Mimmo Cuticchio dà vita al Carnevale dell'Opera dei Pupi
Cultura | 4 febbraio 2016

.Mettete indietro l' orologio del tempo e immaginate un' altra Palermo, antica. Quando "u nannu e a' nanna" di paglia venivano bruciati al tramonto del Martedì Grasso. Era questo il Carnevale dei vicoli del centro storico, atteso dai bambini, ma anche dai grandi. Ecco, da domani, e per tutto il mese, in via Bara all' Olivella, regno incontrastato di Mimmo Cuticchio e della sua compagnia, si apriranno le botteghe, le poche rimaste del centro storico: tornieri, orefici, giocattolai, miniaturisti, pittori, al lavoro ci sarà il meglio dell' artigianalità palermitana. E chi vorrà, potrà parlare con gli artigiani, guardarli all' opera, scoprirne i segreti, l' abilità delle mani. Cuticchio e la sua compagnia hanno deciso, infatti, di organizzare per la prima volta il Carnevale dell' Opera dei Pupi e, tra una mostra e vari spettacoli, recuperare la tradizione dei pupi di farsa, quelli che non avevano la grandezza e la maestosità dei paladini, ma erano ugualmente amati. Dopo la guerra i palermitani erano poveri ma amavano stare assieme e l' Opra era uno dei loro passatempi preferiti.Gli episodi dei paladini erano intercalati da piccole farse con personaggi - da Virticchio a Scricchianespula - che rappresentavano vizi e piaceri umani.«Negli anni Cinquanta - racconta Cuticchio- per noi ragazzi che abitavamo tra i vicoli della città antica, la grande festa non era quella di fine anno, che eravamo obbligati a festeggiare in famiglia. La vera festa era il Carnevale, la sera del Martedì grasso, quando si bruciavano u "nannu e a nanna" con tanto di lettura del testamento. Un paio di giorni prima, gli abitanti della zona preparavano due pupazzi di paglia, che rappresentavano un vecchio e una vecchia, li sistemavano su due vecchie sedie e aspettavano il tramonto per bruciarli, declamando un testamento nel quale si denunciavano le cose che non funzionavano nel quartiere, fa cendo riferimento anche a episodi accaduti a personaggi reali». E il fuoco aveva un ruolo purificatorio: «Si bruciava ilvecchio e tutto ciò che doveva essere rinnovato, ma emergeva anche un valore propiziatorio, del risveglio della natura. Per questo motivo vogliamo recuperare quegli anni, quella tradizione, e dividerla con il nostro quartiere. Quando aprimmo il teatrino nel lontano 1973, la strada era semi -abbandonata: appena alle spalle delle antiche mura di Palermo, era un esempio del degrado. Da allora ho iniziato un percorso di rivalutazione delle pochissime botteghe artigiane che esistevano e ho sperato sempre che se ne aprissero di nuo ve perché la strada si identificasse in una dimensione di spazio a misura d' uomo. Non è stato facile, e ancora oggi non lo è, le difficoltà sono enormi, gli affitti altissimi, ma la strada resiste. E noi con lei».Nel laboratorio di Cuticchio sarà allestita la mostra «L' Opra e le sue maschere popolari» che racconta i pupi da farsa: ci saranno alcuni pupi storici di Cuticchio, e i ritratti su tela di Tania Giordano, che cura l' esposizione. Nei quattro fine settimana, oltre a due laboratori creativi di giocattoli di legno per i più piccoli, sono in programma altrettanti spettacoli di Mimmo e Giacomo Cuticchio. Il primo - sabato e domenica prossimi (ore 18.30)- «I Chianci a nanna- u testamentu ru nannu e da nanna», in versione contemporanea, con problemi contemporanei: la disoccupazione, il diritto alla casa, l' arte di arrangiarsi per sopravvivere, la confusione politica. Ai pupi di farsa è permesso prendersela con tutti, senza peli sulla lingua.
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