Arriva in sala quel sovversivo con la tuba di Carlo Marx

Un gigante del pensiero economico-filosofico che, per quanto si tenti di obliarne le profezie e la predicazione rivoluzionaria, inevitabilmente riemerge con tutta la sua carica dirompente, vocazionalmente eversiva e sovvertitrice dell’ordine esistente, s’intende di quello borghese-capitalistico. A rendere omaggio alla figura e al pensiero di Karl Marx (molto trascurato dal cinema), a duecento anni dalla nascita (Treviri, 5 maggio 1818), ci ha pensato (forse non a caso) il regista haitiano Raoul Peck (già premio Oscar per il documentario I am not your Negro), fuggito dalla dittatura del suo paese e poi rientratovi dopo la caduta del regime, divenendo per qualche anno Ministro della Cultura contestualmente all’attività di regista-documentarista iniziata nei primi anni ’80.
Sceneggiato dallo stesso regista con il noto attore-sceneggiatore e anch’egli regista francese Pascal Bonitzer, Il giovane Karl Marx (2017) arriva finalmente in Italia dopo esser stato presentato al 67° Festival di Berlino e successivamente proiettato in Germania, Francia e Belgio, i tre paesi che lo hanno prodotto. Evitando la trappola del biopic romanzesco, ma altresì quella d’un didascalismo scolastico, curatissimo nei costumi e nella ricostruzione ambientale, Il giovane Karl Marx ricostruisce - attraversando i turbolenti anni 1844-1848 - le tappe salienti dell’evoluzione del pensiero di uno degli uomini che hanno contribuito alla modificazione radicale del mondo, nonché degli avvenimenti che portarono alla stesura del celeberrimo “Manifesto del Partito Comunista”: l’incontro con Friedrich Engels, e la quasi immediata comunione ideologica e intellettuale con il figlio del ricco industriale tedesco, i rapporti con Proudhon e gli anarchici, le diatribe con i socialisti utopisti, l’adesione e la radicale modificazione apportata alla Lega dei Giusti. Tampinandone le peregrinazioni anche fisiche (dalla Germania, alla Francia, al Belgio, alla Gran Bretagna), le persecuzioni dei governi reazionari europei e le gravose condizioni economiche (per tutta la vita l’amico Engels sarà anche il finanziatore di Marx), Peck non trascura anche i rapporti sentimentali sia di Marx (che aveva sposato la nobildonna tedesca Jenny Von Westphalen) che di Engels (con l’operaia irlandese Mary Burns, con la quale convive) e i riferimenti ai maggiori ideologi del tempo, continuamente evocati. Tolta l’aura di pensatori chiusi nella torre eburnea, il film restituisce dei due grandi studiosi un’immagine vibrante, straordinariamente viva e palpitante, totalmente calati nella realtà dei propri tempi, quotidianamente impegnati nella diffusione del credo d’una società priva di sfruttamento, in dispute serrate per la difesa e l’affermazione delle proprie idee.
Insomma anch’essi due personaggi “romantici”, sorretti dalla fede incrollabile in una vera e propria palingenesi del genere umano liberato da alienazione e reificazione, inesauribili portatori d’idealità oggi ampiamente tradite (con il pretesto di negarne l’attualità) perfino da quegli stessi partiti politici ormai soltanto apocrifi eredi d’un pensiero e di una tradizione scomparsi nelle nebbie degli squallidi compromessi quotidiani. Interpreti: August Diehl, Vicky Krieps, Stefan Konarske,Olivier Gourmet, Hannah Steele, Alexander Scheer, Hans-Uwe Bauer, Michael Brandner, Ivan Franek.
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