I peccati capitali che hanno condannato la Sicilia all'inferno
Il turista che arriva in Sicilia per visitare i luoghi che l’hanno resa famosa avverte spesso un senso di delusione per la condizione delle strade, della circolazione, dell’igiene pubblica, per lo stato di abbandono delle città e delle campagne, per i collegamenti ferroviari carenti, spesso anche per le modalità di gestione dei nostri beni culturali. La conclusione a cui arriva è che basterebbe organizzarsi meglio per aumentare l’attrattività del territorio e magari risolvere gran parte dei problemi economici e sociali che l’affliggono anche solo col turismo.
Imputata principale allora diventa la Regione Sicilia la cui politica, nel tempo , non ha risolto i problemi fondamentali della nostra isola. Basta considerare, per citarne solo alcuni, che dopo circa 70 anni di attività non è riuscita a risolvere interamente il problema dell’acqua , più o meno carente in gran parte del suo territorio. Se lo avesse fatto non solo si sarebbe evitato l’indecoroso spettacolo tuttora in corso in molti paesi delle autobotti che trasportano l’acqua potabile ma si sarebbe creato un utilissimo supporto alla nostra agricoltura per la quale come è noto siamo vocati.
Non è riuscita a risolvere il problema dei rifiuti, oggi di grande attualità per il tentativo (tardivo) in corso d’imporre la raccolta differenziata. Se lo avesse fatto in tempo non solo le nostre città non vivrebbero l’indegno spettacolo attuale dei rifiuti sparsi per il centro ed in genere per le strade anche provinciali ma avremmo evitato l’esperienza e le spese degli Ato e forse avremmo potuto realizzare dei guadagni se la soluzione si fosse basata sui termovalorizzatori.
Non è riuscita a risolvere per tempo il problema dei piani regolatori. Se lo avesse fatto tempestivamente non solo avremmo evitato molti scempi urbanistici e soprattutto molto abusivismo edilizio, ma avremmo città, campagne e spiagge molto più ordinate e sicure, per altro senza il problema dell’abbattimento dei manufatti costruiti in violazione.
Non è riuscita a risolvere il problema dei collegamenti ferroviari. Se lo avesse fatto avremmo maggiore facilità di raggiungere le varie città dell’isola e dell’Italia anche attraverso le ferrovie dello Stato riducendo in questo modo gli effetti della nostra insularità.
Non è riuscita a risolvere il problema della formazione professionale . Se lo avesse fatto in modo efficace molti giovani avrebbero un lavoro, almeno alcuni non emigrerebbero, le aziende avrebbero un problema in meno.
Tutto questo, ovviamente, non solo ha inciso ed incide negativamente sulla vita dei siciliani ma ha inciso e incide, oltre che sulle risorse disponibili, sulle possibilità di sviluppo del nostro territorio rendendolo meno attraente non solo sul piano turistico ma anche su quello economico in genere. In una economia globalizzata un imprenditore che non abbia la vocazione del missionario non investe in Sicilia dove manca spesso anche l’acqua, dove i servizi sono poco efficienti, dove i collegamenti sono difficili ecc.
Purtroppo è mancata e manca alla nostra Regione una strategia di lungo termine per quanto riguarda i settori produttivi da privilegiare e, soprattutto, è mancata e manca la cultura dell’organizzazione e dell’efficienza.
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e Rosario Di Salvo