Il crollo della seconda Urss è letteratura… radioattiva

Non di rado i libri della casa editrice 66thand2nd sono un’esperienza che va… al di là. La casa romana inizialmente “solo” indie e glamour ha fatto in fretta ad affermarsi come sigla di qualità a tutto tondo, con titoli irrinunciabili: “Hurricane” di J.S. Hirsch, “Shoeless Joe” di Wlliam P. Kinsella, ma soprattutto “La fine” di Salvatore Scibona, creatore di un’epica spicciola di esistenze ordinarie (che fa pensare a certe pagine di Malamud) e alcuni volumi della favolosa collana “Vite inattese”, che raccontano miti sportivi da uno sguardo obliquo, non scontato: il Simoncelli di Tonon, la Grande Ungheria di Bolognini, il Michael Jordan di Lazenby, il Merckx di Gregori, il Best di Hamilton, per fare qualche esempio.
L’ultima gemma targata 66thand2nd è l’opera di un misterioso autore francese, Antoine Volodine (pare sia uno dei suoi tanti pseudonimi), di cui la casa editrice annuncia altri tre titoli. Oltralpe non ci sono solo Jardin, Makine, Enard, Carrère, de Kerangal, Houellebecq, Modiano, Ernaux, bisogna fare i conti anche con Volodine. Per accostarsi al suo “Terminus radioso” (540 pagine, 20 euro), tradotto da Anna D’Elia (gran lavoro il suo, vista la complessità dell’opera e della lingua, in originale), bisogna ritagliarsi un tempo e uno spazio propri e accantonare gran parte della letteratura di oggi: ci si troverà di fronte a un testo dall’andamento stilistico volutamente ondivago, che ribolle di neologismi, virtuosismi e fantasia estrema (a cominciare dalle piante mutanti dai nomi più disparati), tra allegorie e simboli, e forse profezie del futuro che verrà.
Disorienta e vola altissimo, Volodine, in un mondo post-atomico, visionario, onirico e talvolta fiabesco, né realismo, né fantascienza, e nemmeno la volontà di prendersi fino in fondo sul serio. Terminus Radioso è un’azienda agraria collettiva, un kolchoz, l’unica oasi di vita – che si rigenera grazie a una pila atomica sprofondata nel cuore del pianeta – in una sterminata Seconda Unione Sovietica, crollata ancora dopo la resurrezione e proiettata nel futuro (un futuro che puzza di passato, però, arretrato e senza tecnologie strabilianti), un Urss che è una grande steppa deserta. I sopravvissuti che s’incontrano nelle pagine di Volodine sono immortali perché travolti dalle radiazioni post-esplosione di centrali nucleari. Un pugno di loro, in fuga dalle forze capitaliste, con in testa il protagonista Kronauer, giunge a Terminus Radioso, dove la guardiana è nonna Udgul, che s’ostina a non morire e si occupa di smaltire rifiuti radioattivi, e dove comanda, anzi tiranneggia con poteri sovrannaturali, tale Soloviei, quasi una divinità con tre figlie-amanti…
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