Le idiozie di mafia viaggiano sui muri di Locri e Palermo
COMUNQUE SIA, le zucche degli insozza-muri sono piene di autentiche idiozie. È idiota infatti aspirare a sminuire l’azione coraggiosa e profetica di Luigi Ciotti dandogli dello “sbirro” o del “secondino”, l’alfa e l’omega della azione repressiva istituzionale, una strizzatina d’occhio sia ai delinquenti che temono di essere scoperti sia a quelli che già sono in galera. A parte le scontate reazioni di solidarietà e sostegno (del tipo “siamo tutti Charlie Hebdo”), che soltanto una schietta ignoranza può non mettere in conto; rivolgere a Ciotti insulti che sono tali soltanto nella confusa percezione soggettiva degli idioti che li scrivono, significa ignorare una realtà di semplice buon senso che è sotto gli occhi di tutti. Vale a dire che Ciotti insegna da anni, senza mai stancarsi, il rispetto delle regole come precondizione per una convivenza davvero civile. Mentre predica e pratica l’impegno convinto contro l’indifferenza, il disimpegno, la superficialità e la cultura del quieto vivere. In un Paese in cui lo Stato si presenta spesso con i volti di personaggi poco decorosi, alcuni dei quali con la mafia hanno scelto di convivere se non peggio, Ciotti e coloro che lo seguono (una moltitudine, come ha dimostrato anche in questi giorni la massiccia partecipazione, in tutt’Italia, alla giornata della memoria e dell’impegno per le vittime innocenti di mafia) sono stati e sono autori di uno straordinario recupero di credibilità e di rispettabilità.
In modo significativo – anche se ancora parziale –hanno restituito lo Stato alla gente: che può finalmente dare un senso alle parole “lo Stato siamo noi”. Sui muri di Locri è comparsa anche la scritta “più lavoro meno sbirri”. Associare la richiesta di lavoro al disprezzo per gli “sbirri” è un’altra idiozia. Perché si vuol far credere che con meno sbirri (e quindi con più mafia) di lavoro ce ne sarebbe di più. Se invece di vomitare slogan orecchiati in qualche osteria ci si informasse un poco (ma l’idiota, per definizione, non lo sa fare), si constaterebbe – quasi fosse un’equazione matematica – che la mafia non dà lavoro ma blocca lo sviluppo, rapina miliardi di ricchezza, cancella migliaia di posti di lavoro onesto, zavorra il Pil del Mezzogiorno relegandolo a livelli che altrimenti sarebbero ben più elevati.
INFINE, A PALERMO, è comparsa anche la scritta “Dalla Chiesa assassino”, firmata con un’improbabile sigla Br, accompagnata da falce e martello d’ordinanza. Una scritta questa volta di idiozia –come dire – “creativa”, che si commenta da sola. Se non fosse che è stata tracciata sul muro di un edificio pubblico intitolato a Rosario di Salvo, ucciso dalla mafia insieme a Pio La Torre. Una circostanza (volendo scomodare Jung per una “performance”che non lo merita affatto) che richiama il concetto di “sincronicità”, posto che fu proprio la connessione fra le stragi (aprile e settembre 1982) in cui morirono La Torre e Dalla Chiesa a risvegliare il nostro Paese, con la legge Rognoni-LaTorre del 13.9.82, da quel sonno della ragione che aveva generato il mostro della secolare impunità della criminalità mafiosa.(Il Fatto Quotidiano)
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