Giù le mani dal 25 aprile, le appropriazioni indebite nella storia

Sin dalla sua costituzione il fascismo ha mostrato la sua innata attitudine alle appropriazioni. Preannunciando le celeberrime “bustarelle”, il nome stesso del movimento fu rubato a quello dei gloriosi “Fasci dei lavoratori” che cominciarono la lotta contadina contro feudatari e mafia, nella Sicilia di fine ‘800. Il massimo esponente, Giuseppe De Felice, fece in tempo a conoscere il furto del nome, ma non restano testimonianze di qualche suo commento sul fatto, sui fasci usati proprio contro i lavoratori; poche tracce restano del politico socialista, probabilmente perché non aveva accumulato, come i politici di destra, potere e denaro; difatti lo trovarono morto, con sole venti lire in tasca. Questo esattamente il 19 luglio di cento anni fa, data dimenticata.
Anche il nazismo, non dimostrando molta fantasia, si appropriò della svastica, simbolo millenario delle religioni Indù e sciamaniche. Anche nei mosaici di Piazza Armerina un mantello di un dignitario è decorato con la croce uncinata, simbolo recentemente riconosciuto anche dagli israeliti come non esclusivamente nazista.
Nei giorni di Piazza Fontana toccò ad Antonio Gramsci, ad essere scippato, dagli estremisti di destra, del nome del primo periodico comunista d’Italia: “L’Ordine Nuovo”. Poi toccò alle tribune degli stadi, che furono prese sotto la protezione degli estremisti di destra, passando poi la mano alle mafie, analogamente organizzate. Recentemente altri simboli sono stati presi in “prestito” da esponenti di destra: rosari, croci (non uncinate) ed addirittura il segno stesso della lotta antifascista: la “V” che accomunava Wiston Churchill a John Lennon.
In questi giorni è stato tentato il colpaccio: appropriarsi della festa del 25 Aprile! Dopo cento anni di appropriazioni, la destra voleva sfruttare l’impossibilità dei festeggiamenti, assieme alla scusa di commemorare i morti del Covid 19. Suggerisco di provare con la data del 29 ottobre, il nero si addice al lutto. Il giorno della marcia su Roma non è ancora considerato una festa, ma, se il mafiascismo vorrà, potrebbe essere proclamato giorno di sacre celebrazioni mondiali.
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