Offerta educativa povera, a Sud minori senza opportunità
Cultura | 9 maggio 2016
I bambini e i ragazzi che vivono in Sicilia e in Campania godono del poco invidiabile primato di essere i più 'poverì dal punto di vista educativo. Hanno, cioè, meno opportunità educative e formative che possano consentire loro di apprendere, sperimentare, sviluppare e far fiorire capacità, talenti e aspirazioni. Poco meglio stanno i loro coetanei calabresi e pugliesi. All'altro capo della classifica, Lombardia, Emilia Romagna e Friuli Venezia Giulia sono le regioni che offrono maggiori possibilità ai minori. Questo il ritratto in chiaroscuro di un'Italia lontana dagli obiettivi europei, in cui le opportunità per bambini e adolescenti sono esigue sia a scuola che fuori, che emerge dal rapporto di Save the Children 'Liberare i bambini dalla povertà educativa: a che punto siamo?' e dal relativo indice di povertà educativa regionale (Ipe), presentato oggi a Roma in occasione del rilancio della Campagna Illuminiamo il Futuro.
A livello nazionale, il rapporto sottolinea la scarsa offerta di servizi all'infanzia (13%), la gravissima assenza del tempo pieno (non c'è nel 68% nelle primarie e nell'80% delle secondarie di primo grado) e l'insufficiente offerta di mense scolastiche (52% degli alunni). Il 59% degli studenti frequenta scuole dotate di infrastrutture insufficienti a garantire l'approfondimento. Ne risentono per primi i risultati ottenuti dai ragazzi: quasi il 20% dei quindicenni non raggiunge la soglia minima di competenze in lettura e il 25% in matematica, con un tasso di dispersione scolastica al 15%, lontano dal 10% fissato dall'Ue per il 2020. L'analisi conferma la stretta correlazione tra povertà materiale e povertà educativa: è proprio nelle regioni con la maggiore povertà educativa che si registrano i tassi di povertà più elevati d'Italia. In Italia sono 1.045.000 i bambini che vivono in povertà assoluta e si concentrano in particolare in Calabria (quasi 1 su 4) o Sicilia (poco meno di 1 su 5). Sono invece poco meno di due milioni quelli che vivono in povertà relativa (19%), ma è ancora il Sud a vivere la situazione peggiore, con più di un terzo dei minori in questa condizione. Dal rapporto emerge, inoltre, una connessione molto forte tra povertà educativa e i cosiddetti Neet, ovvero quei ragazzi tra i 15 e i 29 anni che non lavorano e non frequentano percorsi di istruzione e formazione. Come in un circolo vizioso, infatti, i bambini e gli adolescenti che nascono in zone dove maggiore è l'incidenza della povertà economica e che offrono poche opportunità di apprendimento a scuola e sul territorio, una volta diventati giovani adulti rischiano di essere esclusi, perpetuando questa condizione per le generazioni successive.
I dati regionali che emergono dall'Ipe raccontano un'Italia estremamente frammentata. Se in Italia solo il 13% dei bambini tra gli 0 e i 2 anni riesce ad andare al nido, i divari regionali possono diventare baratri: sono infatti 25 punti percentuali a dividere l'Emilia Romagna (la regione del Nord con la più alta presa in carico di bambini 0-2 anni, il 27%) dalla Calabria (2%). Per il tempo pieno, le differenze tra regione e regione sono fortissime: maglia nera alla Calabria, con il 78% delle classi primarie che non fanno orario pieno, ma la sorpresa arriva dalla Basilicata, la regione con il maggior numero di scuole a offrire questa opportunità; per le secondarie di primo grado, la maglia nera va al Molise (il 99% delle classi non ce l'ha), seguita dall'Emilia-Romagna (94%). Infine, le attività extrascolastiche: teatro, concerti, musei, monumenti, attività sportiva, libri, Internet. Ben il 64% dei minori nell'ultimo anno non ha svolto quattro tra le sette attività sopra elencate, il 17% ne ha svolta soltanto una, l'11% nessuna. Il 48% dei minori tra 6 e 17 anni non ha letto neanche un libro se non quelli scolastici, il 69% non ha visitato un sito archeologico e il 55% un museo, il 46% non ha svolto alcuna attività sportiva. Se nel Sud e nelle Isole la privazione culturale e ricreativa è più marcata, arrivando all'84% della Campania, nelle regioni del Nord riguarda comunque circa la metà dei minori considerati.
