Cattolici e mafiosi, un binomio che la chiesa ora condanna

Junior | 2 febbraio 2021
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Ecco le riflessioni degli studenti del Liceo LSA Pacinotti di Fondi sulla videoconferenza promossa dal centro studi Pio La Torre e dedicata a “Le religioni e il loro impegno antimafia e antiviolenza: unità tra credenti e laici contro ogni forma di odio e intolleranza”.


Le riflessioni della 3 A, professoressa D'Ettorre


BRIZZI MARCO

La conferenza del progetto “Pio La Torre” ha come tema principale la strumentalizzazione della religione da parte delle organizzazioni di stampo mafioso e l’analisi delle motivazioni per cui gli enti ecclesiastici si sono schierati così tardi contro il fenomeno mafioso.

Uno degli approfondimenti più interessanti è stato quello riguardo l’islam e il terrorismo, fatto dall’Imam Macaluso, il quale, successivamente, ha anche risposto a domande poste da alunni della nostra scuola.

L’Imam ha sottolineato le caratteristiche comuni che hanno le associazioni mafiose e quelle terroristiche islamiche. Entrambe infatti, utilizzano la religione per giustificare le loro azioni e i loro reati. Per i terroristi islamici questo rapporto con la religione è più forte, a causa probabilmente della provenienza da paesi che hanno come religione di stato proprio l’Islam, ma comunque, il parallelismo rimane pertinente e di grande importanza.

L’Imam Macaluso ha voluto poi precisare il significato della parola Jihad, della quale si è abusato nel corso del tempo e che nell’immaginario collettivo ha assunto totalmente un altro significato. La parola “Jihad” quindi, non ha nessun significato riguardante la guerra e la contrapposizione, questo termine vuole infatti indicare lo sforzo interiore che i credenti devono attuare alla luce dei testi sacri come il Corano, al fine di ritornare all’iniziale figura perfetta.

La parola jihad indica quindi uno sforzo interiore e non bisogna associarla al terrorismo, che è, secondo Macaluso, “l’esatto opposto dell’islam”.

La mafia, nel corso della storia, ha avuto strettissimi contatti con il mondo religioso e le figure dello stesso, ma non ha mai definito le loro azioni come crimini o reati “in nome di Dio”, al contrario dei terroristi.

Una testimonianza del rapporto che la mafia ha con la religione è la cerimonia di affiliazione di “cosa nostra”, la cosiddetta “punciuta”. Questo rito consisteva nel far cadere una goccia di sangue del nuovo membro sulla figura della madonna, per poi bruciarla.

Fortunatamente gli enti ecclesiastici si sono poi resi conto della forza e della pericolosità della mafia, schierandosi contro in maniera netta e rigida.

DE FILIPPIS LUCA

La videoconferenza fa leva sulle relazioni che ci sono tra la mafia e la Chiesa, tutt’oggi ancora presenti secondo alcuni. La mafia ha sempre cercato di ottenere vantaggi tramite le comunicazioni con la Chiesa, fondando il proprio potere e la paura nei confronti dei cittadini su questi vantaggi. Queste relazioni tra Chiesa e mafia, vengono commentate da 3 persone collegate nella videoconferenza. Mi ha colpito in particolare Peter Ciaccio, egli, espone il proprio pensiero personale, dicendo che la mafia non è una cosa nuova, ma appunto una mafia criminale organizzata, partendo dal crimine, già presente, sviluppandolo in una maniera più complicata. Parte da un esempio riguardante la caduta del muro di Berlino, cosa che la gente della sua generazione considerava una cosa impossibile, essendo stata creata appunto dagli uomini, questo muro di Berlino può essere paragonato alla mafia, un’organizzazione criminale creata dall’uomo, e quindi non è impossibile la caduta della Mafia davanti allo Stato.

Nessuno può negare che in passato Chiesa e mafia abbiano avuto dei rapporti di collaborazione, ma anche dopo aver ascoltato le parole dette nella videoconferenza, possiamo essere sicuri che tra il passato e oggi siano cambiate molte cose, la chiesa infatti vuole negare tutte le accuse nei suoi confronti per quanto riguarda queste collaborazioni, cercando di esprimere tutta la propria distinzione nei confronti della Mafia, cercando di spronare il maggior numero di persone, specialmente quelle di basso livello sociale, per combattere insieme questo crimine, perché davanti alla mafia singolarmente siamo tutti inferiori, ma uniti allo stato e alla chiesa, combattendo l’omertà. Serve essere uniti, perché solo così possiamo essere in grado di sconfiggere la Mafia, ricordando sempre che la Mafia può essere sconfitta.

DI TROCCHIO ALESSIA

MAFIA E FONDAMENTALISMO RELIGIOSO

Il tema che è stato trattato durante la conferenza di Pio la Torre e che più mi ha colpito, è stato quello discusso dall’arcivescovo di Palermo don Corrado Lorefice: la mafia e il fondamentalismo religioso.

Prima della conferenza e della lettura del libro “Il giorno della civetta” pensavo che la mafia non avesse nulla a che fare con la religione, al contrario dell’Isis. Di questo infatti avevo sempre saputo che era nato a causa della Jihad, ovvero della battaglia che ogni credente deve affrontare per far trionfare la propria religione all’interno delle persone che lo circondano. Ma ho dovuto presto cambiare idea: la mafia strumentalizza la fede per il proprio illecito interesse esattamente come il fondamentalismo religioso sfrutta la religione islamica per interessi politici ed economici. Questo lo ha ribadito più volte anche papa Francesco nella lettera “Fratelli tutti”, dove afferma anche che la violenza alcuna non trova base in nessuna religione e che se si vuole far parte di questa bisogna cambiare vita.

Ma allora perché, tempi addietro, la chiesa ha cercato di nascondere, o addirittura appoggiare, gli atti illeciti compiuti dalla mafia?

Semplicemente perché, come molte persone ancora oggi, la chiesa stava affrontando un periodo di omertà. Riteneva giusti atti violenti o cercava di giustificarli per non essere soggetto di ripercussione ma ha saputo rialzarsi diligentemente e, come ha affermato il papa nel suo discorso ai credenti, oggi la chiesa si occupa solo di questioni che ritiene essenziali.

Certo, questa decisione da parte della chiesa ha portato conseguenze su di essa, tanto che, tra le persone morte sotto il braccio della mafia, la maggior parte di queste erano cristiani impegnati come Mattarella, Borsellino, Falcone… ma la comunità di credenti non si è fermata, ha continuato e continua tutt’oggi a combattere un crimine che, molto probabilmente non si fermerà mai ma, ad oggi, la chiesa non è più “dipendente” da nessuno. Tanto che il papa ha avuto il coraggio di dire apertamente che è antievangelico essere mafiosi perché chi usa la violenza non segue Cristo e il suo comandamento, dunque si scomunica da solo.

Si può affermare anche che il fondamentalismo religioso partecipa ad un gioco simile a quello della mafia e questo lo ha sottolineato l'imam Macaluso dicendo che l ’Isis è un’associazione criminale che ha utilizzato dei principi riconosciuti da tutti per distorcerli e usarli per il proprio interesse, accanendosi, oltre che contro il popolo occidentale, contro gli stessi musulmani che ne subiscono le ripercussioni.

Dunque anche l’Islam condanna l’Isis e le forme di violenza organizzata.

Eppure la mafia e il fondamentalismo religioso, anche se non appoggiati dal movimento religioso continuano ad usarlo come vanto per giustificare forme di violenza organizzata. A mio parere questa cosa non cambierà fino a quando le persone continueranno ad appoggiare la violenza, anche solo per reticenza. Possiamo dunque dire apertamente che bisogna prendere esempio dalla chiesa ed essere come questa nella lotta contro ogni forma di violenza organizzata e non schierarsi dalla parte dell’illecito.

Fasolo Eleonora IIIA LSA

CONFERENZA DEL PROGETTO EDUCATIVO ANTIMAFIA PIO LA TORRE 2020/2021

Durante la conferenza viene consultato il pastore valdese Peter Ciaccio il quale afferma che la mafia non è soltanto un’organizzazione storica e propone una frase di Giovanni Falcone, ex magistrato italiano che cercò di annientare la mafia e da questa fu ucciso: “La mafia è un’invenzione umana e come tutte le cose create dall’essere umano ha un inizio e una fine”. Pertanto, il pastore sostiene che questo crimine può essere abbattuto. Ma se così fosse, allora perché il fenomeno mafioso non è ancora stato sconfitto? Per rispondere a questa domanda in primo luogo si deve capire l’organo o la figura che è in grado di portare a termine questa sfida: sicuramente la politica ha un ruolo fondamentale, ma come la storia ci insegna, coloro che hanno tentano di debellare l’organizzazione non hanno ottenuto nulla di soddisfacente e sono stati repressi con violenza.

Questo è stato possibile perché le persone che hanno agito come Falcone non avevano l’appoggio di un esponente maggiore, tantomeno dell’intero assetto politico; Peter Ciaccio spiega che la forza della mafia è l’organizzazione, vale a dire l’unità, il senso di appartenenza dei mafiosi, e noi siamo chiamati a unirci nel bene per combattere il male. Di certo, se la politica avesse avuto davvero interesse nel reprimerla, al giorno d’oggi anche se non del tutto, gran parte del lavoro sarebbe stato fatto: dunque, questo ci porta a pensare che nella politica sono presenti evidenti infiltrazioni mafiose ed è sbagliato credere che basterebbe allontanare queste in quanto il fenomeno è molto più complesso.

Anche se il contesto risale al secolo scorso, quando la mafia stava ancora creando le sue radici, il romanzo di Leonardo Sciascia “Il giorno della civetta” è ancora attuale: egli intuiva una conversazione tra due politici a Roma, i quali sono totalmente disinteressati a sconfiggere i piccoli episodi nella circostanza siciliana. Di conseguenza è ovvio che, se chi di dovere (carabinieri, forze dell’ordine…) non hanno l’appoggio e non possono fare riferimento a qualcuno che si trova ad un “gradino più alto”, l’associazione criminosa non può essere sconfitta.

Nella seconda metà del 1900 ancora non si aveva la percezione esatta di ciò che stesse succedendo, tant’è che molti credevano che fosse solo un’invenzione, qualcosa di astratto inventato da chi di dovere che in realtà non esisteva. Oggi invece si ha la certezza dell’esistenza perché sono numerosi gli episodi denunciati che alludono all’associazione mafiosa. Certo è che se questi fossero di piccolo spessore, non ci sarebbe motivo per preoccuparsi: la verità è che si tratta di qualcosa che forse è ancora più grande di ciò che immaginiamo. Probabilmente la politica non ha ancora fatto la sua parte perché si trova in una posizione scomoda, accerchiata.

La seconda soluzione a cui potremmo pensare è la Chiesa, a maggior ragione perché la capitale del nostro Paese è residenza del Capo della religione cristiana: il papa. Molti pontefici infatti hanno tentato di diffondere solidarietà e giustizia tra gli uomini di Chiesa, dopo gli eventi criminosi che vedevano come protagonisti vescovi e altre figure. Lo stesso papa Francesco si è rivolto a tutti nella sua enciclopedia “Fratelli tutti”. Durante la conferenza l’arcivescovo don Corrado propone la scomunica del papa nei confronti della mafia. Ma basterebbe?

La sconfitta del fenomeno mafioso sembra ancora un obiettivo lontano, ma è necessario che le basi per compierlo devono essere valide e sicure da oggi. Diffondere i valori del rispetto e della solidarietà è un passo in avanti verso il bene.

LOMBARDI ALESSANDRA 3°A LS

Nella terza conferenza del progetto educativo antimafia del centro di studi Pio La Torre, abbiamo visto che come tema centrale c’era il rapporto tra organizzazioni criminali, quindi mafia, e le religioni e la Chiesa.

Abbiamo ascoltato diverse persone che hanno espresso i propri pareri e risposto alle domande di alcuni ragazzi, in particolar modo mi ha colpito il pastore Peter Ciaccio che in risposta alla domanda di una ragazza dell’Istituto tecnico Pacinotti di Fondi (come viene riferito anche dal pastore Peter Ciaccio, la mafia è tutto ciò che porta sofferenza in un individuo e non solo le organizzazioni note, come Cosa nostra o Ndrangheta, come mai non ci soffermiamo anche sulle piccole azioni di stampo mafioso con lo scopo di prevenire organizzazioni mafiose che possono emergere. Numerose volte vediamo scontrarsi laici e religiosi, se invece di scontrarsi facessero delle loro differenze una cosa collettiva possiamo credere che la mafia possa avere più timore delle loro forze unite rispetto alle loro forze separate? ) ha nominato il magistrato italiano Giovanni Falcone, vittimo di Cosa nostra, e una frase che egli ha detto: “la mafia è un fenomeno umano e come tutti i fenomeni umani ha un principio, una sua evoluzione e avrà quindi anche una fine”. Ricordare quest’uomo è il minimo che la popolazione possa fare, è stato un uomo che si è sacrificato per la società, sarebbe giusto non continuare il suo percorso di vita? Lasciare che tutto scorra come se i suoi traguardi non riguardassero nessuno?

