Premio Pio La Torre,
“La lotta alla mafia
come impegno collettivo”
Società | 15 settembre 2025

Matteo Gozzoli, sindaco di Cesenatico, per la categoria amministratori pubblici; Alfonso De Patto, delegato della Filt Cgil di Cosenza, per la categoria sindacalisti; e Valentina Iorio del Corriere della Sera, per la categoria giornalisti. Sono i vincitori della nona edizione del premio Pio La Torre. Menzioni speciali sono state assegnate ad Alessandro Conte, sindaco di Melissano (Lecce) e a Dario Vassallo, fratello del 'sindaco pescatore' Angelo, fra gli amministratori pubblici; Lucia La Penna, segretaria generale Flai-Cgil di Taranto, e Alessandro Sipolo (categoria sindacalisti); e Vania Vorcelli e Andrea Mari, dell'agenzia Dire, e Fabio Geraci, del Giornale di Sicilia, per i giornalisti.
Il premio, dedicato a Pio La Torre ucciso con Rosario Di Salvo, è promosso da Avviso Pubblico, Cgil nazionale e Federazione nazionale della Stampa italiana al fine di valorizzare le storie di sindacalisti, amministratori locali, dipendenti pubblici e cronisti che si sono contraddistinti nella difesa della democrazia e nella diffusione di una cultura della legalità e della cittadinanza responsabile. La premiazione si è svolta a Bologna. Per la prima volta è stata anche assegnata la borsa di studio dedicata al sindacalista Luciano Silvestri.
In apertura della giornata, nell'ambito della Summer School 'Lavoro e Legalità' dell'Università di Bologna, si è tenuto il dibattito su 'Legalità, Sicurezza, Giustizia. La via costituzionale'. Dopo i saluti istituzionali del sindaco Matteo Lepore e del figlio di Pio La Torre, Franco, ha introdotto i lavori Lara Ghiglione, Segretaria confederale Cgil. L'incontro è stato presieduto dalla professoressa Stefania Pellegrini. «Il Premio Pio La Torre - ha dichiarato Ghiglione - nasce dalla memoria, ma vive nell'impegno quotidiano di chi, con coraggio e coerenza, si batte contro ogni forma di illegalità. La lotta alle mafie è un impegno collettivo, coinvolge istituzioni, società civile, scuola, università, giornalismo libero, mondo del lavoro. Ognuno ha una parte di responsabilità, perché la forza delle mafie si nutre di indifferenza e solitudine, mentre arretra quando trova di fronte comunità unite, organizzate e consapevoli. Come Cgil sappiamo che non c'è legalità senza diritti: precarietà, sfruttamento, ricattabilità non sono solo ferite per i lavoratori e le lavoratrici, sono terreno fertile per l’illegalità, spazi che le mafie occupano per controllare interi settori economici e sociali. Per questo portiamo avanti ogni giorno la battaglia per un lavoro tutelato, sicuro, contrattualizzato, perché la dignità delle persone è la prima forma di resistenza alla criminalità».
Al dibattito, concluso dal segretario generale della Cgil Maurizio Landini, hanno partecipato Rosy Bindi, già presidente della Commissione parlamentare antimafia nella XVII Legislatura, Matteo Naccari, segretario generale aggiunto della Fnsi, Roberto Montà, presidente di Avviso Pubblico, e Rocco Maruotti, segretario generale Anm. «Premi come questo - ha detto Naccari - servono per dare voce a giornalisti che ogni giorno lavorano nelle piccole e grandi redazioni, che si occupano di sindacato e di mafia, garantendo informazione di qualità. Occorre un impegno comune per rafforzare la presenza della stampa sul territorio, tutelando e pagando meglio i giornalisti: solo così si combattono mafia e corruzione, che non sono sconfitte come dimostrano i dati delle minacce a giornalisti e amministratori pubblici».
Per Roberto Montà, infine, «ricordare Pio La Torre significa richiamare alla memoria la lucidità di chi aveva visto per tempo ciò che altri non volevano o sapevano vedere: il filo che lega mafie e politica, soprattutto nelle comunità locali. Un legame che si alimenta di scambi, di consensi e di affari che piegano l'interesse collettivo a vantaggio di pochi, corrodendo lentamente la fiducia dei cittadini nelle istituzioni. 'Ora tocca a noi', per usare un messaggio di Pio La Torre, denunciare questi meccanismi e mostrare che non è possibile conciliare legalità e interesse collettivo con un sistema che trasforma i diritti in favori. La democrazia va difesa con coraggio e responsabilità, scegliendo da che parte stare, senza ambiguità e scorciatoie. È questo il tributo più autentico che possiamo rendere a Pio La Torre: far vivere la sua intuizione dentro le pratiche quotidiane della politica e della società civile».
Alla consegna dei premi hanno partecipato anche Emilio Miceli, presidente del Centro studi Pio La Torre, e Alessio Festi, responsabile Cgil per le Politiche della legalità e sicurezza, coordinati da Maurizio Viscione della Cgil nazionale.
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