L'allarme dell'Antimafia: i boss dominano perchè sottovalutati
Nelle province del Basso Lazio, Latina e Frosinone, restano forti le infiltrazioni mafiose, ma anche in provincia di Roma la situazione é preoccupante. E' l'esito di una serie di audizioni della Commissione parlamentare Antimafia nella capitale: sentiti i prefetti e i procuratori della Repubblica delle zone interessate. «In parti del territorio provinciale c'é una presenza massiccia di criminalità organizzata - ha detto il prefetto di Roma Paola Basilone in conferenza stampa -. Una quarantina di Comuni ora andranno al voto e molti di questi sono già monitorati».
Il problema resta «la sottovalutazione del fenomeno», ha detto la presidente della Commissione Rosy Bindi (Pd), specie da parte di amministratori locali e categorie professionali, nonostante l’inchiesta Mafia Capitale abbia portato in auge il tema. Inoltre, far riconoscere dai giudici l’aggravante del metodo mafioso, l’articolo 7 del codice penale, «è una difficoltà tipica del Lazio», secondo il procuratore di Roma Giuseppe Pignatone, sentito oggi anche dalla Commissione Ecomafie. «In una regione come il Lazio, confinante con la Campania e con una forte presenza specie della 'Ndrangheta - ha detto Pignatone -, è difficile ravvisare contatti con la criminalità mafiosa perchè sono labili, spesso legati a parentele. Quindi il giudice dice 'qui non c'è la mafià. Noi non condividiamo, ma rispettiamo le decisioni».
E’ la politica locale la nuova trincea, tanto che l’Antimafia stavolta non si occuperà delle liste di candidati per le elezioni nazionali, un tema foriero di dure polemiche nel passato recente. «Le mafie sono molto più interessate alla classe dirigente locale», ha detto Bindi. La presidente dell’Antimafia ha così evidenziato il caso di Anzio, sul litorale a sud di Roma, dove «l'uso della violenza anche nella lotta politica sta portando al blocco delle elezioni. «Abbiamo chiesto al prefetto di Roma di valutare se ci siano gli estremi per una commissione d’accesso, perché i fatti che si sono verificati ci preoccupano molto». Il vicepresidente dell’Antimafia Luigi Gaetti (M5S) ha ricordato «i numerosi episodi incendiari ad Anzio nelle ultime settimane e le trattative private che l’amministrazione ha fatto (per assegnare appalti, ndr) con persone legate a consiglieri e assessori». In ballo ci sono opere come gli impianti a biomasse e l’ampliamento del porto, ha ricordato Gaetti. C'è poi la situazione di Ostia, unico Municipio di Roma sciolto per infiltrazioni mafiose nel 2015 a seguito dell’inchiesta su Mafia Capitale e che ad ottobre tornerà al voto dopo il commissariamento del prefetto Domenico Vulpiani. Ad Ostia i clan «sono stati privati grazie al commissariamento di fette importanti di potere e di influenza, al porto e nelle concessioni balneari - ha detto Bindi -. Ma che siano rassegnati non ci credo». «L'attenzione é massima - così il prefetto Basilone - e si concentrerà durante la campagna elettorale. Il controllo del territorio aumentato durante il Giubileo é rimasto allo stesso livello». Oltre a Roma e provincia preoccupano Latina - «dove c'é ancora una sottovalutazione, si fatica a riconoscere che esiste la mafia», ha detto Bindi - e Frosinone. In quest’ultima provincia «il prefetto di Frosinone non é riuscito a firmare un solo protocollo di legalità con organizzazioni professionali o imprenditoriali. Un caso forse unico in Italia». Di qui l'appello delle presidente dell’Antimafia agli Ordini professionali, che «non possono continuare a coprire i propri aderenti» rispetto alla necessità di contrastare le mafie.
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