Appena sentita la sua frase ho ricordato un periodo delle scuole medie in cui, mentre affrontavo con la mia classe e la mia professoressa di italiano un percorso su Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, a lezione di religione il professore ci disse proprio questa cosa, che tutto ciò che è creato da Dio non finisce mai, e invece tutto ciò che è inventato dall’uomo finisce sempre. Questo è stato per me un simbolo che mi ha fatto capire che tutto è collegato e che fare caso anche alle piccole cose può sensibilizzare ognuno di noi. Dopo questa conferenza a me viene spontaneo però dire come io, da persona credente, possa affidarmi in colui che rappresenta il mio Dio, se anche il campo della Chiesa che dovrebbe essere un campo puro e saggio è contaminato dal male, dalla mafia e dall’orrore. Ma dopotutto la Chiesa è sempre stata così no?

SCIARRA ALESSANDRO

In questa conferenza del progetto educativo antimafia viene trattato il tema della mafia e delle sue infiltrazioni nei territori, nella società e nell’economia del paese sofferente e a disagio per gli effetti negativi sulle famiglie, sulle imprese, sui lavoratori e sui soggetti sociali più deboli. In particolare si parla del legame tra le organizzazioni criminali (la mafia) e la chiesa. La mafia, infatti, cerca di sfruttare e di condizionare a proprio vantaggio la religione, un po' come la jihad. La jihad viene nominata e associata alla mafia perché hanno una cosa in comune: entrambe strumentalizzano la religione per giustificare atti di violenza che in realtà con la religione non hanno niente a che fare. Come afferma Peter Ciaccio, pastore valdese, la mafia è un crimine che c’è sempre stato, ma il suo sviluppo e la sua evoluzione stanno nella sua organizzazione (per questo “criminalità organizzata”). La cosa che più mi sorprende è il modo in cui la mafia è compenetrata e si è sviluppata nel tessuto sociale, ovvero grazie alla connivenza di gran parte della popolazione e della politica locale intimidite dall’atteggiamento dei mafiosi. Queste intimidazioni delle organizzazioni mafiose portano al silenzio, e quindi all’omertà (noi studenti della classe 3^A LSA conosciamo molto bene la parola “omertà”, dopo aver letto il libro di Leonardo Sciascia “Il giorno della civetta”). Ma è proprio questo fenomeno, insieme ovviamente alla corruzione delle classi politiche, che per la maggior parte dà forza alla mafia e le permette di agire senza incontrare tante complicazioni. Davanti a un fenomeno come quello della mafia, bisogna stare uniti perché solo così possiamo essere in grado di sconfiggerla.




Le riflessioni della 4 B, professoressa D'Ettorre


Samantha Abdallaoui 4B LSA Pacinotti Fondi

CENTRO STUDI PIO LA TORRE CONFERENZA:

Nel nuovo appuntamento del progetto educativo anti-mafia del centro studio Pio la Torre si è deciso di parlare delle religioni, sottolineando il loro impegno antimafia e antiviolenza contro ogni forma di intolleranza. Il tema investe aspetti diversi di questa questione, non solo il rapporto tra mafia e la religione ma anche tra la mafia e la chiesa. Discorso analogo alla mafia potrebbe essere fatto con alcune religioni, come quella Islamica. L'Isis esattamente come la mafia tenta di strumentalizzare la religione per giustificare violenze o episodi di sangue che non hanno nulla a che vedere con la stessa religione. La religiosità di un mafioso o di un fondamentalista religioso non appartiene alla religione ma è una deviazione. In fin dei conti nella mafia non c'è altro che una ricerca di potere per cui ciò che accumuna la mafia e il fondamentalismo religioso è la ricerca da parte di individui o gruppi del potere. La convivenza umana dovrebbe dunque creare ideali non ricerca del potere di qualsiasi genere, da quello economico o politico a quello religioso.

E' importante però sottolineare quanto la mafia e il vangelo non siano assolutamente compatibili.

Elena Baldassarre 4 B LSA PACINOTTI FONDI LT

«Le religioni e il loro impegno antimafia e antiviolenza: unità tra credenti e laici contro ogni forma di odio intolleranza».

Questa terza conferenza del Centro Studi Pio La Torre ha visto trattare, attraverso l’intervento di diversi relatori, il tema delle religioni e del loro impegno contro la mafia, la violenza e ogni altra forma di odio e di intolleranza. Si è discusso, infatti, di come la chiesa, ancora oggi, venga strumentalizzata dalla mafia, la cui religiosità, solo apparente, nasconde violenza e atti criminali.

Il primo ad intervenire nella conferenza è l’Imam della comunità islamica di Palermo, Macaluso, il quale chiarisce il significato della Jihad, uno sforzo interiore e una ricerca di perfezionamento alla luce delle linee guida dell’Islam. Proprio come la mafia, anche la Jihad islamica tenta di strumentalizzare la religione così da giustificare atti di violenza che in realtà non hanno nulla a che fare con l’islamismo. È proprio questa diversa interpretazione dell’Islam che degenera nel terrorismo islamico, un fenomeno praticato da gruppi di musulmani che, in nome della religione, cercano di raggiungere i loro obiettivi politici attraverso attentati terroristici. Si tratta di un argomento di grande attualità che nell’ultimo ventennio si è molto intensificato, generando una nuova paura provocata da azioni finalizzate alla violenza, quali attentati e stragi. Basti pensare a quel drammatico 11 settembre 2001, che con la caduta delle torri gemelle è diventato una tragica data da ricordare, un evento che ha segnato la storia contemporanea, creando una ferita rimasta ancora aperta.

A seguire, il pastore della Chiesa Valdese Peter Ciaccio, descrive la mafia come un’organizzazione ben strutturata che non nasce dal nulla, bensì da un crimine già esistente che, attraverso una serie di atteggiamenti umani, diventa un “crimine organizzato”. È per questo motivo che, nella società attuale risulta difficile combattere la mafia, in quanto la nostra più grande debolezza è la divisione. Noi tutti, quindi, dovremmo creare delle alleanze finalizzate alla lotta contro la grande comunità del male, come anche la storia del passato ci insegna. Né è un esempio la lotta dei partigiani, che pur avendo un diverso orientamento politico, si allearono per poter combattere un male superiore: fascismo e nazismo. Per capire l’entità di questo male, è bene ricordare la devastazione che portò con l’Olocausto, in quanto vicini alla giornata della memoria. Anche in questo caso, il disprezzo, la discriminazione e l’atteggiamento persecutorio nei confronti degli Ebrei, rispecchia la più potente giustificazione per l'antisemitismo da parte dei cristiani. Con l’Illuminismo e la Rivoluzione francese, poi, il pregiudizio antisemita si attenuò dando vita ad una maggiore tolleranza religiosa e libertà di pensiero, in grado di dare a tutti la possibilità di praticare la propria fede.


Nell’ultimo intervento, l’arcivescovo di Palermo, Corrado Lorefice focalizza quanto tempo ci sia voluto affinché la Chiesa prendesse consapevolezza e condannasse apertamente la Mafia, nonostante abbia pagato un alto prezzo con l’uccisione, per mano mafiosa, di Don Pino Pugliesi. Infatti, il mondo cattolico ha sempre assunto atteggiamenti diversi e contraddittori, che vanno dal silenzio alla denuncia, dalla complicità all’impegno, dalla omertà alla condanna. La religione spesso viene strumentalizzata ed utilizzata dall’organizzazione mafiose per giustificare le proprie azioni criminali. Per il mafioso ostentare la religione significa avere la divinità dalla propria parte, nonostante sia risaputo che Dio e la violenza non possano convivere. E’ interessante riprendere un passaggio dell’Enciclica di Papa Francesco in cui viene precisato che in realtà sono i leader a strumentalizzare la religione. La violenza trova fondamento nelle convinzioni religiose, bensì è il frutto delle loro deformazioni ed interpretazioni personali. Sono per questo essenziali i principi morali ed etici di ognuno di noi, grazie ai quali, nel proprio piccolo possiamo fare la differenza. Del resto, essendo stati proprio gli atteggiamenti umani di violenza a dare vita alla mafia, sta a noi tutti il compito di contrapporre ad essi comportamenti esemplari nel rispetto della società e del bene altrui.

Mi piacerebbe per questo concludere con alcune parole di speranza di Giovanni Falcone, simbolo fondamentale alla lotta contro la mafia: “La mafia è stata creata dall’essere umano, e come tutte le cose ha un inizio ed una fine.”


TERESA CIMA 4B LSA PACINOTTI FONDI LT

«Le religioni e il loro impegno antimafia e antiviolenza: unità tra credenti e laici contro ogni forma di odio intolleranza».


Mai avremmo potuto pensare che delle organizzazioni, generalmente tra quelle più pericolose conosciute, abbiano avuto legami con la religione, o per meglio dire, con la Chiesa cattolica. Questo può sembrare un accostamento azzardato, controverso ed illogico, che però la terza conferenza del Centro studi Pio La Torre ci ha fatto conoscere. Rapportare una fede fondata sull’amore per il prossimo, nonché sul principio di non uccidere e non commettere atti impuri, ad organizzazioni sanguinarie che hanno costituito sin dalla loro origine un’enorme pericolosità per la nostra nazione, e per il mondo intero, sembra impossibile da immaginare. Eppure, nella presentazione di Franco Nuccio sono venuti alla luce numerosi casi che hanno testimoniato questa relazione, ormai passata, della Chiesa con le mafie: abbiamo il caso del frate Mario Frittita, arrestato con l’accusa di favoreggiamento al boss mafioso Pietro Aglieri, ed ancora il cardinale Ruffini, il quale, di fronte al pericolo che vagava tra le strade siciliane, ha sostenuto come la mafia fosse, in realtà, un’invenzione giornalistica, evitando ogni riconoscimento ed individuazione del fenomeno. Tuttavia, questi ed altri casi di sottovalutazione della mafia sono dovuti principalmente, come sostiene l’arcivescovo di Palermo, al fatto che la consapevolezza della pericolosità delle organizzazioni mafiose è stata acquisita man mano nel tempo, proprio come il pericolo è stato assimilato da grandi figure che hanno anteposto l’impegno di distruggere queste organizzazioni alla propria vita, tra le quali ricordiamo Giovanni Falcone. Infatti, dietro questo rapporto, inizialmente nato quasi da una esigenza di sopportazione, prudenza e conformazione territoriale, emerge col tempo un filone di protesta e di contrasto del fenomeno, iniziato dal Cardinale Pappalardo, e continuato nel tempo da fedeli e Chiesa. Il pastore della chiesa valdese, Peter Ciacco, afferma che le organizzazioni mafiose furono denunciate a partire da una grande manifesto con inscritto “È Dio che ordina di non uccidere”. Dunque, si tratta di un commento che va direttamente contro queste organizzazioni criminali, incentrate sulla violenza, sul sangue e sull’odio.


Tuttavia, le mafie dedicano una cura particolare ai simboli e alle pratiche della religione cattolica, senza porsi alcun problema sull’evidente contrasto fra quei simboli e le azioni della loro vita quotidiana. Infatti, dalle parole riportate di Papa Francesco, nel mezzo della conferenza, si evince che queste organizzazioni criminali non hanno nulla a che vedere con la Chiesa cattolica e con le religioni. La violenza trova base nelle deformazioni delle discipline religiose e dalla strumentalizzazione che ne fanno i leader delle religioni. La mafia è un chiaro esempio di fondamentalismo religioso, proprio per la ricerca del potere e, come cita il Papa, “Le organizzazioni mafiose che cercano di appropriarsi indebitamente di santi e divinità, lo fanno per un'ostentazione di potere. La violenza non trova alcuna base nelle convinzioni religiose...”. Basti pensare alle dolorose perdite che la mafia ha portato in Italia, alle stragi terroristiche verificate nel corso della storia in tutto il mondo, alle nefaste ripercussioni che i musulmani subiscono dall’Isis, che ci fanno capire quanto sia ingiusto il semplice accostamento tra le organizzazioni criminali e la parola di Dio. È questo quello che condanna l’arcivescovo di Palermo e che tutti i credenti dovrebbero condividere, in quanto rappresenta una profonda offesa ai veri professanti della fede cattolica, ed a quelli che compiono sacrifici incitati e guidati dalla parola e dalla fede in Dio.


