A Bagheria un centro d'ascolto per uomini che odiavano le donne
Mi sentivo mancare l' aria…», ha confessato. Andrea,
invece, 40 anni, un diploma professionale, ha iniziato a prendersela
con Giusi, sua moglie, per un vestito troppo scollato: «La gente che
doveva pensare di me?». Parole che mostrano l' altra faccia della
violenza, quella dei carnefici e che rappresentano l' inizio di un
percorso che prova ad andare alla radice dei comportamenti aggressivi
attraverso sedute di psicoteapia.
Una strada sperimentata in
America già negli anni Settanta e che ha faticato ad arrivare in
Italia. Il primo centro di ascolto per uomini violenti è nato a
Firenze nel 2009 e in tutto il Paese di realtà di questo tipo se ne
contano 20. Il più a Sud, a Napoli. Fino a poco tempo fa, almeno.
Ieri è stato presentato ufficialmente allo Steri il primo Centro di
ascolto per uomini maltrattanti dell' Isola.
Un servizio attivato
in sordina a maggio all' interno della Cooperativa sociale "Nuova
generazione" con sede a Bagheria da due psicoterapeute
palermitane. «Ci siamo rese conto - dicono Marisa Cottone, 46 anni e
Nunzia Arena di 52 - che l' azione punitiva da sola non è
sufficiente. Negli anni, ci è capitato di trovarci a parlare degli
stessi uomini con diverse donne maltrattate che andavano a sostituire
le precedenti mogli, fidanzate, compagne. Seguendo le vicende
giudiziarie di queste persone, abbiamo visto che spesso alla radice
dei loro comportamenti c' erano traumi infantili irrisolti ». Da qui
l' idea di creare lo sportello, lanciato per il momento in maniera
sperimentale, guardando al Cam di Firenze. E provando a dare una
risposta diversa al fenomeno dei maltrattamenti che sempre più viene
a galla. I dati dell' ultimo anno giudiziario (da luglio 2015 a
giugno 2016), registrano circa 450 denunce per stalking e 200 per
violenza sessuale solo nel Palermitano.
Le storie degli uomini che
usano violenza contro donne, familiari, amici, sono il punto di
partenza dei centri ascolto. Giovanni ci ha messo un po' a parlare. A
partire da quel rimprovero rinfacciato giorno per giorno, di essere
stato «la rovina» della madre, della sua esistenza. Lui, figlio
indesiderato «abbandonato dal papà». «Non potevo andare via, non
voleva - ha raccontato ma mi faceva pesare ogni cosa, mi
soffocava».
Con Andrea è stato più difficile: «Non è successo
niente di grave… E poi, è stata lei, colpa sua… Per chi doveva
essere così provocante? Doveva darmi retta e non sarebbe successo
nulla», continuava a ripetere ai primi incontri. Poi piano piano ha
cominciato a raccontare della sua infanzia, della casa in cui è
cresciuto, del padre, di come avesse «insegnato la disciplina» a
lui e alla madre «a colpi di cintura». E così è stato anche con
Giulio, 35 anni, che aveva ricoperto di attenzioni la figlia, fino ad
abusare di lei.
Per sfuggire alla moglie e ripeteva: «Io le
voglio bene, non le farei mai del male».
«Non tutti i
maltrattanti sono uguali - dice la dottoressa Cottone - È un
fenomeno trasversale alle classi sociali e ha varie molle ma il
percorso di autocoscienza serve ad evitare che i figli, le nuove
generazioni, crescano avendo la violenza come esempio». Anche la
nuova legislazione ha preso atto di questo "circolo vizioso"
e offre l' opportunità di accedere a psicoterapie - diverse tra loro
rispetto ai reati commessi - per mitigare le misure
cautelari.
«Questo non significa voltare le spalle alle vittime -
dice Cottone - Ma lavorare per un cambiamento reale della persona e
delle relazioni ». Con quali esiti? «Dopo un paio di mesi l'
aggressività diminuisce o si arresta del tutto», dice Giacomo
Grifoni fondatore del Cam di Firenze. L' inizio del percorso
presuppone l' impegno a non utilizzare la violenza e, nel caso
succeda, di raccontarlo allo psicoterapeuta e al gruppo. Con un
meccanismo paragonabile a quello degli alcolisti anonimi.
Che
occorra fare di più lo dicono anche i dati. «Nell' ultimo anno - ha
sottolineato il procuratore aggiunto Salvatore De Luca - i delitti
contro la libertà sessuale sono aumentati del 58 per cento». (La
Repubblica)
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