I nuovi schiavi in agricoltura arrivano dall'Africa
Economia | 23 febbraio 2015
I nuovi schiavi in agricoltura arrivano con i barconi dall’Africa o vengono reclutati nei centri di accoglienza. Esiste un vero e proprio mercato delle illusioni: i lavoratori migranti, in cambio di un approdo nel vecchio continente, sborsano migliaia di euro ad affaristi e colletti bianchi in cambio di finti rapporti di lavoro e permessi di soggiorno contraffatti. La piaga del lavoro nero in agricoltura è al centro del nuovo numero di ASud'Europa, rivista del Centro Pio La Torre, che sarà presentato domani mattina presso l'Aula Magna del Dipartimento di Scienze Agrarie di Palermo (viale delle scienze). Il Rapporto, realizzato in stretta collaborazione con la Flai-Cgil siciliana, denuncia e documenta quanto siano estesi, con la crisi, lavoro nero e nuove forme illegali del mercato nell’agricoltura siciliana.
A far riflettere è soprattutto il dilagare di forme moderne di caporalato e di sfruttamento dei nuovi immigrati presenti nei centri di accoglienza presenti in Sicilia. C’è chi ha dovuto pagare cinque, sei o perfino dieci mila euro per arrivare in Italia, con un barcone verso le coste italiche nel caso dei migranti africani o medio orientali, o semplicemente con un visto turistico, come nel caso di indiani e bengalesi, o semplicemente con pullmini organizzati dalla Romania o dalla Bulgaria. Il meccanismo è sempre lo stesso: un intermediario promette un lavoro regolare e un permesso di soggiorno, poi dopo aver affrontato un vero e proprio viaggio della speranza
per arrivare nel belpaese e dopo essersi indebitati fino al collo, i migranti non troveranno nulla di tutto ciò, ma per ripagare il debito contratto saranno poi disposti a lavorare in nero, sotto caporale. Saranno poi altri intermediari presenti sul territorio italiano, spesso caporali etnici, a gestire la tratta interna e smistare la manodopera laddove ce n’è più bisogno, il tutto per conto di imprenditori italiani senza scrupoli.
Solo in Italia sono circa 400.000 i lavoratori e le lavoratrici esposte al lavoro nero o grigio in agricoltura, di cui circa 100.000 esposti a condizioni di caporalato e grave sfruttamento paraschiavistico. Un dato che non può sorprendere gli osservatori più attenti, visto che secondo le principali Istituzioni europee sono circa 880.000 i lavoratori forzati in
tutto lo spazio comunitario e che la tratta degli esseri umani genera profitti per circa 25 Miliardi di Euro alle organizzazioni criminali internazionali.
Come emerso dal Censimento Istat dell’agricoltura del 2010, in dieci anni la forza lavoro nel settore agricolo è diminuita del 50,9%, a favore della manodopera salariata, passata dal 14,3% al 24,2%. Le giornate/uomo mediamente lavorate risultano in aumento: da 42,3 a 64,8 l’anno. L’Istat sottolinea anche una variabilità territoriale quanto a irregolarità occupazionale: il primo posto spetta al Mezzogiorno dove il tasso supera la
soglia del 25% (Campania e Calabria in testa). Esemplare il caso della Puglia.
Secondo la Direzione regionale del lavoro nel 2013 è risultata in nero la metà dei lavoratori delle aziende sottoposte ad ispezione; tra le aziende agricole la quota varia dal 70% nella zona del Salento al 54% nella provincia di Bari, al 40% in quella di Foggia. Le irregolarità riguardano nella gran parte dei casi anche il salario, che generalmente ammonta alla metà di quello previsto dai contratti.
"Il caporalato segnala un passo indietro che va fermato - scrive nel suo editoriale il presidente del Centro La Torre, Vito Lo Monaco - con una presa di coscienza collettiva del pericolo dell’indebolimento dei diritti non solo per i lavoratori agricoli. Il caporalato è ormai un reato punito,
ma ciò non basta a prevenirlo e garantire il rispetto della dignità della persona e della legalità per tutti, europei e immigrati. Al rispetto di questa va subordinato l’accesso alle agevolazioni pubbliche, come chiesto dal sindacato e annunciato anche dall’assessore regionale all’agricoltura che ipotizza una premialità per le aziende agricole che adottano i protocolli di legalità".
La rivista sarà presentata domani, martedì 24 febbraio, presso l'Aula Magna del Dipartimento di Scienze Agrarie di Palermo (viale delle scienze).
Al dibattito interverranno gli assessori regionali all’agricoltura e al lavoro Nino Caleca e Bruno Caruso, i professori di agraria Ettore Barone (direttore del dipartimento Scienze Agrarie e forestali) e Pietro Columba, l’avvocato dello Stato Giuseppe Dell’Aira.
L'iniziativa sarà trasmessa in diretta streaming sul sito www.piolatorre.it e sul sito www.ansa.it/legalita
Ultimi articoli
- In fuga dall’artigianato, serve una nuova scuola
- Legalità e sviluppo, intesa
tra Centro La Torre e Legacoop Sicilia - Il ricordo del professionista
che non chinava il capo - A Casa Sciascia sezione
di studi economici
dedicata ad Angelo - La ritualità non fa
crescere l’antimafia - Angelo Meli un anno dopo, un impegno che continua
- Le controriforme rafforzano le capacità corruttive delle mafie
- L'Italia investe meno
sull'istruzione superiore - Si allontana la memoria del prete ucciso a Casteldaccia
- La legge Rognoni-La Torre compie 42 anni
Intervista di Emilio Miceli a "Collettiva"