In particolare, ora più che mai, la Chiesa (come noi fedeli), detiene un compito molto importante, annunciato da Ciacco e sostenuto nell’intera conferenza. Si tratta del dovere di unire le forze: un piccolo, ma grande gesto, capace di ribaltare la situazione. Infatti, l’alleanza e il gruppo che verrà a crearsi tra noi fedeli e cittadini, sarà una vera e propria arma, la quale potrebbe dimostrarsi potente al fine di vincere l’ininterrotta e presente lotta contro la mafia. Potremmo pensare che, se fino ad ora, le organizzazioni criminali non sono state sconfitte, a cosa servirebbe il nostro misero singolo impegno contro di esse. Invece non è proprio così. Il pastore mi ha fatto personalmente riflettere su un carattere mai considerato finora: la forza di un’organizzazione. Perché la mafia è così potente? Non di certo perché il mondo ha paura e dinnanzi ad essa si ferma. Per trovare la risposta corretta bisogna analizzare la loro unione. Sono organizzazioni, sostanzialmente radicate, nate dalla ricerca di potere e sopraffazione, poi sfociate in violenza e corruzione. Seppur ve ne siano fin troppe, sono tutte unite e organizzate, in modo da crearsi uno scudo difensivo. Questa forte unione rispecchia il più grande punto debole della Chiesa, ma anche della democrazia in generale. La nostra debolezza, il limite che non ci permette di combattere e vincere una guerra da anni ed anni a questa parte, è la nostra radicata divisione. Noi che siamo la compagnia del “bene”, l’assemblea che dovrebbe combattere unita e conforme contro il male, sprechiamo il nostro tempo a pensare a ciò che ci divide, piuttosto che unire le diversità per creare una comunità unita e forte, invincibile contro tutto e tutti, e quindi, anche contro le mafie.


Ciacco ha spiegato questo evento con due principali esempi, uno appartenente ai film fantasy contemporanei e l’altro ad un evento storico. Il primo riguarda il film Il Signori Degli Anelli, nella quale vediamo la formazione di un’insuperabile Compagnia dell’anello capace di sconfiggere il male. Sebbene si tratti di una storia fantasy e, come sappiamo, i film potrebbero non rispecchiare la realtà, per dare un’analisi critica e certa dell’efficacia dell’unione non può mancare un grande esempio storico. Infatti il pastore parla della guerra partigiana combattuta contro la violenza dei nazisti e fascisti. Si riferisce indubbiamente alla Resistenza Italiana, una vittoria per la nostra nazione data dall'impegno unitario di molteplici e talora opposti orientamenti politici, accomunati dalla ricerca di giustizia e ricostruzione. Si tratta di una vittoria importantissima, che ancora festeggiamo il 25 aprile ogni anno. Inoltre, è semplicemente dipesa dall’unione di cittadini che hanno dimostrato coraggio, forza e unità, seppur non condividessero i medesimi pensieri. Questo a testimonianza del fatto che tutti noi, nel nostro piccolo, possiamo farcela.


L’evento storico preso in considerazione dal pastore è uno dei tanti esempi presenti nella storia, che spiegano alla perfezione come “L’unione fa la forza”. Andando molto indietro nel tempo, infatti, possiamo trovare già dei movimenti popolari sorti nel XIV secolo, in occasione della Guerra dei Cento Anni, combattuta tra Francia ed Inghilterra, a causa di intrecci dinastici e motivi territoriali. La prima fase di questa lunga guerra fu un disastro per l’antica monarchia francese, guidata da re incapaci di esercitare una vera sovranità. A sostegno di ciò, sorse un movimento popolare a carattere nazionale che puntava a sconfiggere gli inglesi. Questa rivolta fu guidata da Giovanna d’Arco, una ragazza che si dichiarava inviata da Dio per scacciare via gli inglesi dai territori francesi. A seguito di numerose riscosse popolari, il movimento alimentato dalla d’Arco riuscì nel suo intento: partita in svantaggio, la Francia, grazie all’impegno e alla compattezza dei suoi cittadini, riuscì a sconfiggere l’Inghilterra.


Dopo aver fatto enormi salti temporali tra fasi storiche diverse, possiamo constatare che l’idea e l’invito di Peter Ciaccio potrà portare al raggiungimento del nostro obiettivo, ovvero sconfiggere la violenza e la criminalità tipiche della mafia. Tuttavia, per creare un clima di unità tra cittadini religiosi e non, è essenziale che vi sia una forte idea di tolleranza religiosa. Quest’ultima si basa sull’atteggiamento che porta tutti gli individui ad ammettere e rispettare forme di pensiero, ideologie e fedi religiose diverse dalle nostre (purché agiscano nel rispetto delle leggi), così come si fa con le proprie. Questa concezione nacque a partire dall’età moderna, dopo continue guerre di religione, dalla quale si fece strada l’idea di una necessaria pacifica convivenza, raggiungibile a seguito del superamento degli odi religiosi. I primi a sostenere questi principi di intolleranza furono gli Illuministi, coloro che attraverso l’esaltazione della ragione dimostrarono che gli uomini sono tutti uguali, godono degli stessi diritti e della libertà di professarli. Ricordiamo l’importante figura di Voltaire, il quale fu a favore della tolleranza religiosa per ragioni non solo teoriche, ma anche pratiche: secondo l’illuminista, la molteplicità di religione è il miglior antidoto contro il fanatismo e i conflitti che esso produce. È un’idea che deve espandersi anche ai giorni d’oggi, nella quale vi sono ancora gravi casi di intolleranza di genere. In primis, troviamo questo divario tra religioni, le quali necessitano di accettare le diversità, consolidarsi ed unirsi in modo da proteggere la Chiesa e tutti i fedeli dal veleno rilasciato dalle organizzazioni criminali.


Soltanto attraverso una forte unione e consolidazione del bene, il male potrà una volta per tutte essere sconfitto, essendo una creazione prettamente umana, con un inizio e una fine (Giovanni Falcone). Ci tengo a riportare una frase di incoraggiamento dettata proprio da Peter Ciacco, rivolto ai protagonisti della conferenza, riguardo il tema di unione e tolleranza che deve entrare nella nostra mente il prima possibile, così da arrivare al grande risultato, lottato e rincorso da tempo.

“Qui siamo un pastore valdese, un Imam e un arcivescovo. In passato ci siamo fatti la guerra, oggi sappiamo di dover unire le nostre forze per un obiettivo comune di pace”.


DE FILIPPIS ALESSIO 4B LSA PACINOTTI FONDI LT

3° CONFERENZA DEL PROGETTO EDUCATIVO ANTIMAFIA

Il 22 gennaio 2021 presso la sede del centro Studio Pio La Torre si è tenuta la 3° conferenza Antimafia. Durante l’incontro sono intervenuti diverse persone tra cui Franco Nuccio, Peter Ciaccio, Corrado Lorefice e Ahmad Abd al Majid Macaluso.

Ha iniziato la videoconferenza Franco Nuccio il quale ci ha brevemente parlato della tematica principale della riunione ovvero le religioni e il loro impegno antimafia e antiviolenza. Successivamente è stata passata la parola a Macaluso, musulmano imam di Palermo Coreis Italiana, il quale ha risposto a qualche domanda riguardo la sua religione e la religione in generale. Egli ha detto che seguire le regole della religione è come seguire le regole nel nostro paese quindi religione e leggi vanno di pari passo, quindi ha detto che c’è un collegamento tra leggi del cielo, quindi di Dio e leggi della terra. Successivamente la parola è stata passata a Ciaccio, pastore della Chiesa Valdese, il quale ha parlato più nello specifico del fenomeno mafioso e di come esso si leghi alla religione. Egli ha detto che mafia e religione si pensa siano legati infatti molto spesso si vedono mafiosi nelle chiese o legati ai Santi ma in realtà Ciaccio dice che mafia e religione sono due fenomeni del tutto distinti. Egli si rifà alle parole del papa Giovanni Paolo II il quale diceva che le braccia di Dio erano sempre aperte ad accogliere la conversione vera dei mafiosi.

Infine la parola è stata data a Lorefice, arcivescovo di Palermo, il quale ha detto che religione e mafia hanno due poteri ben diversi ed essi non devono essere accomunati. Come Ciaccio, anche Lorefice parla delle parole dette prima dal papa Giovanni Paolo II, poi da papa Francesco rivolte ai mafiosi.

Alla fine dell’incontro ci sono state alcune risposte alle domande poste dagli studenti delle scuole presenti all’incontro.

Personalmente sono d’accordo con le parole dette dai “protagonisti” dell’incontro e soprattutto da quelle dette da Ciaccio e Macaluso perché secondo me è impensabile dire che mafia e religione possano essere in qualche modo accomunate, anche perché è impossibile che la mafia, la quale compie delle azioni che vanno proprio contro i principi della chiesa, possa essere riconosciuta come potere giusto da quest’ultima. Inoltre, anche io penso che se qualche mafioso volesse pentirsi di tutte le cose sbagliate che ha fatto e cambiare vita, può ancora farlo, scontando le sue punizioni e successivamente “riabbracciare” Dio.


DE FILIPPIS DAVIDE 4 B LSA PACINOTTI FONDI LT

III Conferenza del Progetto Educativo Antimafia 2020-2021

Venerdì 22 Gennaio 2021 dalle ore 9.00 alle ore 11.30 presso la sede del Centro Studi Pio La Torre a Palermo, si è tenuta la terza conferenza del Progetto Educativo Antimafia promosso dal Centro Pio La Torre. Il tema affrontato è quello delle religioni e il loro impegno antimafia e antiviolenza. Nella conferenza hanno partecipato diversi relatori cioè Peter Ciaccio (pastore Chiesa Valdese), Corrado Lorefice (arcivescovo di Palermo) Ahmad Abd al Majid Macaluso musulmano (imam di Palermo Coreis Italiana).

Ad introdurre la conferenza è stato Franco Nuccio che ci ha illustrato ciò di cui si parla nella conferenza, infatti ci ha parlato del rapporto tra la mafia e la religione; Nuccio ci dice che questo rapporto è solo apparente, è solo un modo di nascondere una realtà di sofferenza e contraffazione, infatti il mafioso ha sempre cercato di condizionare il potere politico ma anche la chiesa. Successivamente la parola viene data all'imam Macaluso il quale risponde a delle domande poste da diverse persone di diverse scuole e carceri d'Italia. Poi è stata data la parola a Peter Ciaccio, anche lui risponde alle domande degli studenti, ma si sofferma su una domanda cioè “Come viene riferito anche da Ciaccio la mafia è tutto ciò che porta sofferenze in un individuo, non solo le organizzazioni note come cosa nostra e ndrangheta?; Come mai allora non ci soffermiamo anche sulle piccole azioni di stato mafioso con lo scopo di prevenire le organizzazioni mafiose che possono col tempo emergere?; Numerose volte vediamo scontrarci dei laici religiosi , se invece di scontrarsi si facessero delle loro differenze una forza collettiva, possiamo credere che la mafia possa avere più timore delle loro forze unite rispetto alle loro forse separate?”. Ed egli dice che la mafia non è soltanto una situazione storica come cosa nostra o ndrangheta ma è solo l'organizzazione di qualcosa che già esiste non a caso viene chiamato crimine organizzato, e successivamente aggiunge una frase di Giovanni Falcone cioè “La mafia è un’invenzione umana, quindi come tutte le invenzioni dell'essere umano ha un inizio e una fine.”

infine parla Corrado Lorefice il quale inizia il suo discorso illustrando il potere che ha la mafia su molti aspetti sia politici, tra la gente e tra l'attività ecclesiale. La conferenza si chiude con l’ascolto delle domande fatte dagli studenti ai quali i relatori danno delle risposte. In conclusione Nuccio dà la parola al presidente del centro studi Pio la Torre, Vito Lo Monaco. Quest'ultimo ringrazia tutti i partecipatori alla conferenza, soffermandosi a ringraziare i ragazzi che stanno seguendo questo progetto antimafia.

DI VITO EMANUELE 4B LSA PACINOTTI FONDI LT

III CONFERENZA DEL PROGETTO EDUCATIVO ANTIMAFIA

Venerdì 22 gennaio 2021 presso la sede del Centro Studi Pio La Torre a Palermo, c’è stata la conferenza del Progetto Educativo Antimafia promosso dal centro appunto.

Il tema della conferenza è le religioni e il loro impegno per l’antimafia, e l’antiviolenza: unità tra credenti e laici contro ogni forma di odio intolleranza. Tema molto complesso perché, investe molti campi sui quali si può discutere, ad esempio il modo in cui l’organizzazione criminale strumentalizza la religione e come viene interpretata dagli stessi mafiosi, come con Cosa Nostra e la cerimonia di affiliazione, la religiosità è solo apparente e viene sfruttata per sopraffare la chiesa e dominarla. Il rapporto tra queste due (chiesa e mafia) si è modificato nel tempo passato dal periodo di silenzio e di negazione nei confronti della mafia da parte di membri ecclesiastici come vescovi e cardinali, fino all’omicidio di uno dei parroci più ricordati dalle vittime di mafia: Don Pino Puglisi.

Uno dei primi interlocutori è l’imam di Palermo Ahmad Abd al Majid Macaluso, il quale risponde alle domande poste dagli studenti delle varie scuole. Egli parla ovviamente facendo riferimento alla religione musulmana facendo scoprire dettagli, dei quali magari non ne eravamo a conoscenza, ad esempio a proposito dell’islam, che ovviamente spiega che le azioni che compiono i terroristi vengono definite dalla stessa religione aberranti perché è l’inverso di ciò che insegna il profeta Mohammed.

