Pochi laureati e meno retribuiti
Società | 12 settembre 2025
Siamo gli ultimi, tra i paesi Ocse, per numero di giovani laureati. E i pochi dottori italiani percepiscono stipendi molto bassi rispetto ai colleghi europei e di altri paesi Ocse. Dato ancora più preoccupante, tuttavia, è che più di un italiano su tre, tra i 25 e i 64 anni, è in grado di comprendere solo testi brevi. Fenomeno, questo, che purtroppo riguarda anche un giovane laureato su tre.
Si tratta di un vero e proprio allarme quello proveniente dall’Education at a Glance 2025, il rapporto annuale Ocse sullo stato dell’istruzione nei diversi paesi del mondo. Gli adulti con difficoltà nella comprensione dei testi, ossia coloro che l’Ocse definisce con «un basso livello di alfabetizzazione», rappresentano il 37 per cento della popolazione adulta, contro una media Ocse del 27 per cento. Ad inquietare ancora di più è il fatto che il 16 per cento dei laureati (un laureato su sei) presenta lo stesso problema, a fronte della media Ocse pari al 10 per cento. Laureati italiani, dunque, “poco alfabetizzati”, ma anche in numero esiguo: solo un giovane su tre riesce a conseguire la laurea contro una media Ocse che sfiora il 50 per cento. Il traguardo accademico appare un miraggio prevalentemente per i giovani che provengono da famiglie con un basso tasso d’istruzione (massimo la terza media) – solo il 15 per cento – ma anche per chi appartiene a un ceto sociale più elevato: un giovane su tre non completa gli studi. Con solo il 32 per cento di giovani laureati, a fronte del 40 per cento dei 25-34enni tedeschi e del 53 per cento dei francesi e degli spagnoli, l’Italia si posiziona all’ultimo posto in Europa insieme all’Ungheria, e penultima nella classifica mondiale tra i trentotto paesi Ocse. Peggio di noi solo il Messico con il 29 per cento di giovani laureati.
Oltre al basso livello di alfabetizzazione e al numero ridotto di dottori, il Bel Paese deve fare i conti con un altro problema che riguarda i suoi laureati, ossia quello dei salari non adeguati. In media un laureato italiano guadagna solo il 33 per cento in più di un diplomato, rispetto al 54 per cento in più della media Ocse. E questa è probabilmente una delle cause che spinge i giovani italiani a non scegliere il percorso accademico. L’inadeguata retribuzione potrebbe derivare dal fatto che in Italia più di uno studente su tre si laurea in ambito umanistico o sociale (36 per cento contro il 22 per cento della media Ocse), mentre negli altri paesi i percorsi di laurea maggiormente frequentati sono quelli riguardanti le discipline Stem (Scienze, Matematica, Ingegneria o Informatica) e Economia o Giurisprudenza che sono maggiormente richiesti dal mercato del lavoro. Il divario è particolarmente evidente con la Germania, leader europeo nel settore manifatturiero e tecnologico, che raggiunge il 34 per cento di laureati Stem – 12 punti percentuali in più rispetto all’Italia.
Come indicato dall’Ocse, il “basso livello di alfabetizzazione” determina una condizione di svantaggio in diversi ambiti, non solo in quello lavorativo. Chi, per scelta o per necessità, ha studiato di meno ne paga le conseguenze a livello di benessere mentale e fisico, gestione dei propri risparmi, approccio critico nel reperire informazioni. Occorre, dunque, investire di più nella formazione. In Italia la spesa totale per università e ricerca fra pubblico e privato è pari all’1 per cento del prodotto interno lordo contro una media Ocse dell’1,4 per cento. Se si considera solo la spesa pubblica, la percentuale italiana scende allo 0,6 per cento, mentre Francia e Germania investono l’1,1 per cento del proprio Pil.
