Beni confiscati, sit in e appello per salvare il bar "Gelato in" a Bagheria
Assemblea questa mattina da “Gelato In” a Bagheria per chiedere agli amministratori giudiziari un piano industriale che rilanci le potenzialità e garantisca la sopravvivenza del bar storico di via Libertà, in amministrazione giudiziaria dal 2014, che da un anno a questa parte ha ridotto i volumi di vendita, restringendo i tempi di apertura e chiusura del locale, e ha perso gran parte della sua clientela. I 10 dipendenti sono senza stipendio da quasi cinque mesi e hanno protestato da mercoledì a oggi per chiedere che la loro attività economica possa avere un futuro. “Questa gelateria ha una potenzialità enorme. Chiediamo il sostegno di tutti per un piano di rilancio. L’amministratore giudiziario, oltre ad averci garantito contratti regolari, ha sbloccato i Monopoli e la Sisal. Ma i nostri stipendi non sono più arrivati. Chiediamo i nostri diritti e la possibilità di vivere”, ha detto uno dei pasticceri del bar.
All’assemblea, organizzata dalla Filcams Cgil e dalla Cgil, hanno partecipato tutti i promotori dell’ “appello di solidarietà” lanciato per invitare cittadinanza e istituzioni a manifestare solidarietà ai lavoratori di “Gelato IN”, anche attraverso la consumazione di un gelato, di un caffè, di un aperitivo della legalità. Oltre al Centro Pio La Torre, che ha ideato l’appello, c’erano Adimed, associazione antiracket Bagheria, Caritas, associazione Agape, Casa dei Giovani, la parrocchia San Giovanni Bosco e padre Giovanni La Mendola della Chiesa Madrice. Al completo la Cgil con le sue categorie, dai bancari ai chimici, dalla Scuola ai trasporti ai pensionati, dal Sunia alla Cgil di Bagheria. All’assemblea era presente anche il sindaco di Bagheria Patrizio Cinque e il deputato regionale di M5S Salvatore Siragusa.
“Riconosciamo all’amministrazione giudiziaria di aver applicato integralmente i contratti di lavoro dei 10 dipendenti. Ma questo non basta: serve un piano industriale vero per rilanciare l’attività. I lavoratori sono disposti a fare tutti i sacrifici che servono – ha dichiarato il segretario della Camera del Lavoro Enzo Campo – Sappiamo che è un momento delicato. L’indagine in corso su alcuni magistrati e amministratori giudiziari sappiamo bene che non può inficiare il lavoro di tanti magistrati e degli uffici che operano nel campo dei sequestri e della confisca dei beni della mafia. Noi chiediamo competenza da parte degli amministratori giudiziari, è un incarico che non si può svolgere in modo burocratico. Altrimenti le imprese, al momento della confisca, quando vengono svuotate dei loro patrimoni, falliscono, come succede purtroppo nel 90 per cento dei casi. E si darebbe ragione a chi dice che solo la con la mafia si può lavorare”. E ha aggiunto la segretaria della Filcams Cgil Monja Caiolo: “Non siamo qui per fare la lotta agli amministratori giudiziari, ai quali riconosciamo il merito di avere riportato nel bar la legalità, ma chiediamo una maggiore collaborazione con il sindacato per riorganizzare la gestione del bar con criteri imprenditoriali e fare rifiorire l’imprenditorialità. Finora questa interlocuzione è mancata. Chiediamo che la legalità sia applicata in tutti i sensi, che siano garantiti i livelli occupazionali e che questi lavoratori ottengano le loro retribuzioni”. “Oggi sono qui tutte le associazioni che hanno aderito all’appello e che sono interessate a fare vivere le aziende confiscate dalla mafia. Tante imprese confiscate oggi sono un felice esempio di ciò che si può fare con una corretta gestione dei beni. L’amministrazione giudiziaria non può essere gestita con criteri burocratici. Chiediamo agli amministratori di stabilire un rapporto organico con il sindacato”, ha aggiunto Vito Lo Monaco presidente del centro Pio La Torre.
Un incontro con gli amministratori giudiziari del bar è stato fissato per il 7 di ottobre. E il sindaco Cinque ha annunciato la convocazione di un consiglio comunale. “La Cgil, assieme al centro Pio La Torre e altre associazioni, è tra i promotori del disegno di legge di iniziativa popolare “Io riattivo il lavoro” , già approvato in commissione Giustizia al Senato, che colma alcuni vuoti della precedente legislazione e che prevede tra l’altro un albo degli amministratori, un apposito fondo di rotazione per le aziende e fondi ad hoc per garantire il credito.
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