Cos’è la porcellana? Bellezza e desiderio…

L'effetto sorpresa non c'è più. Edmund De Waal – uno degli ultimi eredi degli Ephrussi, una dinastia ebraica originaria di Odessa, ceramista di una certa notorietà ben oltre i confini inglesi – è scrittore fatto, senza se e senza ma. “Un’eredità di avorio e ambra”, la sua opera prima, sembrava un unicum, una vicenda lunga un secolo e mezzo, ambientata in tre continenti, un prodigioso libro mondo, che pur avendo i tratti del memoir e della saga familiare, appartiene a molti generi e a nessuno, intrecciando storia, letteratura di viaggio e arte.
Bollati Boringhieri – istituzione per la saggistica, ma che ha titoli di narrativa per palati fini, con Von Armin, Israel J. Singer, Lem, Wells, Eliade – con De Waal ha fatto il bis e con un volume altrettanto affascinante, “La strada bianca. Storia di una passione” (413 pagine, 20 euro), tradotto come il primo da Carlo Prosperi. Anche “La strada bianca” è un mirabolante viaggio nello spazio e nel tempo e ancora, desiderio e bellezza, come nel precedente volume di De Waal, la fanno da padrone. Che cosa è la porcellana – l’oggetto, il soggetto del libro, così ribattezzata da Marco Polo – se non bellezza e desiderio. L’autore lo dimostra prima di tutto con la propria vita, e raccontando poi la storia (e per molti versi l’ossessione) della porcellana, di cui forse insospettabilmente fanno parte perfino Lenin e Hitler, sovrani europei e imperatori cinesi, come anche oscuri personaggi (alchimisti, farmacisti, gesuiti, o semplici collezionisti) non passati alla storia eppure protagonisti di vicende appassionanti, fatte di gesti minuti ed enorme rigore.
Leggere De Waal significa – lungo la via della porcellana – conoscere anche religione, storia, politica, musei, rotte commerciali e un’arte segreta, quella della porcellana, dal fascino misterioso, reinventata nei secoli, a partire da un remoto angolo della Cina, Jingdezhen, dove per la prima volta furono sapientemente mescolati i due elementi base della porcellana, caolino e petunzè (oltre la terra, acqua, aria e fuoco fanno il resto…). De Waal non è un arido e minuzioso esperto, piuttosto un appassionato ricercatore, che indugia anche sulla propria esperienza personale e ne racconta pezzi, tra parentesi. Sono scorci d’umanità e memoria che s’innestano sulle vicende storiche e danno senso ulteriore allo speciale pellegrinaggio dell’autore a caccia dell’oro bianco. Vale la pena – una volta tanto – dare pure un ‘occhiata al sito dedicato al libro, interessante strumento complementare.
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