Il voto sul referendum mette in luce il disagio sociale

Il responso referendario è stato inequivocabile. Trasformato il referendum costituzionale in plebiscito, la risposta è stata netta, 60% al no, 40% al sì. Gli italiani hanno voluto dire no ad una modifica costituzionale, apparsa confusa e pasticciata, e hanno voluto esprimere tutto il loro disagio sociale. Nonostante i messaggi governativi che tutto sta migliorando, nell’economia e nella società, i cittadini italiani sono di parere contrario. Come diciamo da tempo, l’aggravamento delle diseguaglianze e della povertà, frutto delle politiche di austerità europee e nazionali perseguite sin dal 2007/2008, hanno reso incerto e precario il futuro larghe masse di giovani e anziani, di lavoratori e ceti medi.
Occorrerà analizzare meglio i flussi elettorali per comprendere perché il No, in diverse regioni del Sud, si avvicini o superi il 70%. Probabilmente perché in Sardegna, in Sicilia, in Campania, in Calabria, in Puglia, i valori del disagio sociale e della povertà hanno superato da tempo le soglie della sopportazione. Come era prevedibile il No riapre i giochi sul piano politico. Spetterà al Pd trovare la via d’uscita dall’impasse in cui l’ha portato la scelta plebiscitaria di Renzi. Spetterà anche a Renzi prendere atto che leaderismo e personalizzazione non hanno sbocchi positivi per una forza democratica e di sinistra in Europa e in un mondo che sta subendo un’ondata di destra populista. Ciò grazie anche all’incapacità della sinistra di elaborare una nuova idea della sua politica per far fronte alle conseguenze disastrose di una globalizzazione senza governance democratica.
Una crisi globale pilotata dal capitalismo finanziario, che porta a smantellare il Welfare, ad arricchire sempre più una ristretta élite e ad aumentare i poveri ripropone l’esigenza di un rinnovamento della sinistra occidentale dopo la sua crisi di quella attuale in Francia, nella Spagna, in Grecia, nei paesi latino americani, nella stessa Germania. Rinnovata nelle idee e negli strumenti di costruzione del consenso, rifondata sui valori della lotta per i diritti del lavoro, dei più deboli, del valore sociale dell’impresa e del mercato. Per il Pd, essere all’altezza della sfida significa recuperare la propria unità interna e quella della sinistra sociale e politica, rinunciare ad ogni arroganza maggioritaria ed estendere l’allargamento, non ai resti della casta, ma ai larghi settori sociali esclusi dal benessere.
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