Le scommesse dei mafiosi puntano su Malta

Società | 2 marzo 2015
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Slot machine, roulette, blackjack, baccarat. Oggi per diventare giocatori non è più necessario "entrare nel giro giusto" o fare centinaia di chilometri per trovare un casino. È sufficiente una connessione internet veloce, un documento valido, e in pochi secondi ti si spalanca un mondo tanto sfavillante quanto oscuro.
Solo in Italia, tra il 2012 e il 2013, i giochi on line hanno registrato un' impennata dal 10 al 16% del totale, per un comparto che vale ormai un sesto dell' intero mercato dell' azzardo. Numeri che negli ultimi anni hanno attirato gli interessi della criminalità organizzata. Ufficialmente le transazioni finanziarie sono tracciate attraverso circuiti bancari, escludendo il rischio di riciclaggio.
Ma aggirare il sistema è semplice: le organizzazioni si appoggiano a siti illegali gestiti da società straniere, i cui server si trovano in paradisi fiscali come Malta e la Lettonia, ma anche Inghilterra e Romania, come è emerso da alcune recenti indagini della Guardia di Finanza e della DDA. Nel 2013, a Potenza, è stata smantellata la banda dei fratelli Tancredi, che si sono guadagnati il soprannome di "Re dei videopoker" per un business che fruttava fino a 150mila euro al giorno, con sede centrale proprio in Romania. A Modena uomini ritenuti vicini a Nicola Schiavone, figlio del boss Francesco detto "Sandokan", gestivano il gioco d' azzardo attraverso apparecchiature modificate e collegate a piattaforme romene, con il supporto tecnico di un' azienda legata ai clan siciliani Santapaola e Madonia. Mafia e camorra che si saldano per controllare il gioco sul web. La rappresentazione plastica di quest' unione è in un' intercettazione del 2010 della Procura di Napoli in cui un uomo considerato vicino al clan Zaza-Mazzarella chiedeva favori a un membro della famiglia Fidanzati per aprire un casinò on line a Malta.
Gli obiettivi sono sempre gli stessi: riciclaggio di denaro sporco ed evasione fiscale, che permette ai gestori di "dopare" il mercato attraverso tariffe agevolate. "Un circuito grazie a cui la criminalità organizzata sposta ingenti somme di denaro in assenza di ogni tipo di controllo e tracciabilità" lo ha definito la Direzione Nazionale Antimafia nel suo ultimo rapporto annuale .
Casinò, ma anche slot machine e scommesse on line. Su queste si era specializzato Mario Iovine detto "rififi", come attesta la sentenza con cui il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere lo ha condannato nel 2012 a 23 anni e 6 mesi di reclusione.
Il controllo sulla rete esiste, ma non basta. In passato alcuni siti sospetti sono stati oscurati dall' Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, salvo poi ricomparire qualche ora dopo su un nuovo dominio pulito. In questo sistema di scatole cinesi, Malta è diventata il principale porto del Mediterraneo per i traffici dei clan. Cosa nostra in testa, la cui presenza sull' isola è accertata da decenni: nell' ottobre scorso, a San Pawl il-Baar, è stato catturato il boss Sebastiano Brunno, dopo una latitanza di cinque anni. Ma, a partire dagli anni 2000, sono i casalesi a farla da padrone, con interessi che spaziano dalla ristorazione ai nightclub, ai casinò on li-ne. Lo stesso Schiavone, prima dell' arresto, reinvestiva qui parte del patrimonio di famiglia, in un Paese che attira forti capitali stranieri grazie a una fiscalità estremamente vantaggiosa. Sebbene Malta compaia nella "White list" dei Paesi trasparenti nella lotta all' evasione, i rapporti con Bruxelles sono sempre più tesi. E le case da gioco on line crescono ogni anno, nelle dimensioni e nei numeri, tanto che l' i-gaming è diventata ormai la seconda industria dell' isola, dopo il turismo. Grazie anche ai nostri soldi. (Il fatto quotidiano)


 di Lorenzo Tosi

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