Una farsa settecentesca: L’impresario in angustie di Domenico Cimarosa

Una chicca, una rarità, una deliziosa preziosità. La farsa settecentesca in musica di Domenico Cimarosa (su libretto di Giuseppe Maria Deodati), scritta per la stagione del Carnevale del 1786 - rielaborata e rimessa in scena nei giorni scorsi presso l’Istituto Musicale Vincenzo Bellini di Catania (Istituto Superiore di Studi Musicali), sotto la sicura direzione artistica di Giovanni Grasso - stupisce non poco per la singolarità della scelta, inaspettato repeghage di fine stagione giunto con il suo esilarante percorso parodistico ad rallegrare, in due calde serate catanesi, l’attento e composto pubblico etneo “graziato” da questo inatteso dono dell’Istituto. Più volte modificata da continui rifacimenti, l’opera a lungo dimenticata e finalmente ripescata negli anni ’30 del secolo scorso, rivive piacevolmente - mantenendo la giocosa freschezza della satira in costume - nella rielaborazione critica di Giovanni Grasso, insegnante presso lo stesso Istituto, che ne ha abilmente curato direzione e regia riproponendo, in una scelta filologicamente corretta, lo scenario originale (sottraendone, tuttavia, il finale concertato) e fondendo insieme, in sintesi critica, ben quattro delle numerose revisioni: l’edizione originale napoletana, quella francese, la tedesca e finalmente l’italiana del 1794. Ne risulta un impianto musicale strutturalmente preservato, “…ad eccezione - si legge nell’elegante brochure curata dallo stesso Grasso - del duetto finale Fiordispina-Perizonio, sostituito col Finale concertato preso in prestito da ‘La villana riconosciuta’ e che funse poi da finale per le edizioni successive dell’opera stessa…” Lazzi, vizi, svenevoli frivolezze di primedonne capricciose, furbizie, venalità, schermaglie d’amore, invidie, dei protagonisti del palcoscenico costituiscono l’oggetto privilegiato degli attacchi canzonatori al vetriolo di Cimarosa e Deodati, “pittori” d’un variopinto e ridicolo mondo teatrale settecentesco visto con un grottesco e salace realismo, in grado ancor oggi di suscitare l’ilarità degli spettatori. Non a caso “L’impresario in angustie” (che infine fugge con la cassa ma viene riacciuffato e bastonato) piacque particolarmente a Goethe che la definì “un’opera che sempre rallegra”. Elegante e raffinata la scelta degli splendidi costumi di Rosy Bellomia, che conferiscono allo spettacolo quel senso del tempo, assolutamente necessario in simili operazioni di rivisitazione. Cantanti, di buona tenuta scenica e vocale, ancor più “teatralizzati” dalla scelta di sostituire i recitativi semplici “con la forma dei dialoghi parlati, secondo la tradizione napoletana”.
L’impresario in angustie di Domenico Cimarosa
Istituto Musicale Vincenzo Bellini di Catania (16-17 aprile)
Trascrizione, adattamento, direzione e regia di Giovanni Grasso
Personaggi ed interpreti: Don Crisobolo, direttore e
impresario (Dario Castro); Don Perizonio, poetastro (Gianluca Failla); Gelindo
Scagliozzi, maestro di musica (Filippo Micale), Fiordispina detta Coribanti,
prima buffa (Margherita Aiello); Merlina, prima donna giocosa (Danila Leda
Spadaro, Giulia Attardo); Doralba, prima donna seria (Manuela Infalletta,
Valentina Scarpato); Strabinio, protettore di Doralba (Carmelo Maucieri);
Violetta, cameriera (Serena Cassarà); Sciantosa (Anamaria Kraycheva).
1° Violino: Gioacchino Pantò; 1° Viola: Gaetano
Adorno; 1° Violoncello: Benedetto Munzone; Fagotto: Americo Spaziano; Violini
I: Alessandra Bosco, Caterina Coco, Marco Mazzamuto, Niccolò Musmeci, Davide
Saia Violini II: Sefora Avanzato,
Salvatore Bentivegna, Alessio Correnti, Lorenzo Fallica, Dario Militano Viole: Marianna Musumeci, Savatore
Randazzo
Violoncelli: Salvatore Mammoliti, Giulio Nicolosi,
Chiara Pappalardo
Faluti: Annamaria Caporlingua, Giulia Longo
Corni: Salvatore Visalli, Ignazio Coco
Maestri collaboratori: Elena Bonanno, Miriam
Giuffrida; Maestri del Canto: Filippo Piccolo, Pina Sofia; Maestri sostituti:
Alberto Alibrandi, Stefano Sanfilippo; Traduzioni: Sara Leonardi; Aiuto
costumiste: Carola Denaro, Cristina Fagone; Aiuto regista: Angelica Sicurella;
Costumi: Rosy Bellomia
Direzione e Regia. Giovanni Grasso
Ultimi articoli
Mattarella: cercavano la libertà dalla mafia
Progetto politico eversivo dietro al delitto
Il ricordo di Pio e Rosario: “La legge antimafia va difesa e potenziata”
I miti oscuri e il branco tra valori intossicati
Il Centro Pio La Torre in una nuova sede “L’impegno continua”
La Torre e Di Salvo,
gli studenti raccontano
il tempo dei giustiCasteldaccia ritrova due opere di Piraino
La seduzione dei social oscura l’informazione
25 aprile, a Palermo tanti giovani in corteo
Circolo Auser di Altofonte intestato a Pio La Torre
e Rosario Di Salvo