Dalle macerie di Gaza può partire la rinascita

Società | 2 dicembre 2025
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“La polvere è il simbolo per eccellenza della guerra: frammenti di case, di sogni infranti, di vite spezzate. È ciò che rimane quando tutto è stato distrutto, un muto testimone dell’annientamento. Eppure... anche nella polvere esiste un potenziale. Le sue "radici", sebbene invisibili, si intrecciano con il suolo, e rappresentano la capacità del popolo palestinese di trarre forza dalle macerie, di trasformare la distruzione in una possibilità di rinascita”.
È il concetto chiave del bel romanzo che Salvatore Arrigo ha dedicato alla Palestina ed alla tragedia di Gaza (Salvatore Arrigo: Le radici della polvere). Ahdem è un giovanissimo ingegnere gazawi figlio di due intellettuali che hanno vissuto per intero la lunga e tormentata vicenda della guerra, che dura ormai da ottant’anni, con Israele. Il padre Khalil è un matematico, la madre Amal insegna Letteratura araba. Dopo il 7 ottobre 2023, la guerra aveva invaso ogni aspetto della loro vita, anche i momenti più intimi. Tuttavia, Khalil che da giovane aveva combattuto in Al Fatah era ora giunto a conclusioni del tutto negative a proposito dell’utilizzo della violenza: “Non dobbiamo commettere l’errore di prendere le armi contro un nemico che non aspetta altro che questo per distruggerci del tutto. La cultura è il nostro modo di resistere”. Parole coraggiose e non usuali nella tempesta di fuoco che ha travolto Gaza, ma che segnalano una scelta netta che l’autore fa compiere ai personaggi cui ha dato vita: la resistenza armata non è l’unica opzione possibile. Ne esiste un’altra che potremmo definire disobbedienza civile, capacità di vedere, aldilà delle macerie dell’oggi, la possibilità di ricostruire un mondo diverso e migliore.
Il giovane ingegnere resta a lungo indeciso tra la scelta di unirsi alla resistenza militare e quella di immaginare un percorso di ricostruzione che punti non solo a porre fine al conflitto ma a progettare un modello di ricostruzione resiliente capace di valorizzare le risorse e le energie della comunità. Determinante nella scelta è l’incontro con Layla, giovane giornalista impegnata nella denuncia coraggiosa delle atrocità dell’occupazione ma anche dei mali interni alla società palestinese, come la diffusione del traffico di stupefacenti che sta producendo profitti immensi ai trafficanti sulla pelle dei giovani palestinesi. Dietro tale la diffusione della droga si celano grandi - e spesso inconfessabili - interessi.
L’originalità dell’autore, che ha studiato approfonditamente le radici del conflitto che dilania il Medio Oriente, come dimostra l’ampia e attenta bibliografia in appendice, consiste nel costruire una figura di donna modernissima e pienamente consapevole di sé e del suo ruolo nella lotta per la liberazione del proprio paese ma anche per l’uguaglianza di genere; figura che fa giustizia di tante rappresentazioni di comodo del ruolo della donna nel mondo musulmano. La storia ha un suo svolgimento, a partire dalla decisone dei docenti della facoltà di Ingegneria di Gaza di realizzare il coraggioso progetto di ricostruzione proposto da Ahdem. Come affermava il Mahatma Gandhi: “Quando volete ottenere qualcosa di veramente importante non dovete solo soddisfare la ragione ma anche toccare i cuori. L’appello alla ragione è rivolto al cervello, ma il cuore si raggiunge solo attraverso la sofferenza. Essa dischiude la comprensione interiore dell’uomo. La sofferenza e non la spada, è il simbolo della specie umana” (Mahatma Gandhi – Wikipedia consultato l’1 dicembre 2025 alle ore 11:15).
Il messaggio forte del libro, che alle posizioni del grande teorico indiano della non violenza dichiaratamente, si ispira è che la distruzione può essere trasformata in rinascita perché anche la speranza è una forma di resistenza. Il romanzo ha un intreccio narrativo ricco, che non svelo per non sottrarre al lettore il piacere della scoperta. Si confronta con l’assenza, col dolore, con la rinuncia provocate dalla guerra ma è animato dalla luce della fiducia nel futuro, nonostante la crudeltà del presente. Layla ed Ahdem sono costruttori di sogni e speranza per la loro storia personale e per il destino del loro popolo soggetto a prove così devastanti. La loro forza è nella visione e le loro radici, anche nella polvere della distruzione, restano salde e profonde.
 di Franco Garufi

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