A livello nazionale, il rapporto sottolinea la scarsa offerta di servizi all'infanzia (13%), la gravissima assenza del tempo pieno (non c'è nel 68% nelle primarie e nell'80% delle secondarie di primo grado) e l'insufficiente offerta di mense scolastiche (52% degli alunni). Il 59% degli studenti frequenta scuole dotate di infrastrutture insufficienti a garantire l'approfondimento. Ne risentono per primi i risultati ottenuti dai ragazzi: quasi il 20% dei quindicenni non raggiunge la soglia minima di competenze in lettura e il 25% in matematica, con un tasso di dispersione scolastica al 15%, lontano dal 10% fissato dall'Ue per il 2020. L'analisi conferma la stretta correlazione tra povertà materiale e povertà educativa: è proprio nelle regioni con la maggiore povertà educativa che si registrano i tassi di povertà più elevati d'Italia. In Italia sono 1.045.000 i bambini che vivono in povertà assoluta e si concentrano in particolare in Calabria (quasi 1 su 4) o Sicilia (poco meno di 1 su 5). Sono invece poco meno di due milioni quelli che vivono in povertà relativa (19%), ma è ancora il Sud a vivere la situazione peggiore, con più di un terzo dei minori in questa condizione. Dal rapporto emerge, inoltre, una connessione molto forte tra povertà educativa e i cosiddetti Neet, ovvero quei ragazzi tra i 15 e i 29 anni che non lavorano e non frequentano percorsi di istruzione e formazione. Come in un circolo vizioso, infatti, i bambini e gli adolescenti che nascono in zone dove maggiore è l'incidenza della povertà economica e che offrono poche opportunità di apprendimento a scuola e sul territorio, una volta diventati giovani adulti rischiano di essere esclusi, perpetuando questa condizione per le generazioni successive.
I dati regionali che emergono dall'Ipe raccontano un'Italia estremamente frammentata. Se in Italia solo il 13% dei bambini tra gli 0 e i 2 anni riesce ad andare al nido, i divari regionali possono diventare baratri: sono infatti 25 punti percentuali a dividere l'Emilia Romagna (la regione del Nord con la più alta presa in carico di bambini 0-2 anni, il 27%) dalla Calabria (2%). Per il tempo pieno, le differenze tra regione e regione sono fortissime: maglia nera alla Calabria, con il 78% delle classi primarie che non fanno orario pieno, ma la sorpresa arriva dalla Basilicata, la regione con il maggior numero di scuole a offrire questa opportunità; per le secondarie di primo grado, la maglia nera va al Molise (il 99% delle classi non ce l'ha), seguita dall'Emilia-Romagna (94%). Infine, le attività extrascolastiche: teatro, concerti, musei, monumenti, attività sportiva, libri, Internet. Ben il 64% dei minori nell'ultimo anno non ha svolto quattro tra le sette attività sopra elencate, il 17% ne ha svolta soltanto una, l'11% nessuna. Il 48% dei minori tra 6 e 17 anni non ha letto neanche un libro se non quelli scolastici, il 69% non ha visitato un sito archeologico e il 55% un museo, il 46% non ha svolto alcuna attività sportiva. Se nel Sud e nelle Isole la privazione culturale e ricreativa è più marcata, arrivando all'84% della Campania, nelle regioni del Nord riguarda comunque circa la metà dei minori considerati.
Ultimi articoli
La libertà di stampa arretra in Italia
Un canto per la libertà delle donne afghane
Sicilia 1943, guerra
e desiderio di paceLe ragioni dell’antimafia presidio delle norme volute da Pio La Torre
Mattarella: cercavano la libertà dalla mafia
Progetto politico eversivo dietro al delitto
Il ricordo di Pio e Rosario: “La legge antimafia va difesa e potenziata”
I miti oscuri e il branco tra valori intossicati
Il Centro Pio La Torre in una nuova sede “L’impegno continua”
La Torre e Di Salvo,
gli studenti raccontano
il tempo dei giusti