La crisi politica è crisi di sistema
Politica
Il voto del 24 e 25 febbraio ha evidenziato chiaramente una crisi di sistema. Ha mostrato tutta l’insofferenza sociale verso l’attuale modello di sviluppo, i partiti e il funzionamento delle istituzioni. Le analisi del voto e delle cause che l’hanno generato sin’ora fatte dai partiti non sembrano esaustive. Anche nel recente dibattito alla direzione del Pd sono prevalse più le giuste preoccupazioni per lo stallo politico al quale il risultato elettorale potrebbe dar luogo che analisi approfondite. Rimangono ancora irrisolte la ricerca e la rimozione da parte del Pd e del centrosinistra delle sue inadeguatezze, organizzativa e politica. Per il Pd e il centrosinistra sarebbe sbagliato consolarsi dicendo “la proposta era giusta, ma non è stata spiegata bene oppure il Pd è l’unico (ed è vero) partito nazionale che ha percepito l’onda del M5S, ma no sufficientemente.
La mancata vittoria del centrosinistra, come abbiamo già scritto all’indomani del risultato elettorale, si può spiegare con la debole radicalità delle proposte, così volute per inseguire un fantomatico centro (interno ed esterno al Pd). In tal modo è riuscito a minare la possibilità del cambiamento che con le primarie aveva mostrato di voler perseguire. Il mondo vasto del precariato nella sua generalità non ha ritenuto convincenti le politiche del lavoro prefigurate dal centrosinistra così come gli elettori del Mezzogiorno, dove il centrosinistra si era pur speso, non hanno creduto al suo messaggio di cambiamento. Il trionfo del M5S e la tenuta del centrodestra in molte zone del paese, stanno lì a provarlo.
La Sicilia non si differenzia dal quadro tratteggiato. Nell’Isola il Pd, assediato dal dinamismo di Crocetta e dall’azione erosiva sotterranea dei grillini, è apparso poco loquace e acefalo, quasi privo di una vera direzione politica pensante. Non è riuscito a mobilitare le proprie forze per un’azione coordinata tra la gente, tra i giovani, nei quartieri popolari, nei luoghi di aggregazione sociale, culturale e produttiva. Non si è vista in giro né propaganda cartacea né digitale distribuita da iscritti o attivisti. Si sono mossi alcuni capicorrente per promuovere solo all’interno i propri candidati (soprattutto quelli eligendi). I risultati ne dimostrano l’efficacia di tale campagna elettorale che pur ha visto il prodigarsi vano di tanti militanti: successo del M5S che ha raggiunto punte del 40% a Ragusa, del 35% a Sr, del 48,9% ad Alcamo.
Ora, dopo il voto viene alla luce la(presunta) scandalosa elezione alla Camera di una sconosciuta candidata del Pd messinese, accusata di voto di scambio praticato con altri suoi sodali secondo uno storico e collaudato protocollo risalente al vecchio clientelismo democristiano. Già alle primarie era sembrato anomalo che nella provincia di Messina, dove storicamente la sinistra aveva raccolto sempre pochi voti, a Messina città non superò mai il 4%, fosse andato a votare più di un terzo di tutti i votanti siciliani.
Nessuno, però, osò commentare e valutare quel dato e le sue implicanze generali nel costume del Pd. Al di là le eventuali responsabilità penali individuali che la magistratura accerterà, una è politica e attiene al modo di essere di un partito, il Pd, che in Sicilia non è mai diventato tale, essendo rimasto una sommatoria di clientele, di gruppi di potere locale, onesti ma vocati alla gestione del quotidiano, impediti a elaborare una visione generale di cambiamento per La Sicilia e il Paese. Quando ciò è stato prospettato, i siciliani hanno espresso il loro consenso. Hanno votato Crocetta presidente della Regione perché hanno creduto nel suo messaggio di discontinuità. Nel voto delle regionali, che vide l’affermazione del M5S all’Ars, il Pd ripiegato nei contrasti interni non ha saputo interpretare quel risultato per accelerare coraggiosamente il processo di rinnovamento culturale. Si è affidato alla lista Megafono di Crocetta sperando che rinnovasse l’exploit delle regionali, ma il risultato non è stato quello sperato, anche perché tra i candidati non c’era Crocetta.
A questo punto sul piano programmatico gli otto punti di Bersani andranno bene se saranno articolati e ben elaborati non solo con i gruppi parlamentari, ma con i cittadini nel territorio, senza imitare i grillini con la loro piazza virtuale nel web e il modello di democrazia digitale controllata dallo Staff di Casaleggio. In questa schematizzazione sembra di rivedere la polemica di Antonio Gramsci contro quel “centralismo organico” perseguito da Stalin che contraffaceva il “centralismo democratico” e che mise in luce già allora la profonda contraddizione tra democrazia effettiva, egemonia e consenso reale. Nel “centralismo organico”, allora come oggi, ogni dissenso è tradimento e intesa col nemico. È la grande contraddizione che oggi vediamo tra l’utopia positiva del cambiamento desiderata ed espresso da milioni di cittadini, i quali eleggono loro rappresentanti giovani, onesti e puliti, e un “Staff” che minaccia se i neoeletti grillini si contaminano con “altri”.
Il centrosinistra deve saper raccogliere la critica antisistema che il voto al M5S esprime sia se riuscirà a formare il governo sia se si tornerà a votare. Occorre sventare il pericolo di un nuovo populismo autoritario che sostituisca quello berlusconiano, come sembrano dire alcuni pezzi di quell’imprenditoria ieri prona verso il cavaliere. Il Pd e il centrosinistra non devono inseguire nessuno, ma dovranno tornare tra la gente e nelle piazze ritrovando nelle proprie radici culturali del progressismo laico e cattolico tutta la freschezza e la purezza di una vera spinta al cambiamento, come ha saputo fare nel corso di questo sessantennio dalla promulgazione della Costituzione per la sua piena attuazione. Solo riferendosi a essa vanno sperimentate forme moderne di democrazia diretta, non per modificarla
Ultimi articoli
Carnevale stritolato dall’abbraccio mortale tra la mafia e la Dc
La libertà di stampa arretra in Italia
Un canto per la libertà delle donne afghane
Sicilia 1943, guerra
e desiderio di paceLe ragioni dell’antimafia presidio delle norme volute da Pio La Torre
Mattarella: cercavano la libertà dalla mafia
Progetto politico eversivo dietro al delitto
Il ricordo di Pio e Rosario: “La legge antimafia va difesa e potenziata”
I miti oscuri e il branco tra valori intossicati
Il Centro Pio La Torre in una nuova sede “L’impegno continua”