Il secondo è invece il pastore della chiesa Valdese, Peter Ciaccio, coloro che furono i primi a denunciare il pericolo mafioso tanto che anni fa, venne appeso un manifesto con su scritto “è Dio che ordina di non uccidere”. Anche il pastore risponde ad una domanda, in maniera molto significativa ed essenziale. Egli ha detto che la mafia già è esistita anche prima di Cosa Nostra, ‘ndrangheta e tutte le varie organizzazioni, infatti questeultime solo la vera novità ed il crimine vero e proprio esisteva già in precedenza. Egli intende la religione come un “certificato di bontà” a proposito delle azioni di un popolo.

Il terzo interlocutore è stato l’arcivescovo di Palermo, Corrado Lorefice, al quale gli viene subito posta una domanda, come è stato possibile non dar conto alle manifestazioni mafiose in Sicilia anche dopo il pagamento di sangue avvenuta a discapito di Don Pino Puglisi e Don Diana? Ed egli fa subito riferimento anche a Giovanni Falcone il quale inizialmente veniva deriso della consapevolezza che aveva del potere mafioso, è stata una consapevolezza che andava acquisita col tempo dalla popolazione. Infine cita le parole che Papa Francesco scrive nell’enciclica, la verità non trova alcuna base sulla religione e, come ci riferiva all’inizio il moderatore Franco Nuccio, la religiosità di un mafioso non appartiene alla religione ma è solo una deviazione.

Se interpretassimo la lotta della religione contro le mafie come una lotta della chiesa contro un nemico, potremmo fare una riflessione collegandoci alle Crociate del Medioevo. Guerre religiose che avevano lo scopo di proteggere la Terra santa dai popoli definiti infedeli, perché erano di una religione diversa dalla cristiana.

Quando la mafia riesce a infiltrarsi all’interno della chiesa potremmo riconoscere un caso di corruzione allo scopo di ottenere denaro sporco, per questo potemmo ricordare la raccolta delle indulgenze che si sviluppò all’inizio del sedicesimo secolo, fenomeno che fece scoppiare la Riforma protestante.

MARRAZZO MARTINA 4 B LSA ITT PACINOTTI FONDI LT

III CONFERENZA CENTRO STUDI PIO LA TORRE

Nella conferenza tenutasi presso Centro Studi Pio La Torre il giorno venerdì 22 gennaio 2021, si è affrontato il tema sul rapporto criminalità-religione.

Obiettivamente possiamo affermare che la mafia sia in qualche modo molto collegata alla fede e questo lo possiamo intuire a partire da un semplice esempio molto comune: le persone criminali per diventare membri di un clan mafioso, la maggior parte delle volte devono svolgere un “rito” nella quale una figura santa viene bruciata insieme ad una goccia del loro sangue come segno di benedizione in nome della cerimonia di iniziazione. Questo perché evidentemente per loro essere benedetti potrebbe essere un sinonimo di protezione, e constatando l’ambiente nella quale fanno parte, non è una cosa di cui bisogna rimanere stupiti; in ogni caso, la religione non mette in discussione i loro compiti.

Se ci soffermassimo solo su questo aspetto non capiremmo però che dietro a tutto ciò c’è un secondo fine, poiché la chiesa viene utilizzata come strumento per la mafia, che tenta di appropriarsi della fede e dei santi così da riuscire a dominare anche tutti gli uomini religiosi, unendo Dio e violenza.

Questo però risulta essere un atteggiamento contraddittorio della mafia stessa, che viene sottolineato anche da Papa Francesco il quale esordisce con la citazione: “La violenza non trova base alcuna nelle convinzioni religiose fondamentali, bensì nelle loro deformazioni”; poiché Dio e violenza non sono cose che possono essere correlate tra di loro.

Dio infatti ci invita a non reagire al malvagio, ma a porgere ad egli l’altra guancia; inoltre è Cristo stesso ad affermare: “Amatevi gli uni con gli altri come io ho amato voi” in segno della forza della non-violenza. Bene, tutto questo è ciò che la mafia non mette in pratica, dunque, sulla base di ciò possiamo affermare che questi individui non possono e non potranno mai essere considerati “uomini di religione”, ma solo “uomini d’onore” (come è comune dire nel loro gergo) poiché se si è cristiani allora si segue Cristo, quindi questi ultimi risultano essere nient’altro che uomini destinati agli affari e alla corruzione, che appoggia anche l’ambito politico.

Tuttavia, bisogna riconoscere il ruolo della chiesa nei confronti di queste “problematiche” che caratterizzano il mondo da anni: quest’ultima infatti cerca, almeno al giorno d’oggi, di far seguire a tutte le persone la strada verso la civilizzazione dell’umanità cercando di evitare e combattere la mafia.

Un esempio lo possiamo trarre proprio dall’azione svolta da Papa Francesco nei confronti dei governanti del Sud Africa, il quale si è chinato ai loro piedi baciandoli, per alludere al segno della fratellanza, per esplicitare che ognuno di noi ha sul volto il volto di un fratello e che dobbiamo impegnarci tutti per far sì che il pianeta Terra si abitato non da concorrenti ma da fratelli.

In quanto alla fratellanza è bene soffermarsi anche su ciò che accadde ai nostri fratelli ebrei, in memoria della Shoah. Se le persone che si trovavano alla radice di queste persecuzioni avessero avuto una mentalità più aperta alla fratellanza, sicuramente tutte le brutalità che si verificarono a fronte di povere ed innocenti persone non sarebbero accadute.

Questo perché a mio parere, non possono esistere differenze religiose, di pelle, di sesso e così via, ma siamo appunto tutti umani e (appoggiandomi anche in piccola parte al pensiero illuminista) tutti dobbiamo godere degli stessi diritti e delle stesse facoltà di poterli esercitare, per il bene comune e per la felicità delle società.

È improponibile da pensare al giorno d’oggi che in un’epoca così vicina a noi siano stati compiuti atti di tale brutalità per scopi pressoché inesistenti, o meglio, inutili.

Ciò che mi rincuora è però lo sperare che si siano compresi tutti gli errori commessi dai nostri predecessori per far sì che si costruisca una società generale migliore, che veda tutti gli esseri umani protagonisti di quella che è la vita, piena di possibilità, gioie ed eventi straordinari; e che le lacrime un giorno scese segnando volti, a causa della disperazione e dell’ingiustizia siano ora lacrime di gioia, di rivincita poiché noi tutti possiamo riuscire a cambiare la società. Insieme, uniti, come dichiara Papa Francesco: “Non ci si salva da soli, ma ci si salva insieme”.

GAIA MIRABELLO 4 B LSA PACINOTTI FONDI LT

Religione e mafia

Il tema di questa conferenza è il rapporto tra le organizzazioni criminali, in particolare la mafia, e la religione, ma anche il rapporto tra la mafia e la chiesa e quella che è la strumentalizzazione che l'organizzazione criminale fa della religione, a cominciare proprio dalla cerimonia della cosiddetta punta: la goccia di sangue che viene fatta cadere su un'immagine sacra, poi fatta bruciare recitando una frase di rito. E’ palesemente una religiosità solo apparente e nasconde una realtà di violenza e di sopraffazione. Il rapporto tra la chiesa e la mafia si è modificato nel tempo, si è passato infatti da un periodo di silenzio all'atteggiamento negazionista del cardinale Ruffini, l'arcivescovo di Palermo che nel 1960 sosteneva che la mafia fosse una invenzione dei giornalisti.

Ad intervenire per primo è l’imam di Palermo Macaluso, a cui viene posta una domanda ben precisa: nell'Islam c'è una presa di posizione chiara e definitiva nei confronti della jihad così come viene inteso comunemente, come quella che papa Giovanni Paolo II ha avuto contro la mafia? L’imam risponde che il jihad etimologicamente è un percorso interiore continuo, una ricerca di perfezionamento alla luce delle guide dell'Islam che sono il Corano e la Sunna del profeta, quindi tutta una serie di disposizioni che sono messe in atto con coscienza e sapienza divina affinché l'essere umano possa agire su tutti gli ambiti della propria esistenza. Nell'immaginario collettivo si è così abusato di questa parola da confonderla con ciò che è l'esatto opposto dell’Islam. L’Islam non riconosce ovviamente il jihad così come è conosciuto nel mondo occidentale, cioè quello di coloro che combattono alterando i principi, ma soprattutto non più testimoniando e parlando in nome di Dio ma parlando e testimoniando al posto di Dio. L'Isis di conseguenza non può essere considerata una associazione criminale che ha legami con l'Islam, anzi ha compiuto devasti in terra d'Islam e quindi si è accanito contro gli stessi musulmani.

Il 30 giugno del 1963 nella borgata di Ciaculli con un attentato furono uccisi sette esponenti delle forze dell'ordine. In quell'occasione il pastore valdese Pietro Valdo Panascia fece affiggere nella città di Palermo un manifesto che proferiva che è Dio che ordina di non uccidere. Quelle parole raggiunsero la segreteria di stato vaticana che ritenne di dover intervenire sull'arcivescovo di Palermo, il Cardinale Ruffini, suggerendo la possibilità di distinguere la chiesa dalla mentalità della cosiddetta mafia, ma la risposta della curia palermitana del cardinale non fu positiva. I valdesi pertanto furono i primi a segnalare il pericolo mafioso, ma si ritrovarono all'epoca essenzialmente isolati.

Successivamente arriva in collegamento il pastore Peter Ciaccio, che insiste sul come la mafia non nasca dal nulla, ma si basi su atteggiamenti umani, non a caso viene chiamato crimine organizzato. Il pastore cita una frase di Giovanni Falcone che esprime a pieno il concetto e dice che la mafia è un'invenzione umana, ma non nel senso che non esiste, invenzione nel senso che è stata creata dall’essere umano e come tutte le cose create da quest’ultimo ha un inizio e una fine. La debolezza del bene è la divisione e noi siamo chiamati ad allearci e a mettere fine a questo male attraverso il bene.

Poi arriva la volta dell'arcivescovo di Palermo Corrado Lorefice. Oltre al tema della mafia nelle domande è stato citato anche l'altro problema dell’integralismo religioso, ossia la strumentalizzazione nell'ambito dell’organizzazione mafiosa perché ai suoi membri fa comodo pensare di avere la divinità dalla propria parte, anche se assolutamente Dio e la violenza non possono essere messi insieme, seppure molte volte nella storia le religioni siano state fonti di violenza. La chiesa del nostro tempo è una chiesa che si aggiorna a partire dalle cose essenziali, e più sarà capaci di esprimere un’energia di trasformazione, più sarà possibile istituire una vera e propria opposizione alla violenza.

Riprendendo brevemente le parole dell’arcivescovo, anche la chiesa ha avuto negli anni i suoi scivoloni in merito a violenza e corruzione. Basti pensare al terrorismo psicologico che l’Inquisizione, organo investigativo e giuridico utilizzato in passato dalla chiesa, imponeva a coloro che venivano considerati eretici. In questo caso quindi un’istituzione come la chiesa in cui la popolazione avrebbe dovuto trovare un punto di conforto si era trasformata in un concentrato di imposizione e terrore, andando contro ogni principio che una persona credente vede nelle volontà di Dio. Ovviamente questa situazione di obbligo religioso non ha portato benefici sotto nessun punto di vista, a dimostrazione che la fede deve essere sentita, e anche qual’ora qualcuno decidesse di non abbracciare una religione in assoluto, o di avvicinarsi a una differente, il fedele deve stare al rispetto e all’umanità che i principi di Dio richiedono anche nei confronti di chi è diverso, e venendo meno a questi, non si è certo migliori di coloro che strumentalizzano la religione.

GIANMARCO PANNOZZO 4B LSA PACINOTTI FONDI LT

III CONFERENZA DEL PROGETTO EDUCATIVO ANTIMAFIA

Venerdì 22 gennaio 2021 presso la sede del Centro Studi Pio La Torre a Palermo, c’è stata la conferenza del Progetto Educativo Antimafia promosso dal centro appunto.

Il tema della conferenza è le religioni e il loro impegno per l’antimafia, e l’antiviolenza: unità tra credenti e laici contro ogni forma di odio intolleranza. Tema molto complesso perché, investe molti campi sui quali si può discutere, ad esempio il modo in cui l’organizzazione criminale strumentalizza la religione e come viene interpretata dagli stessi mafiosi, come con Cosa Nostra e la cerimonia di affiliazione, la religiosità è solo apparente e viene sfruttata per sopraffare la chiesa e dominarla. Il rapporto tra queste due (chiesa e mafia) si è modificato nel tempo passato dal periodo di silenzio e di negazione nei confronti della mafia da parte di membri ecclesiastici come vescovi e cardinali, fino all’omicidio di uno dei parroci più ricordati dalle vittime di mafia: Don Pino Puglisi.

Uno dei primi interlocutori è l’imam di Palermo Ahmad Abd al Majid Macaluso, il quale risponde alle domande poste dagli studenti delle varie scuole. Egli parla ovviamente facendo riferimento alla religione musulmana facendo scoprire dettagli, dei quali magari non ne eravamo a conoscenza, ad esempio a proposito dell’islam, che ovviamente spiega che le azioni che compiono i terroristi vengono definite dalla stessa religione aberranti perché è l’inverso di ciò che insegna il profeta Mohammed.

