Ora una sentenza riconosce le deviazioni stragiste di certi apparati
La Sentenza pronunziata dalla Corte di Assise registra una sostanziale convalida dell’impianto accusatorio prospettato dalla Pubblica accusa di Palermo.
Dopo quasi cinque anni di istruttoria dibattimentale, durante la quale è stata vagliata una enorme mole di elementi di prova a sostegno della sussistenza di una interlocuzione tra alcuni rappresentanti delle istituzioni e soggetti mafiosi che ha segnato uno dei periodi più bui e pericolosi della recente storia della Repubblica, la Corte, pur con alcuni limiti temporali, ha riconosciuto provate quelle articolate condotte poste in essere in tempi diversi e da soggetti diversi che sono state definite convenzionalmente come Trattativa Stato - mafia.
Non solo, quindi, una mera ricostruzione storica - peraltro importantissima - come era stata definita da alcuni autorevoli detrattori del processo, ma la riconosciuta sussistenza di condotte di reato e dei loro autori.
Corretto, quindi, non solo la ricostruzione fattuale ma anche l’inquadramento giuridico di quelle condotte nella fattispecie di cui all’art. 338 c.p. come attentato a corpo politico dello Stato aspetto, anche questo, fortemente contestato.
Riconosciuta, inoltre la piena legittimità della richiesta di risarcimento del Centro Pio La Torre come di Libera e dell’associazione vittime della strage dei Georgofili che fin dall’inizio della vicenda giudiziaria hanno sostenuto e creduto nell’immane lavoro dei Pubblici ministeri e la cui presenza nel processo dalla parte dell’accusa ha rivestito anche una importanza simbolica di rilievo.
Avv. Ettore Barcellona
Legale del Centro Studi ed Iniziative Culturali Pio La Torre
Ultimi articoli
Le ombre che avvolgono
il delitto Dalla ChiesaDi taser si può anche morire
Teatro Grifeo di Petralia, una storia lunga 163 anni
Raia, primo delitto
politico-mafioso
del dopoguerraCosta, storia e morte
di un procuratore «rosso»Giustizia riformata, Costituzione demolita
Il racconto di Brusca sugli orrori
Femminicidi, la svolta e le nuove tutele
Rocco Chinnici, il padre
del pool antimafiaIl fenomeno Trump, l’immagine al potere