Gerges Simenon,
la vita in tanti fotogrammi
di bellezza
Cultura | 15 aprile 2025
A iniziare il balletto tra narrativa e cinema, ovvero ad analizzare il rapporto intercorrente tra i due generi, fu negli anni Venti del secolo scorso Louis-Ferdinand Céline. Negò, drastico, l’eventualità di raccontare per immagini, giacché l’avvento del cinema, a quell’epoca ancora muto, avrebbe sepolto sotto le macerie il romanzo.
Poco più avanti uno scrittore straordinario, tanto quanto Céline, Georges Simenon, più giovane di nove anni rispetto all’autore di Voyage au bout de la nuit e di Mort à crédit, scrisse, per immagini, storie di trascinante bellezza, sobrietà, intensità.
Quando si cita Simenon, in genere, chiunque pensa a Maigret, ma l’autore di origine belga ha dato il meglio di sé nei romans durs. Redatti in qualche settimana, da una, necessaria per realizzare Il gatto, nel 1966, fino a quattro, massimo cinque, impiegati per La casa sul canale o Colpo di luna.
Tra le doti di Simenon quella di muovere le fila della trama in unica scena, ambiente circoscritto, con pochi ed essenziali personaggi, è il caso del Pensionante, edito da Adelphi, titolo originale Le locataire. Non solo, la capacità di mettere la penna in mano alla voce narrante, eclissando il romanziere, zittendolo, risultò la sua dote migliore in uno con l’empatia con cui tratta ogni personaggio, quello principale o di margine. A completare l’opera la sua spregiudicatezza nel mettere su carta ogni piccolo vezzo o smisurato vizio dei protagonisti, privo di qualsivoglia ombra di giudizio.
In un carteggio da leggere, Carissimo Simenon, mon cher Fellini, sempre per i timbri di Adelphi, lo scrittore belga esalta le affinità elettive condivise con il regista riminese, consistenti essenzialmente nel processo alchemico di ingurgitare la vita, i due autori ignari, trasformandola in storie e film.
Da Simenon prende le mosse la commistione dei generi, poliziesco, giallo, romanzo psicologico, fino a determinare il risvolto della narrazione postmoderna, quel ircocervo, in cui non si distingue il noir dal giallo, quest’ultimo dal poliziesco, emblema precoce, a quel tempo, del caos del vivere, in epoca successivamente dimostratasi satura di trasformazioni.
Della vita di Simenon, appunto, resa per fotogrammi, funzionerà la galleria fotografica della mostra allestita nel cinema Modernissimo a Bologna aperta dal 10 aprile di quest’anno fino al 4 febbraio 2026.
Occasione unica per ammirare attraverso gli incessanti viaggi, gli spostamenti lungo il Mediterraneo, in goletta, nome evocativo dell’imbarcazione, Araldo, di Georges Simenon in compagnia della moglie Tigy. In quella imbarcazione hanno preso corpo visioni oniriche, spunti immaginifici, precognizioni del futuro, in un solo concetto l’origine delle fantasie per redigere un numero incredibile, ancora oggi incalcolabile, di racconti, risultato delle molteplici esistenze dello scrittore belga.
di Angelo Mattone
Poco più avanti uno scrittore straordinario, tanto quanto Céline, Georges Simenon, più giovane di nove anni rispetto all’autore di Voyage au bout de la nuit e di Mort à crédit, scrisse, per immagini, storie di trascinante bellezza, sobrietà, intensità.
Quando si cita Simenon, in genere, chiunque pensa a Maigret, ma l’autore di origine belga ha dato il meglio di sé nei romans durs. Redatti in qualche settimana, da una, necessaria per realizzare Il gatto, nel 1966, fino a quattro, massimo cinque, impiegati per La casa sul canale o Colpo di luna.
Tra le doti di Simenon quella di muovere le fila della trama in unica scena, ambiente circoscritto, con pochi ed essenziali personaggi, è il caso del Pensionante, edito da Adelphi, titolo originale Le locataire. Non solo, la capacità di mettere la penna in mano alla voce narrante, eclissando il romanziere, zittendolo, risultò la sua dote migliore in uno con l’empatia con cui tratta ogni personaggio, quello principale o di margine. A completare l’opera la sua spregiudicatezza nel mettere su carta ogni piccolo vezzo o smisurato vizio dei protagonisti, privo di qualsivoglia ombra di giudizio.
In un carteggio da leggere, Carissimo Simenon, mon cher Fellini, sempre per i timbri di Adelphi, lo scrittore belga esalta le affinità elettive condivise con il regista riminese, consistenti essenzialmente nel processo alchemico di ingurgitare la vita, i due autori ignari, trasformandola in storie e film.
Da Simenon prende le mosse la commistione dei generi, poliziesco, giallo, romanzo psicologico, fino a determinare il risvolto della narrazione postmoderna, quel ircocervo, in cui non si distingue il noir dal giallo, quest’ultimo dal poliziesco, emblema precoce, a quel tempo, del caos del vivere, in epoca successivamente dimostratasi satura di trasformazioni.
Della vita di Simenon, appunto, resa per fotogrammi, funzionerà la galleria fotografica della mostra allestita nel cinema Modernissimo a Bologna aperta dal 10 aprile di quest’anno fino al 4 febbraio 2026.
Occasione unica per ammirare attraverso gli incessanti viaggi, gli spostamenti lungo il Mediterraneo, in goletta, nome evocativo dell’imbarcazione, Araldo, di Georges Simenon in compagnia della moglie Tigy. In quella imbarcazione hanno preso corpo visioni oniriche, spunti immaginifici, precognizioni del futuro, in un solo concetto l’origine delle fantasie per redigere un numero incredibile, ancora oggi incalcolabile, di racconti, risultato delle molteplici esistenze dello scrittore belga.
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