Un sistema formativo efficace deve passare anche attraverso un’offerta di insegnanti preparati, motivati e adeguatamente retribuiti: in Italia un docente di scuola primaria (da 25 anni, ormai, anche per insegnare alla scuola primaria è richiesta la laurea) guadagna il 33 per cento in meno rispetto a un altro laureato (contro una media Ocse del 17 per cento in meno). A ciò si aggiunga che negli ultimi dieci anni lo stipendio effettivo dei maestri è diminuito del 4,4 per cento, mentre negli altri Paesi è aumentato mediamente del 14,6 per cento.
di Alida Federico
Si tratta di un vero e proprio allarme quello proveniente dall’Education at a Glance 2025, il rapporto annuale Ocse sullo stato dell’istruzione nei diversi paesi del mondo. Gli adulti con difficoltà nella comprensione dei testi, ossia coloro che l’Ocse definisce con «un basso livello di alfabetizzazione», rappresentano il 37 per cento della popolazione adulta, contro una media Ocse del 27 per cento. Ad inquietare ancora di più è il fatto che il 16 per cento dei laureati (un laureato su sei) presenta lo stesso problema, a fronte della media Ocse pari al 10 per cento. Laureati italiani, dunque, “poco alfabetizzati”, ma anche in numero esiguo: solo un giovane su tre riesce a conseguire la laurea contro una media Ocse che sfiora il 50 per cento. Il traguardo accademico appare un miraggio prevalentemente per i giovani che provengono da famiglie con un basso tasso d’istruzione (massimo la terza media) – solo il 15 per cento – ma anche per chi appartiene a un ceto sociale più elevato: un giovane su tre non completa gli studi. Con solo il 32 per cento di giovani laureati, a fronte del 40 per cento dei 25-34enni tedeschi e del 53 per cento dei francesi e degli spagnoli, l’Italia si posiziona all’ultimo posto in Europa insieme all’Ungheria, e penultima nella classifica mondiale tra i trentotto paesi Ocse. Peggio di noi solo il Messico con il 29 per cento di giovani laureati.
Oltre al basso livello di alfabetizzazione e al numero ridotto di dottori, il Bel Paese deve fare i conti con un altro problema che riguarda i suoi laureati, ossia quello dei salari non adeguati. In media un laureato italiano guadagna solo il 33 per cento in più di un diplomato, rispetto al 54 per cento in più della media Ocse. E questa è probabilmente una delle cause che spinge i giovani italiani a non scegliere il percorso accademico. L’inadeguata retribuzione potrebbe derivare dal fatto che in Italia più di uno studente su tre si laurea in ambito umanistico o sociale (36 per cento contro il 22 per cento della media Ocse), mentre negli altri paesi i percorsi di laurea maggiormente frequentati sono quelli riguardanti le discipline Stem (Scienze, Matematica, Ingegneria o Informatica) e Economia o Giurisprudenza che sono maggiormente richiesti dal mercato del lavoro. Il divario è particolarmente evidente con la Germania, leader europeo nel settore manifatturiero e tecnologico, che raggiunge il 34 per cento di laureati Stem – 12 punti percentuali in più rispetto all’Italia.
Come indicato dall’Ocse, il “basso livello di alfabetizzazione” determina una condizione di svantaggio in diversi ambiti, non solo in quello lavorativo. Chi, per scelta o per necessità, ha studiato di meno ne paga le conseguenze a livello di benessere mentale e fisico, gestione dei propri risparmi, approccio critico nel reperire informazioni. Occorre, dunque, investire di più nella formazione. In Italia la spesa totale per università e ricerca fra pubblico e privato è pari all’1 per cento del prodotto interno lordo contro una media Ocse dell’1,4 per cento. Se si considera solo la spesa pubblica, la percentuale italiana scende allo 0,6 per cento, mentre Francia e Germania investono l’1,1 per cento del proprio Pil.
Un sistema formativo efficace deve passare anche attraverso un’offerta di insegnanti preparati, motivati e adeguatamente retribuiti: in Italia un docente di scuola primaria (da 25 anni, ormai, anche per insegnare alla scuola primaria è richiesta la laurea) guadagna il 33 per cento in meno rispetto a un altro laureato (contro una media Ocse del 17 per cento in meno). A ciò si aggiunga che negli ultimi dieci anni lo stipendio effettivo dei maestri è diminuito del 4,4 per cento, mentre negli altri Paesi è aumentato mediamente del 14,6 per cento.
Ultimi articoli
Mattarella, il mondo
ha bisogno dell'EuropaLe ombre che avvolgono
il delitto Dalla ChiesaDi taser si può anche morire
Teatro Grifeo di Petralia, una storia lunga 163 anni
Raia, primo delitto
politico-mafioso
del dopoguerraCosta, storia e morte
di un procuratore «rosso»Giustizia riformata, Costituzione demolita
Il racconto di Brusca sugli orrori
Femminicidi, la svolta e le nuove tutele
Rocco Chinnici, il padre
del pool antimafia