La Riforma del Codice Antimafia approda alla Camera
Economia | 9 novembre 2015
«La Riforma del Codice Antimafia nasce dalla forza culturale delle grandi organizzazioni che si battono per la legalità, arricchita dal contributo di un lungo dibattito all'interno delle commissioni Antimafia e Giustizia: consentirà di fare una lotta di sistema alle organizzazioni criminali che verranno colpite al cuore, cioè nelle loro ricchezze illecite. Il nostro auspicio è che il Parlamento possa licenziare questa legge con il più vasto consenso, così saranno onorati gli sforzi di chi fa ogni giorno una battaglia onesta e generosa per la legalità». Lo ha detto Davide Mattiello (Pd), relatore del nuovo Codice antimafia, illustrando alla Camera il contenuto del provvedimento atteso da tempo. Mattiello ha sottolineato «la delicatezza e la complessità della materia che si propone un fine importantissimo: dare organicità alla normativa antimafia che avrà così la capacità di un contrasto di 'sistemà ai boss, superando gli interventi frammentati e varie criticità. La legge amplia i soggetti attivi e passivi, tutela i terzi creditori, evita il fallimento delle aziende e tutela chi ci lavora: cioè colpisce gli fa gli illeciti e salvaguarda le attività che possono e devono continuare a stare nei territori: solo così lo Stato può vincere».
"Sono occorsi due anni e mezzo affinché un provvedimento che ha carattere di urgenza approdasse alla Camera - dice il presidente del Centro Pio La Torre, Vito Lo Monaco - . Finalmente le modifiche delle misure di prevenzione saranno discusse. Erano state richieste anche dalla Cgil, da Avviso Pubblico, da Libera e dal Centro Studi Pio La Torre che avevano promosso la proposta di legge di iniziativa popolare “Io riattivo il lavoro”. L’obiettivo più generale era, ed è, tutelare il lavoro nelle aziende confiscate ai mafiosi - continua Lo Monaco - , semplificare e rendere trasparente le procedure per la gestione dei beni sequestrati e confiscati superando le criticità dell’utilizzo delle norme di diritto fallimentare ordinario, rendere trasparente l’affidamento delle amministrazioni giudiziarie e della gestione economica dei beni. Alcuni di questi temi sono entrati nel ddl unificato della Commissione parlamentare, altri no".
di Francesca Scaglione
"Sono occorsi due anni e mezzo affinché un provvedimento che ha carattere di urgenza approdasse alla Camera - dice il presidente del Centro Pio La Torre, Vito Lo Monaco - . Finalmente le modifiche delle misure di prevenzione saranno discusse. Erano state richieste anche dalla Cgil, da Avviso Pubblico, da Libera e dal Centro Studi Pio La Torre che avevano promosso la proposta di legge di iniziativa popolare “Io riattivo il lavoro”. L’obiettivo più generale era, ed è, tutelare il lavoro nelle aziende confiscate ai mafiosi - continua Lo Monaco - , semplificare e rendere trasparente le procedure per la gestione dei beni sequestrati e confiscati superando le criticità dell’utilizzo delle norme di diritto fallimentare ordinario, rendere trasparente l’affidamento delle amministrazioni giudiziarie e della gestione economica dei beni. Alcuni di questi temi sono entrati nel ddl unificato della Commissione parlamentare, altri no".
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