 società di capitali). Altra sfida da affrontare per l’Italia è quella dell’invecchiamento della sua popolazione che pesa su economia e sistema sociale. I nuovi nati ogni mille abitanti sono a -0,2 (con cali più severi al Nord) e il rapporto tra anziani e giovani, decisivo per comprendere l’insostenibilità del modello Italia, è in continuo aumento. La fiducia nel futuro è debole: lo dimostra la scarsa propensione a fare figli.
 di Alida Federico

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