Lorefice: il Mediterraneo mare di pace, no alla morte

"Il Mare Mediterraneo è un mare di pace e un crocevia di cultura ma rischia di diventare un mare di divisione, di opposizione al "nemico di colore", al "nero". Sulla riva del nostro mare, al Foro Italico di Palermo, il 15 settembre scorso, Papa Francesco ha ribadito la propria condanna della mafia, invitando i mafiosi a convertirsi", così l'arcivescovo di Palermo, don Corrado Lorefice intervenendo alla conferenza l'antimafia della Chiesa, promossa dal Centro Pio La Torre. "La mafia è una forma di potere e si sforza sempre di avere altri alleati. La questione del rapporto tra mafia e Chiesa rimanda all'identità che le Chiese vogliono avere. Da come esse si relazionano con le mafie si vede che tipo di fede hanno in Gesù Cristo che predica l'abbassamento e non il potere. Più la Chiesa si rispecchia nella figura di Gesù, più può fare rifulgere lo stile di Gesù che non è quello del potere". Dobbiamo - ha continuato don Lorefice - essere liberi dal condizionamento di ogni potere - a maggior ragione da quelli subdoli che vogliono limitare la libertà e ogni forma di espressione. Per far questo dobbiamo avere fede e fiducia nel vangelo o affondiamo tutti insieme in questo mare Mediterraneo di divisione e odio".
"Il silenzio sulla mafia da parte della Chiesa siciliana - ha spiegato il professor Rosario Mangiameli, storico dell'Università di Catania - è spesso attribuito alla “necessità” negli anni dalla fine della seconda guerra mondiale alla caduta del comunismo (1989-90) di tenere compatto il fronte anticomunista. Minimizzando il ruolo della mafia la Chiesa avrebbe evitato di mettere in evidenza una realtà che avrebbe potuto avvantaggiare l’avversario, ritenuto il pericolo maggiore per via della professione di ateismo”.
Intervenuto anche il pastore Peter Ciaccio, della chiesa Valdese di
Palermo che ha ricordato il ruolo dei valdesi dopo la strage di Ciaculli
del 1963. "In quel periodo pastore della Chiesa Valdese a Palermo era
Pietro Valdo Panascia che propose un manifesto che ebbe un grande
impatto sociale perché per la prima volta una chiesa prendeva posizione
contro la mafia.
Il concistoro della chiesa Valdese era dubbioso su questo intervento,
denotando una miopia che molto spesso le comunità religiose hanno. Ma
Panascia forzò la mano e tappezzò la città di questo manifesto che si
intitolava "Iniziativa per il rispetto della vita umana". Curiosamente -
conclude Ciaccio - in tutto il manifesto la parola mafia non è
menzionata".
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