Il secondo è invece il pastore della chiesa Valdese, Peter Ciaccio, coloro che furono i primi a denunciare il pericolo mafioso tanto che anni fa, venne appeso un manifesto con su scritto “è Dio che ordina di non uccidere”. Anche il pastore risponde ad una domanda, in maniera molto significativa ed essenziale. Egli ha detto che la mafia già è esistita anche prima di Cosa Nostra, ‘ndrangheta e tutte le varie organizzazioni, infatti quest’ultime solo la vera novità ed il crimine vero e proprio esisteva già in precedenza. Egli intende la religione come un “certificato di bontà” a proposito delle azioni di un popolo.

Il terzo interlocutore è stato l’arcivescovo di Palermo, Corrado Lorefice, al quale gli viene subito posta una domanda, come è stato possibile non dar conto alle manifestazioni mafiose in Sicilia anche dopo il pagamento di sangue avvenuta a discapito di Don Pino Puglisi e Don Diana? Ed egli fa subito riferimento anche a Giovanni Falcone il quale inizialmente veniva deriso della consapevolezza che aveva del potere mafioso, è stata una consapevolezza che andava acquisita col tempo dalla popolazione. Infine cita le parole che Papa Francesco scrive nell’enciclica, la verità non trova alcuna base sulla religione e, come ci riferiva all’inizio il moderatore Franco Nuccio, la religiosità di un mafioso non appartiene alla religione ma è solo una deviazione.

Se interpretassimo la lotta della religione contro le mafie come una lotta della chiesa contro un nemico, potremmo fare una riflessione collegandoci alle Crociate del Medioevo. Guerre religiose che avevano lo scopo di proteggere la Terra santa dai popoli definiti infedeli, perché erano di una religione diversa dalla cristiana.

Quando la mafia riesce a infiltrarsi all’interno della chiesa potremmo riconoscere un caso di corruzione allo scopo di ottenere denaro sporco, per questo potemmo ricordare la raccolta delle indulgenze che si sviluppò all’inizio del sedicesimo secolo, fenomeno che fece scoppiare la Riforma protestante.

MIRANDA RECCHIA 4B LSA PACINOTTI FONDI LT

III CONFERENZA PROGETTO ANTIMAFIA

Come in tutte le conferenze avviate dal Centro Studi Pio La Torre, anche in questa abbiamo ascoltato diversi personaggi, ognuno dei quali ha esposto le proprie idee, esperienze e riflessioni. In particolare si è discusso di quanto la mafia sia fortemente legata al fondamentalismo religioso. Si è discusso di come questo venga sfruttato e strumentalizzato con l’uso della violenza, dell’odio e del sangue, del potere che esercita la religione su ciò che siamo e su ciò che ci circonda. Il primo ad avere la parola è Macaluso, il quale ci fornisce un’ampia panoramica sulla strumentalizzazione del terrorismo e sui diversi principi della società. Principi che devono provenire da noi in prima persona, che applichiamo ogni giorno l’educazione civica ovvero la base attraverso cui riconosciamo ciò che è bene e ciò che è male all’interno di una società. Principi fondamentali per mantenere una buona coesione tra la Chiesa e il popolo, uno dei quali è la tolleranza religiosa. Scopo di quest’ultima è conoscere tutti i principi delle diverse religioni e rispettarli così come si fa con il proprio, senza fare alcuna distinzione. Segue poi il pastore Peter Ciacco, il quale spiega che la mafia non si limita semplicemente a quelle organizzazioni storiche che noi tutti conosciamo (Ndrangheta, Cosa Nostra, Camorra etc.). Si tratta infatti di movimenti ben strutturati non solo al loro interno, ma soprattutto all’esterno, in quanto nascono in primo piano da atteggiamenti umani. Non a caso vengono chiamati “crimini organizzati”, proprio perché non nascono dal nulla, ma da una serie di circostanze e fattori che il più delle volte è difficile controllare. Abbiamo poi ascoltato la riflessione dell’arcivescovo di Palermo, Corrado Lorefice. Egli spiega che tutti, laici e religiosi, devono avere piena coscienza di ciò che la mafia comporta al nostro Paese in quanto anche, e soprattutto, la religione rischia di essere strumentalizzata per loschi scopi. “La violenza non trova base alcuna nelle convinzioni religiose fondamentali ma bensì nelle loro deformazioni” dice Papa Francesco, il quale ci ricorda l’importanza dei nostri principi. Ci ricorda che non ci si salva da soli ma ci si salva insieme, ci ricorda che nel volto di ogni uomo dovremmo riconoscere il volto di un fratello e che attraverso “cammini di speranza” la Chiesa potrà ritornare all’essenziale della sua forma. Ecco perché è fondamentale l’impegno di tutti, affinché vinca la “forza della non violenza” e il nostro pianeta non sia abitato da concorrenti ma da soli fratelli. Spesso non ci rendiamo conto di quanto il pensiero religioso influenzi l’essere. Basti solo pensare a tutti gli attacchi terroristici che ci sono stati negli ultimi anni, a quante persone hanno perso la vita e quante altre sono rimaste segnate, per dolore di chi hanno perso o semplicemente per paura che accada di nuovo. Se la tolleranza fosse stata più comune in tutti noi, se avessimo considerato la religione come un mezzo per imparare e non per distruggere, forse le Torri Gemelle sarebbero ancora in piedi, Notre-Dame non sarebbe andata in fiamme quella notte e forse il professore francese non sarebbe stato decapitato dai suoi stessi studenti. Spesso non ci rendiamo conto della grande influenza che la religione ha avuto nei nostri secoli, a partire dall’arte fino alla letteratura, alla filosofia e alla storia. La verità è che ogni guerra avvenuta sino ad oggi ha avuto come causa scatenante la religione. Adolf Hitler fu propugnatore di un'ideologia nazionalista e razzista, di una politica di discriminazione e sterminio che colpì milioni di persone in tutto il mondo. Ebrei ma anche disabili, slavi, omosessuali, rom, zingari, testimoni di Geova furono vittime dell’Olocausto perché semplicemente considerati una “razza inferiore”. Lorefice diceva che mafia e fondamentalismo religioso concorrono tra loro per la ricerca del potere, per avere entrambe la meglio sull’altro, il che ci fa capire che il nostro sistema sociale non è ancora mutato del tutto. Così come oggi la Chiesa lotta contro l’organizzazione mafiosa, nell’XI secolo lottava contro il Sacro Romano Impero. Con la lotta per le investiture abbiamo infatti visto come il pontificato di papa Gregorio VII, con il potere spirituale, si scontrò con l'imperatore Enrico IV di Franconia, con il potere temporale, poichè entrambi volevano detenere il diritto di nomina degli alti ecclesiastici e del papa stesso. Con questi esempi, è quindi chiaro che il controllo del potere è da sempre stato conteso. Quello che però dobbiamo cercare di evitare è che vada nelle mani sbagliate, nelle mani di chi non vuole il bene della società, ma solo il proprio. La Chiesa si offre quindi come protagonista in questa lotta contro l’organizzazione mafiosa che, senza rendercene conto, sta invadendo le nostre esistenze sempre più velocemente. Questo però non significa che noi cittadini non possiamo contribuire; dobbiamo anzi aiutare e sostenere la missione intrapresa dalla religione a prescindere dalle nostre credenze poiché tutti, nel nostro piccolo, siamo in grado di farlo. Tutti possiamo batterci, agire e non sottostare in questa battaglia senza tempo. Tutti possiamo immetterci in questo tunnel che sembra non avere una fine ma che, con l’impegno di ognuno, riusciremo a scovare e vedere finalmente la luce del nostro Paese.

GRETA SCOGNAMIGLIO 4 B LSA PACINOTTI FONDI LT

III VIDEO CONFERENZA DEL PROGETTO EDUCATIVO ANTIMAFIA 2020-2021

Venerdì 22 gennaio 2021 dalle ore 9.00 alle ore 11.30 presso la sede del Centro Studi Pio La Torre a Palermo, si è tenuta la conferenza del Progetto Educativo Antimafia. I temi della conferenza sono stati “Le religioni e il loro impegno per contrastare la mafia e la violenza, un’unione tra credenti e laici contro ogni forma di odio intolleranza “un tema molto complesso che investe aspetti diversi. La mafia ha sfruttato e condizionato la religione e strumentalizzato la chiesa, (basta visionare la foto degli anni 60 del boss mafioso Giuseppe Genco Russo, che a Mussomeli guida la processione del paese con un sigaro in mano, oppure per non parlare di alcuni importanti sacerdoti che hanno avuto rapporti con i mafiosi, uno di questi fu Padre Agostino, nipote di un mafioso, che sposò Totò Riina (boss di Cosa Nostra) e Ninetta Bagarella, come lui ricordiamo Don Mario Frittitta (chiamato parroco della calza) che confessava nel suo covo il boss Pietro Aglieri. Il rapporto tra mafia e chiesa è mutato nel tempo passando dal periodo del silenzio da parte di cardinali, vescovi e sacerdoti che affermavano nel 1960 che la mafia era un’invenzione di alcuni giornalisti del nord, fino ad arrivare all’omelia del 1982 pronunciata dal cardinale Pappalardo ai funerali del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, concludendosi con l’uccisione del parroco di Brancaccio, Don Pino Puglisi, vittima della mafia.

-Il primo relatore è l’Imam di Palermo, Macaluso che ha parlato della Ciad Islamica che è esattamente come la mafia, cioè tenta di strumentalizzare la religione per giustificare violenze che non hanno nulla a che vedere con la religione islamica. Macaluso inizia il suo discorso rispondendo alle domande poste dagli studenti delle varie scuole, tra cui alcuni ragazzi del nostro istituto Pacinotti, mi è rimasta impressa la domanda di un mio compagno di classe Gianmarco che ha chiesto se l’Isis fosse considerato un’associazione criminale alleata all’Islam e che influenza ha sul popolo musulmano, la risposta da parte del relatore è stata che l’Isis non può essere considerato un’associazione criminale che ha legami con l’Islam ma ha un’influenza sul popolo musulmano, infatti sono le prime vittime e ha compiuto anche misfatti nella terra d’Islam e aggiunge che i terroristi sono definiti “aberranti” dalla stessa religione perché vanno contro il profeta Mohammed, cioè bisogna fare quello che Dio vuole e non seguire quello che vuole l’anima.

Il secondo relatore è stato il pastore della chiesa Valdese, Peter Ciaccio al quale è stata formulata una domanda: “la mafia è tutto ciò che porta sofferenza all’individuo, se laici e religiosi si unissero si potrebbe combattere insieme la mafia?” la sua risposta è stata che la mafia non nasce dal nulla, ma è un’organizzazione che già esiste, basta ricordare una parola di speranza di Giovanni Falcone che diceva che la mafia nasce dall’essere umano e come questi ha un inizio e una fine.

Il terzo relatore è stato l’Arcivescovo di Palermo, Corrado Lorefice, anch’egli gli è stata formulata una domanda, di come sia stato possibile non dare peso alle manifestazioni mafiose in Sicilia anche dopo il conseguente pagamento di sangue avvenuta a discapito di Don Pino Puglisi e Don Diana, la sua risposta è stata fatta prendendo in considerazione Giovanni Falcone perché colui inizialmente non veniva preso sul serio sulla consapevolezza che portava avanti sul potere mafioso e che sarebbe stata una conferma che la popolazione avrebbe maturato nel tempo.


STRAVATO MARTINA 4 B LSA PACINOTTI FONDI LT

ORGANIZZAZIONI CRIMINALI E CHIESA/RELIGIONE

Da sempre le organizzazioni criminali hanno cercato di utilizzare l’istituzione della chiesa come strumento, mediante l’utilizzo della violenza, per riuscire a controllare e dominare tutti gli uomini religiosi. Inizialmente questa ha anche “ceduto” e, con atteggiamento negazionisti (cardinale Ruffini), ha cercato di far finta di nulla ma quando questo è cambiato (pastore valdese Pietro Valdo Panascia con il manifesto che recitava “è DIO CHE ORDINA DI NON UCCIDERE”) hanno cominciato ad agire per mezzo di uccisioni contro le persone impegnate nella loro distruzione.

La mafia e il fondamentalismo religioso concorrono entrambe per la ricerca di potere da parte di terzi e proprio per questo la mafia cerca di manifestare le proprie idee economiche e politiche mediante manifestazioni di religione (Sant’Agata a Messina, Santa Rosaria a Catania).

La stessa religione rischia spesso si essere strumentalizzata nel contesto mafioso in quanto loro vogliono ottenere il potere divino nelle proprie mani (cercando di mettere Dio e violenza assieme); la stessa cosa avvenne nel Medioevo quando i vari imperatori volevano nelle proprie mani il potere religioso e politico. Lo stesso Papa Francesco ha sottolineato come questo sia un pensiero assurdo ed una contraddizione: “la violenza non trova base alcuna nelle convinzioni religiose fondamentali bensì nelle loro deformazioni”.

Loro si considerano “benedetti” perché la fede cristiana, secondo loro, non mette in discussione le loro azioni e si cercano di giustificare mediante essa; loro attuano anche dei veri e propri riti di inizializzazione: “punciuta”, nell’organizzazione Cosa Nostra, consiste nel far cadere una goccia di sangue dell’inizializzato su un’immagine sacra che verrà, in seguito, bruciata).

