Precariato e povertà, così la Sicilia va a fondo

Economia | 1 dicembre 2016
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«Ma il governatore Crocetta di che parla? L’economia siciliana non è migliorata. L’occupazione stabile nel 2015 è rimasta al 40% ed è costante nel 2016; aumenta quella precaria dei contratti a termine e dei quasi 3 mln di voucher venduti nel 2015». Il presidente del comitato regionale Inps, Franco Gioia, (nella foto col direttore regionale Maria Sciarrino), illustrando il bilancio sociale 2015 delle attività svolte dall’istituto in Sicilia, smentisce l’ottimismo del presidente della Regione, Rosario Crocetta, secondo cui l’economia regionale sarebbe migliorata di tre volte rispetto all’Italia. «Il leggero incremento di occupazione - incalza Gioia - è dovuto solo al fatto che le imprese, soprattutto commercianti, chiudono e aprono con diverso nome per riassumere personale utilizzando gli sgravi del Jobs Act.

Se si aggiunge, specie nel commercio e turismo, il boom di voucher, è un’occu - pazione drogata e precaria. Chi lavora per un’ora l’anno non è occupato». Per l’Inps il quadro è negativo pur se con segno più. Le imprese nel 2015 sono 115.261 (1.949 in più rispetto al 2014), «ma le cessazioni - spiega Franco Gioia - sono 28 mila, contro le 21 mila nuove licenze, con un saldo negativo di 7 mila unità». Le posizioni lavorative medie annue sono passate da 557.314 a 562.400 (appena 5.086 in più), ma la media di posizioni lavorative per azienda è scesa da 5,17 del 2008 a 4,88 del 2015. Crolla il numero di artigiani (da 99 mila del 2008 a 90.677 del 2014 fino a 88.883 del 2015) «rendendo arduo - ha osservato la direttora regionale Inps, Maria Sciarrino - uno sbocco lavorativo per gli studenti degli istituti professionali», mentre i commercianti sono cresciuti da 157.736 a 158.435 attività.

Continua, come detto, il ricorso ai voucher, schizzati da 1,4 mln del 2014 a 2,8 mln del 2015. «In sintesi - ha chiosato Gioia - fette di occupazione stabile sono state trasferite all’occupazione precaria». E Francesca Abate, dell’Istat Sicilia, ha dato il colpo di grazia: «Dal 2007 al 2016 gli occupati nell’Isola sono scesi da 1,49 mln a 1,3 mln. L’edilizia ha perso 60 mila posti, l’industria in senso stretto ne ha persi 17 mila. Quanto ai giovani, la Sicilia ha il primato nazionale dei “neet”: in 43 mila non hanno potuto completare la transizione dalla scuola al lavoro, salendo dal 32,5% del 2007 al 40% di quest’anno». Il bilancio sociale analizza poi gli elementi che misurano il livello di povertà in Sicilia, che resta il più elevato d’Italia dopo la Calabria.

Si parte dalla disoccupazione, che è una tragedia: «Le domande di disoccupazione agricola sono scese da 136.754 del 2014 a 127.552 dello scorso anno - sottolinea Franco Gioia - ma solo perchè ai lavoratori spesso non viene consentito di completare il numero minimo di giornate. Le domande di Naspi sono state 112.387, il 10% del totale nazionale, ponendo la Sicilia al terzo posto dopo Lombardia e Campania. Aumentano gli espulsi dal lavoro senza tutela sociale perchè ora gli ammortizzatori hanno un costo per le imprese: sono diminuite le domande di mobilità, da 12.171 del 2014 a 3.647 del 2015; le ore di Cig sono scese da 29,5 milioni del 2014 a 21 milioni del 2015 fino a 16,2 milioni del 2016; la nuova disoccupazione dei collaboratori ha visto 2.186 istanze». Riguardo alle pensioni, Maria Sciarrino ha notato che «sono diminuite da un milione 9 mila a un milione e 7 mila, mentre salgono vertiginosamente le invalidità civili, da 309 mila a 322 mila (+4,12%), segno di una crescente indigenza che cerca all’Inps una soluzione al problema esistenziale: dal 2013 le posizioni sono 21 mila in più».

E la media delle pensioni è da poveri: l’importo medio è 654 euro contro 839 di media nazionale, ma nell’Isola 1.142.685 pensioni private sono fino a mille euro e quelle al di sotto dei 500 euro sono 439.148. Aumentano gli anziani mentre i giovani vanno via dall'isola La relazione di Francesca Abate dell’Istat regionale, redatta con Roberto Foderà, è impietosa: «La Sicilia è la seconda regione d’Italia per indice di povertà relativa delle famiglie, con il 25,3%, preceduta solo dalla Calabria. L’indice nazionale è 10,4. L’Isola è sempre al secondo posto nella classifica nazionale per indice di povertà relativa delle persone, con il 30,1%.

E le previsioni demografiche sono nere - aggiunge l’esperta di statistica - se oggi in Sicilia la presenza di anziani è pari al 21% della popolazione, nel 2065 sarà il 26,9%. Significa che se oggi ci sono 137 anziani ogni 100 giovani, nel 2065 ve ne saranno 288. L’indice di dipendenza degli anziani dagli altri salirà dall’attuale 30,3% al 65,7%. Per evitare il disastro sociale e l’affossamento definitivo delle giovani generazioni bisogna programmare per tempo i necessari interventi massicci, partendo dall’evidenza che oggi la spesa dei Comuni per servizi sociali è calata del 4%». Una massa di povertà, quella siciliana, che, come ha evidenziato la direttora regionale, Maria Sciarrino, si riversa sull’Inps: «Lo scorso anno - ha rilevato Sciarrino - si sono rivolti ai nostri sportelli di front office 419 mila persone contro appena 2.777 che hanno cercato di risolvere le loro pratiche nelle postazioni self service. Numeri cui vanno aggiunti gli utenti che si riversano nei patronati. Malgrado la forte carenza di personale, abbiamo dato risposte e rispettato nel quasi 100% dei casi il tempo di legge dei 30 giorni».

 Lo dicono i numeri: su un budget indicato da Roma in 1,3 miliardi per il 2015, l’In - ps Sicilia, fra accertamenti e maggiori entrate e minori uscite, ha portato nelle casse dell’erario quasi 1,5 miliardi. Si segnalano contributi evasi e accertati per 726 milioni, contributi da vigilanza per 58 milioni, 13 milioni da riscatti e ricongiunzioni, 4,7 milioni di saldo da sentenze vinte, 278 milioni di prestazioni indebite accertate e invalidità civili revocate per 8,7 milioni. Ma il presidente del comitato regionale Inps, Franco Gioia, lancia l’allarme per la carenza d’organico dopo i 180 pensionamenti del 2014 e i 60 del 2015, non rimpiazzati: «La gestione commissariale dell’Inps deve finire. I danni delle esternalizzazioni fatte da Mastrapasqua li pagano struttura e utenti.

E l’arroganza con cui Boeri gestisce ora l’istituto crea tensioni nel rapporto fra noi del Comitato e gli impiegati, e fra loro e gli utenti. Mezzo milione di siciliani si rivolgono a noi, ma se il call center funziona male e i pochi impiegati rimasti non ce la fanno a rispondere al telefono perchè oberati di lavoro, cresce il malcontento. Temo che presto la gente farà uno sciopero contro l’Inps. Scoppierà una rivolta». (La Sicilia)

 di Michele Guccione

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