Misteri e misfatti della Sicilia che voleva andare con gli americani

A guerra non ancora conclusa il movimento separatista siciliano cercò di fare diventare l’isola il quarantanovesimo stato americano. Gli Stati Uniti scoraggiarono il progetto ma Salvatore Parlagreco, giornalista e scrittore, lo riprende e trasforma in una fantastica ricostruzione storica nel romanzo «Operazione Lure» (Navarra editore, 320 pagine, 20 euro). La trama è ambientata in un presente alternativo fatto di misteri e di misfatti.
Parlagreco immagina che, mezzo secolo dopo l’annessione agli Usa, un referendum fa ritornare la Sicilia all’Italia. La campagna referendaria è seguita per il giornale «Repubblicano» da Burt Pierce, figlio di Reginald Pierce, che aveva avuto un ruolo ambiguo nel patto sulla Sicilia "americana». Burt comincia a indagare sulla scomparsa del padre, avvenuta proprio in Sicilia molti anni prima. Ma come il padre anche lui svanisce nel nulla.
Il romanzo racconta la Sicilia «americana» e, con rapidi flash, quella del dopoguerra, teatro di vicende che anticiparono la guerra fredda in un intrigo di spie, banditi, mafiosi. Raccontando fatti veri con personaggi di fantasia, Parlagreco descrive in una chiave attuale la strategia criminale che elimina, sotto il piombo mafioso, dirigenti politici e sindacali, braccianti, contadini, uomini e donne innocenti. Vengono compiute stragi, si saldano relazioni fra la mafia siciliana e americana, che monopolizzano i traffici illegali internazionali per più di mezzo secolo.
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