Nel mondo esistono varie organizzazioni “mafiose” che si professano in nome di Dio: Jihad e l’Isis; la prima è basata sulla ricerca di perfezione secondo gli scritti del Corano e della Sunna del Profeta mentre la seconda non è un’organizzazione con legami islamici ma che è comunque riuscita ad avere un’influenza negativa e dannosa sulla popolazione.

Una domanda che viene spontaneo porsi è: se noi giovani educassimo le future generazioni alla tolleranza, così da cercare di creare una società più democratica, potrebbe cessare la brama di potere da parte di queste organizzazioni? Sicuramente non basterebbe solo questo ma la promozione di un pensiero equo nei riguardi dello spirito servirebbe per educare alla conoscenza di altre religioni (anche se non praticante o ateo).

Un'altra domanda potrebbe essere: se la mafia agisce contro chi vuole combatterla, se a combatterla fossimo in tanti? Come agirebbero contro una coalizione?

Beh, sicuramente la situazione cambierebbe perché, come si è sempre dimostrato nella storia (ma anche nei romanzi o film di fantascienza) la coesione del bene contro il male nei momenti del bisogno porta sempre a ottimi risultati; un esempio può essere la coalizione dei partigiani contro il nazismo (Resistenza italiana), un insieme movimenti politici e militari che in Italia si opposero al nazifascismo nell’abito della guerra di liberazione italiana. Questo movimento fu caratterizzato dall’impegno unitario di molteplici e opposti orientamenti per un fine unico.

Ovviamente quest’azione contro la mafia organizzata, ad oggi, deve essere necessariamente fatta in modo pacifico anche per non andare contro la parola di Cristo (“amatevi gli uni con gli altri come io ho amato voi”) ed agire nello stesso modo in cui agisce la mafia; nei secoli passati il loro atteggiamento contro la parola di Gesù sarebbe stato punito con la scomunica perché, se vogliono essere dei bravi cristiani, dovrebbero abbandonare la violenza.

La cosa fondamentale da ricordarci è una: la mafia, come tutte le altre cose create dall’uomo, sicuramente avrà una fine e, se aiutata da noi, potrebbe essere molto presto!

VISKA MICHELE 4 B LSA PACINOTTI FONDI LT

Questione della violenza e del rapporto religione/mafia


Gli argomenti della conferenza tenutasi il 22 gennaio erano principalmente incentrati sul rapporto chiesa/mafia o più in generale religione/mafia e sulla violenza. Le organizzazioni criminali come abbiamo constatato anche nelle precedenti conferenze non si fanno scrupoli nel raggiugere i loro obbiettivi e sfruttano qualsiasi sistema per poter raggiungere gli obbiettivi prestabiliti. È proprio per tale motivo che in precedenza è stato anche accennato il rapporto che la mafia ha creato con le diverse istituzioni (o per meglio dire i soggetti che quelle istituzioni rappresentano), e la chiesa purtroppo non fa da eccezione. Si tratta nella maggior parte dei casi di rapporti di strumentalizzazione in quanto le organizzazioni criminali si prefiggono l'obbiettivo di usare la religione come leva come ponte diretto per legarsi il più possibile alla società. Tali rapporti di strumentalizzazione hanno probabilmente delle origini storiche che risalgono a molto tempo addietro. La chiesa e le religioni in generale hanno da sempre svolto un ruolo chiave all'interno della comunità, un ruolo diverso da quello tipico istituzionale, l'obbiettivo della chiesa è infatti quello di diffondere e difendere la fede cristiana. Molto spesso (in particolar modo nel passato) le persone che nella vita sociale erano tra di loro in opposizione a causa del loro lavoro o per altre cause consideravano la comunità ecclesiastica una forma di unificatore comune. Mentre nel passato la chiesa fu il centro di numerosi fenomeni di corruzione in tempi moderni essa ha considerevolmente aumentato rispetto al passato la sua credibilità agli occhi dei fedeli anche grazie alle opere dei più recenti papi. Nonostante tutto però le organizzazioni criminali sono comunque a sfruttare la religione e ad utilizzarla come leva per i propri obbiettivi. Con sfruttare e strumentalizzare però non si vuole intendere solamente a livello fisico per quanto concerne la sua posizione favorevole o per quanto riguarda i suoi rappresentanti a livello di istituzione, ma anche in senso astratto e psicologico. È noto ad esempio come molti boss mafiosi si siano dichiarati più o meno direttamente cristiani, abbiano preso parte alle celebrazioni religiose, abbiano conseguito diversi sacramenti e siano stati assidui lettori dei testi sacri credendo fermamente in alcuni casi di essere sostenuti dalla provvidenza divina. Ciò potrebbe essere un'indicazione psicologica della loro ricerca ed inclinazione erronea di approvazione che non trovando ovviamente un riscontro che effettivamente giustifichi le loro azioni cercano di crearsi una propria giustificazione mal interpretando volontariamente o meno le sacre scritture. Avere la divinità dalla propria parte inoltre è sempre stato un qualcosa di propiziatorio alle proprie azioni, quasi una specie di scusante di quest'ultime. Utile ricordare a riguardo, le metodiche utilizzate dai sovrani di tutte le epoche che usavano la scusante della religione per intraprendere guerre che avevano fini come ben noto molto lontani da quelli religiosi (basti pensare alle medioevali guerre in terra santa). Sempre lo stesso fenomeno è stato discusso nella conferenza dall'Imam Macaluso che ha trattato anche il tema del fondamentalismo religioso riferendosi in quel caso principalmente all'estremismo islamico dell'isis che si rifà ad una interpretazione radicalista della Jihad. Si può notare come la matrice comune a tutte le forme di violenza appena trattate sia in genere o l'impiego di un giustificatore (che sia esso dio, una causa o un obbiettivo) o la designazione di un nemico comune (l'esempio più fulgido di soggetto che adotta tale metodologia è l'estremismo religioso). Mentre il primo lo si può considerare come un fenomeno bene o male circoscritto nello spazio e nel tempo, lo stesso non si può fare per il secondo in quanto tale fenomeno (quello della designazione del nemico comune) si presenta quasi in tutte le realtà sociali, non solo del presente ma anche del passato. Pensiamo ad esempio a ciò che avvenne al popolo ebreo durante il regime dittatoriale di Hitler, oppure nel tempo presente dell'utilizzo per vantaggi politici da parte di diversi partiti della questione dei migranti. Per quanto riguarda la chiesa i rapporti che le organizzazioni mafiose hanno istaurato con essa sono anche di tipo diretto e prettamente economico. Sono chiari in tempi più o meno recenti i collegamenti finanziari tra alcuni rappresentanti delle istituzioni ecclesiastiche e la criminalità. L'esempio più recente di ciò è sicuramente il caso dello IOR, la banca dello Stato pontificio e il conseguente scandalo che ne conseguì. Riassumendo il tutto possiamo in linea generale asserire che la chiesa o in chiave generica le rappresentanze delle varie religioni, hanno sempre nel corso della storia rivestito posizioni particolarmente favorevoli per quanto riguarda l'esercizio del potere. La posizione che la chiesa riveste inoltre è doppiamente importante a causa del ruolo e della posizione che essa stessa ha sempre assunto all'interno della stessa società. Le pretese mafiose sono spesso accomunate dall'impiego della violenza che sono inoltre alla base di ogni tipologia di comportamento di fondamentalismo religioso e non solo. Ciò che principalmente accomuna i fondamentalisti ed i mafiosi che cercano di propiziarsi il favore della divinità e quindi del popolo dei fedeli, è quindi in definitiva la ricerca di potere. Per quanto concerne il rapporto mafia/chiesa non mancano però di certo gli interessi puramente economici che vanno a scrivere una ennesima pagina nera nella storia della chiesa stessa. Per poter annullare l'effetto velenoso della "pozione" costituita da un'unione tra violenza e criminalità i relatori suggeriscono di utilizzare la strategia della collaborazione in quanto è proprio l'opposto (la divisione e lo scontro) a permettere la diffusione di tale veleno.



Le riflessioni della 4 A, professoressa Carta


Articolo realizzato da Capuano Christian Raoul, Caracuzzi Valentina,

Pannozzo Andrea, Petrillo Elena, Todisco Nicole, Toma Georgiana Larisa e

Tranquilli Edoardo.


Il giorno 22 gennaio 2021 si è tenuta la terza conferenza del progetto

antimafia Pio La Torre. Il tema principale è il rapporto tra la mafia e la

religione. La conferenza prevedeva la partecipazione di tre relatori:

Ahmed Abd al Majid Macaluso, Peter Ciaccio e Corrado Lorefice ed il tutto

moderato da Franco Nuccio.

Franco Nuccio ha affermato che la mafia cerca di strumentalizzare la

religione per i propri scopi, come ad esempio la cerimonia per accettare

un nuovo membro nella famiglia e l’inchino davanti la casa dei boss.

Questi sono episodi riscontrabili già nei primi anni ’60 come dimostrato

dall’immagine di un boss che porta la croce, durante la processione del

suo paese. Poi si parla del rapporto tra la mafia e la chiesa. In passato

molti sacerdoti e anche papi negarono l’esistenza della mafia e infatti ci

sono stati molti episodi di sacerdoti che andavano a confessare boss

latitanti. Successivamente però molti papi si sono esposti contro la mafia

come ad esempio papa Giovanni Paolo II e attualmente papa Francesco. Il

moderatore passa poi la parola al relatore Ahmed Abd al Majid Macaluso,

il quale inizia a rispondere alle domande degli studenti. Il relatore afferma

che la jihad molto spesso viene confusa con una guerra agli infedeli, ma in

realtà è una dottrina che mira alla purificazione dell’uomo e dalle

tentazioni terrene.


Ahmed Abd al Majid Macaluso ci parla del fatto che ciò che è vietato per

la legge degli uomini lo è ancora di più nella prospettiva divina. Quindi il

credente si adegua a quelle che sono le leggi di giustizia ed equità della

società che sono state date da Dio prima di ogni uomo. Successivamente

il relatore ha risposto ad alcune domande poste dagli studenti anche della

nostra scuola per quanto riguarda ad esempio la tolleranza religiosa e ci

dice che bisognerebbe introdurre un pensiero che manifesti il mondo in

cui l’uomo vive ed è messo alla prova da Dio. Viene affermato che noi

siamo di passaggio in questo mondo ed è proprio questo che ci prepara

all’altro mondo ovvero quello divino. Ciò che rende l’anima indurita ed


arida è la mancata comunicazione con lo spirito che è una parte

dell’anima stessa. Nel mondo in cui viviamo bisogna testimoniare e

comportarsi indipendentemente dai risultati, prima invece era la religione

ad influenzare molto la vita di una persona. La conoscenza della religione

è molto importante, molti conoscono qualcosa per quanto riguarda il

Cattolicesimo, mentre sono pochi a conoscere l’islam ad esempio che è

commentata principalmente dagli studiosi. Macaluso ci racconto della sua

vita e del fatto che lui nacque a New York, suo padre era un emigrato e

continuò nonostante la situazione a praticare la sua religione rispettando

comunque gli altri. Per quanto riguarda invece l’Isis, il relatore afferma

che non può essere considerata un’associazione criminale organizzata

legata all’Islam, anche se ha un’influenza sul popolo musulmano, lo

danneggia e provoca diverse vittime. L’Isis colpisce in primis i musulmani

ma anche il mondo Occidentale. Tutte le azioni compiute da parte

dell’associazione vengono considerate contrarie a quanto detto ed

insegnato dal profeta Mohammed attraverso il Corano. Successivamente

dopo l’intervento di Macaluso si parla della prima strage della Mafia

avvenuta il 30 giugno 1963 nella borgata di Ciatulli e vennero uccisi

esponenti delle forze dell’ordine. In quell’occasione il pastore valdese

Pietro Valdo Panascia, figura storica della chiesa valdese in Sicilia, fece

affiggere nella città di Palermo un manifesto a caratteri cubitali con

scritto “è dio che ordina di non uccidere”. Quanto accaduto arriva al

Vaticano, questo dimostrava una ridicola speculazione protestante e

l’intreccio tra religione e mafia. I valdesi furono i primi a denunciare la

presenza della mafia nella religione. Interviene in questa conferenza

anche il pastore valdese Peter Ciaccio che segue le orme del pastore

Pietro Valdo Panascia.


Il relatore Ciaccio inizia facendoci un discorso sulle organizzazioni mafiose

ed afferma che queste sono organizzazioni di un qualcosa già esistente e

infatti non a caso vengono definite criminalità organizzata. Cita il libro “il

diario di un curato di campagna” che parla di un prete che va a curare

una piccola chiesetta di campagna, ma non si trova bene con i suoi


parrocchiani, perché loro gli confessavano i peccati solo ed

esclusivamente per la sua benedizione. E questo viene preso come

esempio per fare un discorso generale sulla figura della chiesa. Il relatore

riprende poi la parte finale di una domanda che diceva: la mafia non ha

paura di noi, perché siamo tutti separati, e allora perché non ci uniamo

per sconfiggerla? In risposta a ciò cita la lotta dei partigiani contro la

violenza dei fascisti e dei nazisti. Al tempo esistevano varie fazioni di

partigiani che non andavano d’accordo tra loro, ma avevano in comune il

senso di giustizia e quindi per affrontare il nemico misero insieme le

proprie forze e una volta finito lo scontro si divisero nuovamente.


Poi interviene il relatore Don Corrado, dopo i vari saluti e ringraziamenti

iniziali, egli inizia a parlarci di come la mafia abbia esercitato un potere

sulla gente ma anche sulla politica (e quindi anche sulla chiesa) e

soprattutto su come questa situazione abbia reso difficile accettare

questa consapevolezza. Don Corrado ci parla, inoltre, anche di come il

cardinale Ruffini sia stato un uomo significativo a Palermo (per la

ricostruzione post bellica) ma di come, in seguito, abbiamo tutti dovuto

prendere coscienza di questa realtà, ovvero, la mafia. Oltre alla mafia,

come anche visto nelle domande poste a Don Corrado, trattiamo il tema

del fondamentalismo religioso. Per quanto riguarda questo tema, Don

Corrado ci parla di come la religione abbia questo rischio di essere

strumentalizzata, soprattutto dalle organizzazioni mafiose, perché avere

la religione dalla parte della mafia serve a quest’ultima per giustificare un

operato che, oggettivamente, non può essere ricondotto ad un

fondamento religioso. Infatti Dio e la violenza non possono essere messi

insieme, seppure nella storia passata ma anche nel presente ritroviamo

come alcune religioni siano stati fonte di violenza. Da qui Don Corrado ci

riporta alla lettera di Papa Francesco “Fratelli Tutti” dove il Papa

sottolinea il fatto che non sono le vere e proprie religioni, ma sono solo i

leader che strumentalizzano la religione. Da qui, Don Corrado si sofferma

sul passo numero 282 dove Papa Francesco riafferma che “la violenza non

troverà mai base alcuna nelle convinzioni religiose fondamentali ma solo


in alcune organizzazioni”. Quindi da qui risulta chiaro che la religione di

un mafioso o di un fondamentalista religioso non appartiene alla

religione, ma è solo una deviazione di essa. Infatti, spesso i mafiosi

cercano di appropriarsi della religione, della divinità, dei Santi e,

soprattutto, appropriarsi degli uomini religiosi, proprio per cercare una

sorta di giustificazione, o di “paravento” per citare le parole di Don

Corrado. Ciò che, quindi, accumuna la mafia e fondamentalismo religioso

è la ricerca del potere, che porta alla strumentalizzazione della religione.


Nella videoconferenza Don Corrado ci parla di una ricerca di potere, dove

ciò che accomuna la mafia e il fondamentalismo religioso è proprio

questa ricerca di potere da parte di individui o di gruppi. Ci sono interessi

di ordine economico, attorno alle feste, dentro comunità, che molto

spesso sono nelle mani di organizzazioni extra ecclesiasti, che non hanno

alcun tipo di interesse spirituale. I poteri mafiosi arrivano addirittura ad

uccidere, pensiamo ad esempio a Palermo (Sicilia), pensiamo a quanto

sangue di martiri della giustizia come Falcone e Borsellino e anche alla

fede. Ricordiamo le parole di Papa Francesco, che oltre a dire con

chiarezza che è antievangelico, l’essere mafioso e il vangelo non sono

assolutamente compatibili, non sono uomini di fede, ma sono solo uomini

di onore nel loro gergo e basta. Egli ha inoltre chiamato a conversione

questa gente. Questa è la lucidità nel denunciare che la mafia è

antievangelica, con il vangelo che chiede un cambiamento di vita, perchè

per chi cambia, significa che non ci saranno più poteri paralleli, che

limitano dignità e libertà della gente o che limitano vita politica e privata.

Tutto ciò condiziona la felicità di uomini e donne. Papa Francesco ricorda

infine che non ci si può salvare da soli, ma insieme. Cerchiamo di

ritrovare, magari, cammini di speranza.


Nella videoconferenza viene citata l’Enciclica di Papa Francesco “Fratelli

Tutti”, ovvero una lettera basata sulla fraternità e sull’amicizia sociale.

Egli ci invita a sognare insieme e a far fronte alle ombre del mondo, infatti


siamo sempre più divisi e più soli. Viviamo in una società in cui molte

persone perdono i loro diritti e vivono in schiavitù come se fossero dei

semplici oggetti “inutili” che devono essere necessariamente scartati.

Dobbiamo aiutare e prenderci cura del prossimo e non essere indifferenti.

L’umanità non ha frontiere e per questo possiamo accogliere, proteggere,

promuovere ed integrare le nuove persone che arrivano. Inoltre si deve

avere una politica capace di portare al centro la dignità umana che abbia

come fondamenta la carità sociale. Essa per poter essere giusta deve

basarsi su un giusto dialogo, che rispetti l’opinione e il punto di vista

dell’altro ed è solo tramite il dialogo che riusciremo a raggiungere la

riconciliazione e il perdono. Lo stesso Papa per sottolineare tale concetto

decise di baciare i piedi dei governanti del sud Africa, proprio per

simboleggiare che il mondo non deve essere occupato da concorrenti ma

da fratelli. A parlare fu poi il pastore Peter Ciaccio, pastore della chiesa

Valdese, il quale afferma che le chiese e le religioni devono stare

attentissime alle manifestazioni del male ed intervenire.


Prende la parola l’arcivescovo Lorefice, al quale vengono poste due

domande. Nella prima viene chiesto quale sia il comportamento della

chiesa nei confronti delle organizzazioni mafiose, l’arcivescovo ribadisce

innanzitutto che la visione che spesso si ha della chiesa come una società

gerarchica è sbagliata, esiste sì una gerarchia ma la chiesa è formata dai

credenti. Invita quindi a non fissare nella mente solo fatti negativi poiché

questi ultimi offuscano la visione del mondo e influenzano la vita di tutti i

giorni. Arriva dunque al punto del discorso dicendo che la chiesa in

nessun modo accetta affiliati alla mafia all’interno della sua società,

l’arcivescovo stesso ha emanato un decreto che lo impedisce, si è a tutti

gli effetti schierato in prima linea in questa lotta. Alla seconda domanda,

che pone un interrogativo su come effettivamente la chiesa agisca per

promuovere temi quali la sostenibilità e la fratellanza. L’arcivescovo ci

tiene a far comprendere come tra le varie comunità religiose ci sia non

solo rispetto ma anche grande comunicazione e voglia comune di

estirpare questo male che danneggia chiunque, senza prestare attenzione


all’orientamento religioso. È inoltre molto fiducioso sul contributo che i

giovani daranno e stanno dando a questa causa. Con un ringraziamento al

centro Pio La Torre e alle scuole conclude il suo intervento. Sapere che

anche una figura così influente e importante come la chiesa si sta

battendo per estirpare questo veleno che è la mafia dalla nostra società

fa ben sperare, soprattutto se questo impegno è comune a tutte le

religioni, le quali stanno mettendo da parte le loro differenze e stanno

agendo in simbiosi per un bene comune.


Ringraziamo il Centro studi Pio La Torre per la possibilità che ci offre ogni

volta, ovvero assistere a queste conferenze, secondo noi, molto

interessanti ed utili per conoscere più a fondo aspetti della società in cui

viviamo. Il tema dell’ultima conferenza appunto è un tema di cui si parla

molto ultimamente ovvero il rapporto tra organizzazioni ecclesiastiche e

mafiose, sul quale soprattutto i ragazzi si interrogano. Speriamo che

prima o poi si possa superare questa situazione e tutti i danni che arreca

alla società.




Articolo realizzato da Valerio Mongia; Beatrice Stapane; Marco di Fazio; Loris Lorello 4 aba


I temi affrontati dalla conferenza parlano delle religioni, il loro impegno antimafia e antiviolenza e dell’unità tra credenti e laici contro ogni forma di intolleranza.

Il tema è particolarmente complesso e contraddittorio ed investe diversi aspetti di questa questione: il rapporto tra le organizzazioni criminali, in particolare la mafia e la religione ma anche il rapporto tra la mafia e la chiesa, il rapporto del mafioso con la religione o la strumentalizzazione che di essa fa l’organizzazione criminale.

Una prima usanza che caratterizza il rapporto mafia-religione è quello della cerimonia di affiliazione a cosa nostra (punciuta) con la goccia di sangue che viene fatta cadere su di un’immagine sacra che poi viene fatta bruciare con la frase di rito. Nella conferenza viene specificato che si tratta di una religiosità solo apparente e che si tratta in realtà di una strumentalizzazione della religione che nasconde una realtà di violenza e di sopraffazione. Altri esempi li troviamo in ecclesiastici che hanno intrapreso rapporti con mafiosi come padre Agostino Coppola che celebrò il matrimonio tra Totò Riina e Ninetta Bagarella, si ricorda l’episodio di fra Giacinto il francescano che frequentava il boss Stefano Bontade e che fu ucciso nel 1980 con accanto una pistola.

Difatti però diverso è il rapporto tra la mafia e la chiesa che si è modificato nel tempo, si è passato dal periodo del silenzio fino all’omelia pronunciata nel 1982 dal cardinale Pappalardo durante i funerali del prefetto della chiesa su Palermo espugnata come Sagunto per arrivare all’uccisione del parroco Brancaccio decretata dai boss a causa del suo impegno con i giovani del quartiere.

Il primo relatore intervenuto nella conferenza è stato l’Imam di Palermo Macaluso la quale ha risposto ad alcune domande che gli sono state poste: particolarmente interessante è stata la risposta alla domanda sulla “jihad”, l’Imam ha risposto dando una sostanziale spiegazione di ciò che la jihad rappresenta e su come viene interpretata dagli islamici, affermando che il jihad etimologicamente è uno scorso interiore continuo nella ricerca di perfezionamento alla luce delle guida dell’Islam quindi tutta una serie di disposizioni che sono messo in atto con la coscienza e la sapienza divina affinché l’essere umano possa agire su tutti gli ambiti della propria esistenza e reintegrarsi in quella condizione primordiale della creatura perfetta così come Adamo fu creato, riepilogando la jihad come una questione interiore e nell’immaginario collettivo si ha così abusato di questa parola da confonderla con ciò che è l’esatto opposto dell’Islam. Per quanto riguarda la presa di posizione c’è da dire innanzitutto che la questione mediatica filtra fin troppo per questione di misconoscenza religiosa fondamentalmente e quella che è la posizione dell’Islam inteso come unità di elementi all’interno della comunità islamica che non si riconoscono ovviamente nella jihad così come è conosciuto nel mondo occidentale cioè di coloro che combattono mistificando i principi non più testimoniando e parlando in nome di Dio ma parlando e testimoniando al posto di Dio.




Di sicuro in questo discorso sono stati fatti e si può aver compreso notevoli accorgimenti su quello che rappresenta la figura dell’islam riguardo alle organizzazioni criminali e terroristiche, ma la cosa che personalmente colpisce di più è come queste organizzazioni riescano a ricavare profitto e a strumentalizzare la morale religiosa in questo caso musulmana, infatti ciò che viene specificato è che la religione e le credenze islamiche non hanno niente a che vedere con gli episodi di violenze e intolleranza che ci sono, e che le organizzazioni criminali e terroristiche che rivendicano i loro atti di odio in nome di Dio o della jihad, lo fanno appropriandosi e forzando le convinzioni religiose sfruttandole per persuadere i credenti e per giustificarsi.

Continuando la conferenza il Pastore della chiesa Valdese Peter Ciaccio interagisce rispondendo alle domande di alcuni alunni. Inizia a parlare della mafia che viene descritta come crimine organizzato, infatti la mafia è stata creata dall’uomo e come tutte le cose create dall’essere umano hanno sia un inizio che una fine, facendo capire che essa può essere distrutta. Le religioni dovrebbero stare molto attente ad alzare la guardia rispetto a sé stesse, anche perché come dice Peter Ciaccio siamo abituati sempre a vedere la religiosità come se fosse sempre qualcosa di buono, quando invece non sempre è così. Secondo me la colpa non è solo della religiosità in generale, ma anche delle persone che giustificano determinati comportamenti per paura di parlare, che è la cosa che più mi dà fastidio poiché il silenzio è mafia, e se anche noi persone non parliamo e non facciamo giustizia, in qualche modo facciamo parte dell’organizzazione mafiosa. Tacere che in gergo mafioso significa omertà, equivale ad una collaborazione indiretta alle associazioni mafiose.

In seguito l'arcivescovo di Palermo spiega il problema della consapevolezza di un'organizzazione mafiosa e sul potere che esercitava sulla gente, che doveva essere conosciuta e acquisita. Poi elogia un uomo molto significativo per la città di Palermo ovvero Ruffini perché oltre alla ricostruzione post bellica non dobbiamo dimenticare l'opportunità che lui ha dato soprattutto alle fasce più povere ed emarginate. Una frase molto importante che è come se la dedicasse alle persone che hanno vissuto proprio nel picco della mafia è: “alla fine tutti noi abbiamo dovuto aver coscienza di questa realtà che era la mafia”. Poi spiega e argomenta sulla religione dicendo appunto che molte volte le religioni sono state cause di violenze, e ancora oggi continua ad esserlo in alcuni paesi, e per questo gli piacerebbe ricordare una lettera enciclica importante di Papa Francesco “fratelli tutti” dove con questa frase appunto riprende il discorso delle religioni facendo capire che non devono esserci assolutamente differenze o persecuzioni a livello religioso ma che siamo tutti uguali. Per quanto riguarda la mafia è bene e importante che si possa ostentare anche nei momenti della manifestazione della religiosità popolare, come feste e processioni, perché a volte le feste sono nelle mani di organizzazioni extra ecclesiali di comitati o di altro, che chiaramente non hanno nessun tipo di interesse spirituale ma solo per potere o interessi personali. Io di tutto questo penso non sia corretto approfittarsene di feste fatte da persone che credono nella propria religione per i loro interessi o per potere, perché non sarebbe assolutamente corretto e inopportuno pensare e fare soprattutto una cosa del genere. Di Ruffini invece apprezzo molto quello che ha fatto perché sono questi gesti che nel mondo fanno la differenza e fanno capire invece alle persone che appunto fanno quelle cose che è sbagliato quello che fanno (organizzazioni mafiose).



Per le chiese contro la mafia esiste una percezione diffusa del silenzio o di una convivenza e credo anche che non si riesca a far sentire un lato religioso oggi. Si pensa giustamente che è difficile esser perdonati ed anche difficile capire ed assimilare gli avvenimenti mafiosi legati alla mafia. Il relatore parla di una situazione di perdono tra uomini anche riflettendo sugli antenati della persona, penso che se la persona non prosegui la strada dei propri antenati, un effettivo perdono ci possa essere. Il relatore parla anche dell’islam rispondendo ad una domanda fatta da un ragazzo di una scuola, spiegando che le la maggior parte delle vittime da parte dell’Isis siano persone di fede islamica. Abbiamo infine l’intervento dell’arcivescovo Lorefice che dice che la chiesa dall’80 ad oggi è cambiata rispetto alla mafia e fa nomi come Mattarella o Borsellino che erano cristiani anche a livello lavorativo.



Articolo realizzato da Arianna Sarcina, Adelaide Anzelmo, Giulia Di Russo.


Il giorno 22 Gennaio 2021 dalle ore 9:00 alle ore 11:30, presso la sede del Centro Studi Pio La Torre a Palermo, si è tenuta la conferenza del Progetto Educativo Antimafia.

Il tema trattato durante la conferenza è “Le religioni e il loro impegno antimafia e antiviolenza: unità tra credenti e laici contro ogni forma di odio e intolleranza”.

I relatori che hanno contribuito alla formazione di noi giovani sono stati: Ahmad Abd al Majid Macaluso, Peter Ciaccio e Corrado Lorefice.

E’ stato affrontato il rapporto complesso e contradditorio tra la mafia e la Chiesa e tra la mafia e la religione, in quanto il mafioso cerca di condizionare il potere politico e la Chiesa.

Di fatti, sacerdoti e religiosi negli anni hanno avuto rapporti con i mafiosi, e vi sono molti esempi, tra cui ricordiamo: padre Agostino Coppola, nipote di un boss mafioso che celebrò il matrimonio del boss Totò Riina, Fra Giacinto, Luciano Liggio e Don Mario Frittitta, il quale confessava un boss mafioso.

Durante la conferenza è intervenuto l’Imam Macaluso, che rispondendo alle varie domande di noi alunni, ci ha fatto riflettere sulla differenza tra l’Islam e il jihad, evidenziandone la definizione, ovvero uno sforzo interiore alla ricerca della perfezione, alla luce della guida (il Corano).

Successivamente, il moderatore Nuccio ha preso parola, ricordando la prima sanguinosa strage del 30 Giugno del 1963 di Ciaculli, ossia un attentato da parte della mafia che portò all’uccisione di sette esponenti delle forze dell’ordine. In quell’occasione il pastore Pietro Valdo Panascia fece affiggere un manifesto che recitava “E’ Dio che ordina di non uccidere”.

Con questo gesto la chiesa Valdese fu la prima chiesa cristiana a denunciare la mafia, al punto di suscitare la reazione della segreteria di stato Vaticana.

Continuando a trattare questo tema, interloquisce Peter Ciaccio, il quale ha avuto l’onore di guidare la Chiesa Valdese. Dalle sue parole si evince che la mafia nasce da atteggiamenti umani, e si organizza su qualcosa di già esistente, come citato da Giovanni Falcone.

Secondo il nostro punto di vista, in base a quanto detto da Peter Ciaccio, le religioni dovrebbero alzare la guardia rispetto a sé stesse, poiché i mafiosi si legano alla religione per giustificare le loro azioni violente. La chiesa non dovrebbe tirarsi indietro, ma anzi mettere in discussione il loro comportamento, giacché i mafiosi sono ingannati nel pensare di essere benedetti.

Vogliamo mettere in risalto, che a volte la mafia stringe rapporti con la chiesa, non per interessi religiosi, ma per strumentalizzarla a scopi criminali; i mafiosi non possono essere considerati religiosi, e a maggior ragione cristiani, perché sono in continua ricerca del potere.

La loro posizione è del tutto antievangelica, ovvero il Vangelo richiede un cambiamento di vita, il che significa che non ci saranno poteri paralleli che limitano la libertà e la dignità delle persone.

Questo progetto è un percorso di formazione, che ha lo scopo responsabilizzarci al fine di unirci nella battaglia contro la mafia.

Noi giovani abbiamo un compito, cioè quello di raggrupparci e collaborare tra di noi per contrastare queste organizzazioni criminali.

Ciò si apprende dalla citazione di Peter Ciaccio: “La forza della mafia è l’organizzazione e la debolezza del bene è la divisione”.

Infatti, Emanuele Macaluso ha lottato per il bene contro le ingiustizie locali del nostro Paese e contro la mafia in Sicilia.

Questo rappresenta un modello da seguire per tutti noi, cercando di cambiare la nostra posizione nei riguardi della mafia, superando il timore e con la consapevolezza che l’unione ci rende più forti, ma soprattutto liberi.






I lavori della 4 C, professoressa Corpolongo

LA MAFIA E LA RELIGIONE - GUERRA O ALLEANZA?

Sofia Popolla IV C

Introduzione

La mafia e la religione sono due corporazioni completamente differenti ma che nel corso della storia hanno avuto moltissime affinità.

Come stato detto nella conferenza però, nel tempo, si sono susseguiti molti avvenimenti in cui la mafia e la religione sono apparse coese, come se una fosse complementare all’altra.

Ad esempio, circolò una foto negli anni sessanta di un boss mafioso che stava guidando una processione religiosa con un sigaro in mano, oppure, di grande impatto fu la presenza di autorità religiose al matrimonio di Totò Riina, uno dei più grandi mafiosi della storia.


La storia

Fin dall’antichità, si è evoluto il pensiero secondo il quale gli uomini possano giustificare i loro comportamenti mafiosi mediante l’ausilio dell’approvazione divina. Questa caratteristica si può evincere da opere illustri come l’Iliade, nel quale le divinità appoggiano solamente una delle due fazioni della guerra oppure da fenomeni storici come le crociate in Terrasanta, guidate dal “volere di Dio”, o ancor più recentemente il “Dio con noi” dei nazisti.



Nuova relazione ed evoluzione spirituale

La domanda sorge spontanea: come può un Dio buono e misericordioso, assiduamente venerato dalle popolazioni, condurre queste ultime a compiere atti così crudeli?

È proprio nella risposta a questa domanda che deve essere introdotta una nuova tipologia di relazione tra Dio e l’uomo e un’evoluzione spirituale di quest’ultimo: come stato detto, queste circostanze catastrofiche si manifestano dove l’uomo credente manca di una comunicazione con lo spirito ed esalta la propria figura rispetto a quella divina. Esso giunge addirittura ad attribuirsi un ruolo che non gli spetta, o meglio, che non gli dona il potere di decidere per gli altri, cioè il ruolo di interpretare come meglio crede le rivelazioni divine e volerle applicare a tutti i costi.

Esempio di questo fenomeno di intolleranza sono gli estremisti islamici, che attraverso una propria interpretazione del Corano, rivendicano il loro passato come stato sottomesso a domini esteri e cercano di imporre le loro credenze nel mondo, addirittura perdendo la vita.


Obiettivo della religione- l’uomo verso nuovi principi

Va ricordato però che la religione in sé, non incita le persone a compiere atti di violenza, ma sono gli uomini ad estrapolare questa concezione negativa e non realistica dalla religione.

Infatti, l’obiettivo fondamentale di una qualsiasi religione è quello di guidare l’uomo in un percorso spirituale che culmina con l’acquisizione della conoscenza divina, attraverso la quale l’uomo può reintegrarsi nella comunità proprio come fece Adamo, considerato l’utopia della specie umana agli occhi di Dio.

Lo scopo finale della religione è quindi quello di sviluppare una società basata su tre principi: equità, onestà e trasparenza.

Questi tre principi sono inoltre le fondamenta della costituzione e dello stato, quindi anche se si ha una concezione atea della quotidianità o solamente una visione laica della vita, all’uomo viene comunque richiesto il rispetto della libertà altrui e deve dunque percorrere la propria strada rispettando le leggi.


Riflessione

Per concludere non bisogna associare la nascita della mafia o della crudeltà umana, ai pensieri o agli insegnamenti morali delle religioni, perché invece nascono esclusivamente da atteggiamenti umani e così come vengono create, non si deve perdere la speranza di una liberazione da queste ultime.

Tutto quello che viene creato dall’uomo è temporaneo, di conseguenza destinato a finire e quindi, ognuno di noi può fare qualcosa per dire NO alle corporazioni di stampo mafioso, all’illegalità, alla disuguaglianza, che sembrano fenomeni così lontani, ma che in realtà abbracciano costantemente la nostra realtà quotidiana e ai quali bisogna porre molta attenzione.

Concludo citando una frase di uno dei maggiori esponenti tra gli uomini più illustri che hanno speso la propria vita per combattere contro l’illegalità e la mafia e che riassume il concetto sopraenunciato:

La mafia è un fenomeno umano e come tutti i fenomeni umani ha un principio, una sua evoluzione e avrà quindi anche una fine.”

  • Giovanni Falcone



  • Leone Federico 4°C lsa.

Il rapporto che esiste tra mafia e chiesa dura da tantissimi anni ed è considerato complicato e molto spesso ambiguo dato che spesso viene utilizzato come copertura per azioni e o traffici illegali poichè nessuno sospetterebbe mai di uomini di religione; purtroppo anche tra di loro esistono persone con poca se non senza moralità che per denaro sono disposti a tutto. Però ci sono persone come Pietro Valdo Panascia che fece scalpore per il suo manifesto contro le stragi mafiose che affisse lungo tutta la città, inoltre la sua chiesa fu la prima chiesa cristiana di Palermo a profetizzare contro la mafia.


Francesca Abbate

La religione è presente nelle vicende dei mafiosi. Gran parte delle regole che disciplinano l’organizzazione sono accompagnate dai riti religiosi e dalla sacralità in quanto la religione è parte della tradizione popolare e crea il consenso di cui l’organizzazione mafiosa ha bisogno. Spesso anche gli eventi sacri, le cerimonie religiose sono gestite dalle organizzazioni mafiose che hanno il controllo del territorio. I malavitosi strumentalizzano l’uso di questa simbologia per aumentare il loro prestigio sociale e per far notare agli altri cittadini che non sono estranei alla società, anzi, anch’essi fanno parte di quel contesto. Il mafioso non riceve potere da nessuno: lo conquista grazie alla sua forza e alla sua capacità di usare violenza per conservarlo e accrescerlo. Il mafioso si crede il rappresentante di Dio in terra, detentore di un potere che trascende ogni legge, che lo autorizza ad ogni delitto.
Il prete, invece, riceve il potere religioso da Dio e quindi deve rendere conto solo a lui. È lui il vero rappresentante di Dio in terra ed ha in mano gli strumenti per congiungere l’uomo con la divinità.



Simona Iannetti

Durante la conferenza del progetto antimafia di Pio La Torre si è parlato del rapporto fra la mafia e la religione.  La mafia da sempre si è appropriata di simboli e rituali legati alla religione. Infatti la maggior parte dei mafiosi si affidano molto alla fede, perché credono che attraverso la fede possano liberarsi dei loro peccati commessi durante il corso della loro vita, e che qualsiasi peccato possa essere perdonato da Dio.

Molti preti e papi hanno cercato di prendere delle posizioni contro la mafia, ma non ottenendo buoni risultati perché spesso venivano uccisi. Invece alcuni papi pensavano di poter cambiare la situazione mafiosa,

mettendo a rischio la loro vita, solo se la mafia sarà messa in crisi da tutta la chiesa, e non solo da pochi sacerdoti coraggiosi, e da tutto il potere politico verrà definitivamente sconfitta.


















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